Giuseppa Geremia, procuratore generale a Genova, durante il processo di appello per evasione fiscale contro Flavio Briatore, ha chiesto una pena di quattro anni di reclusione per l’imprenditore. Una condanna decisamente più pesante di quella che il giudice aveva comminato con il primo grado di giudizio: un anno e 11 mesi con la condizionale.
I reati di natura fiscale che vedono coinvolto uno dei più noti personaggi dell’imprenditoria e della “vita smeralda” italiana, sono legati alla vicenda di noleggio fittizio dello yacht Force Blue, un explorer di 63 metri varato nel 2002 dal cantiere Royal Denship come come Big Roi e ribattezzato dal manager nel 2006 (non a caso le iniziali del suo nome e di quelle della barca coincidono: FB). Lo yacht fu sequestrato dalla Guardia di Finanza nel maggio del 2010 con un’operazione avvenuta davanti alle coste di La Spezia e che vasto seguito (e polemiche) ebbe sui media dell’epoca. Durante il bliz delle fiamme gialle a bordo erano presenti anche la moglie Elisabetta Gregoraci e il figlio.
“Lo yacht ha solo fatto attività di noleggio. Non sono un evasore, pensavo di essere in regola. Se la Guardia di Finanza mi avesse detto che dovevo pagare lo avrei fatto senza problemi”, fu la dichiarazione che Briatore rilasciò nel gennaio 2014 al giudice per le udienze preliminari Nadia Magrini.
L’imprenditore ed ex manager automobilistico di Cuneo non è l’unico personaggio coinvolto nella vicenda. Dopo le requisitorie del procuratore generale Geremia e i pubblici ministeri Patrizia Petruzziello e Walter Cotugno, sono state avanzate anche altre richieste di carcerazione: tre anni e otto mesi per Ferdinando Tarquini, comandante del Force Blue, che dopo la prima parte del processo aveva ricevuto la stessa condanna di Briatore; Pene di poco più lievi richieste per gli amministratori della Autumn Sailing Ltd, società armatrice del 63 metri, che si sono alternati negli anni: due anni e sei mesi per Dominique Warluzel (già condannato in primo grado a un anno e 11 mesi con la condizionale) e due anni per Maria Pia De Fusco, con già sulle spalle l’obbligo di un pagamento di sette milioni di euro di multa. Il nocciolo della questione ruota intorno all’uso diportistico e non commerciale che avrebbe sarebbe stato fatto da parte di Briatore, ritenuto di fatto il proprietario, nelle acque territoriali italiane dello yacht dal 2006 al 2010.
La simulazione del noleggio, con i relativi vantaggi fiscali, a partire dal ridotto costo del carburante che per le attività di noleggio benefica di una riduzione delle accise che abbassa, di fatto, il prezzo d’acquisto al 50% del costo per il normale utilizzatore. Infine, la possibilità di scaricare i costi che ha una società rispetto a un privato. Solo per l’Iva non versata il conto che lo stato richiede è di 3,6 milioni di euro.
In più è stata anche richiesta dall’accusa l’aggravante della transnazionalità del reato, poiché sarebbero stati utilizzati dei collaboratori che lavorano in Paesi esteri. Infine è stata anche richiesta la confisca dello yacht. Il processo prosegue il prossimo 30 maggio.