L’avventura di Luna Rossa all’ America’s Cup termina il due ottobre, la delusione sembra campeggiare sui volti di tutti gli italiani.
La magia di questa possente imbarcazione super tecnologica e del suo equipaggio potenzialmente ottimo si è trasformata in un incubo, dal software in tilt che il 10 settembre non ha permesso al team Prada di prendere parte alla regata, al carrello della randa che si rompe durante un atterraggio in acqua, alle stecche rotte che bucano la vela, ancora al nose diving del primo ottobre che causa il crash del foil destro e la conseguente perdita dei pannelli dello scafo.
Errori di progettazione? Non solo.
Enrico Voltolini spiega sinceramente che alla boa di bolina in gara 7 “non è venuta la manovra” cioè è stata eseguita una poggiata importante a bassa velocità che ha causato la caduta dai foil causando appunto l’affondamento della prua e la conseguente rottura del fairing e dei dispositivi elettronici di navigazione. Ancora la scelta sbagliata nella gara 10 della virata ritardata dopo la partenza. In più chi ha deciso che quel tipo di fiocco andasse bene sicuramente non era aggiornato sulle condizioni metereologiche.
Checco Bruni, uno dei due timonieri, afferma: “La barca non era bilanciata, avevamo secondo me un fiocco troppo piccolo.”
Sfortune ed errori si sono susseguiti, così è. Ma l’emozione di vedere veleggiare queste imbarcazioni futuristiche, poco importa se italiane o meno, la magia del vento che occorre capire, accarezzare, indirizzare, lusingare, le previsioni per loro natura aleatorie e forse prepotenti perché il vento cambia quando vuole anche un secondo prima del via, ricompensa anche la disfatta italiana.
La magia del caso o del destino, termini ai quali i greci davano significati opposti, la magia del “tutto può cambiare in un attimo”, la magia della tecnologia di queste imbarcazioni che però hanno ancora bisogno dei cyclor per generare energia, come a ricordarci il limite tra scienza e natura.
Perché è vero che il 99% della riuscita, in queste competizioni, sta nella evoluzione dei sistemi e dei materiali, dallo studio e dalla esperienza dell’equipaggio ma poi c’è anche quell’1% di incognita, fato o destino che seppur tanto piccolo determina la vittoria o la sconfitta.
Vittoria poi conquistata dal nostro preparatissimo team femminile, dunque sempre Luna Rossa, che ci ipnotizza con quella fuga in poppa finale. Ed è questo che ci fa sognare, la vera magia delle competizioni veliche è il sogno che ci regalano.
Abbiamo continuiamo a sognare il 12 ottobre quando il Team New Zealand sfida Ineos Britannia. Uno scontro tra titani: Sir Ben Ainslie Team Principal e tattico olimpico (quattro ori) e Matteo de Nora Team Principal e velista d’esperienza che ha fatto il giro del mondo quattro volte navigando tra oceani fino ad arrivare all’Artico e all’Antartico.
Scontro che vede la tecnologia di Britannia ad opera di Ineos e della divisione di Scienze applicate del Team di Formula Uno Mercedes-AMG Petronas e l’infallibile capacità dell’equipaggio del New Zealand di adattarsi alle diverse condizioni di navigazione e la grande coesione e lavoro di squadra che solo loro hanno e che a quanto pare paga sempre: ce lo conferma il vantaggio di 37’’ che chiude la finale sul 7-2.
Con la terza vittoria consecutiva del team New Zeland si conclude l’America’s Cup lasciandoci la magia di continuare a sognare… anche per il nostro Team!