Antonio Aiello: da Gran Canaria a Mindelo con Sergio Davì e il mitico Prince 38 di Nuova Jolly

L’avventura di Antonio Aiello a bordo di Aretusa Explorer, il Price 38 di Sergio Davì. 

Sembra quasi scontato ma, per chi ancora non lo sapesse, Sergio Davì è in viaggio con un gommone Nuova Jolly, più precisamente un Prince 38 da Palermo a Los Angeles. Un viaggio da 10.000 miglia nautiche, a bordo di Aretusa Explorer, questo il nome del maxi-rib, che attraversa l’Atlantico e prosegue nel Pacifico toccando 11 stati: Italia, Spagna, Capo Verde, Guyana Francese, Trinidad e Tobago, Venezuela, Caraibi, Colombia, Panama, Messico e infine gli States.

“Lo seguiremo da vicino, per quanto sia possibile” aveva promesso nella conferenza stampa pre-partenza Teo Aiello, titolare con il fratello Antonio, della Nuova Jolly Marine. E si può ben dire che la promessa di Teo e Antonio sia stata più che mantenuta: entrambi sono con lui a bordo in due diverse tappe di questo “folle volo” che si spinge ben oltre le colonne d’Ercole.

Abbiamo voluto intervistare Antonio Aiello, il giorno del suo rientro, dopo aver percorso, insieme a Sergio Davì: ben 836 miglia per quasi 44 ore ininterrotte di navigazione da Gran Canaria a Capo Verde.

“Emozionante”, è la parola che ci ripete più spesso. Lui, che Aretusa Explorer l’ha costruita, è dunque passato all’azione. “Io mi occupo prevalentemente della parte tecnica e della realizzazione delle imbarcazioni. Certo, le testo in mare e ogni tanto facciio brevi trasferimenti ma, in questo caso, lasciarmi alle spalle Gran Canaria e trovarmi, davanti e dietro e di lato, solo l’oceano è stato quasi traumatico” ci confessa sorridendo
“Per uno come me, abituato a farsi troppe domande sarebbe stata l’occasione giusta per andare nel panico, invece no! Vedere i cavalloni, le onde lunghe, vedere arrivare queste montagne d’acqua era davvero spettacolare, bellissimo e molto diverso dalla navigazione mediterranea”.

E nonostante i dubbi e i timori, leciti, di chi affronta un’impresa così avventurosa per la prima volta, la consolazione e punto fermo è stato il mezzo su cui era imbarcato.

“Del nostro gommone mi fido ciecamente. Prima di salpare abbiamo fatto tutti i controlli, il mezzo aveva già fatto diverse miglia, quindi ho fatto un check generale, controllando ogni cosa, stringendo qualche bullone, poi abbiamo lasciato il porto”.

“E una volta lasciato il porto è iniziata l’avventura”.

È stato tutto molto bello, ma non è stato tutto facile: il moto continuo, perpetuo e inevitabile delle onde, tanto da costringermi ad un Travelgum nelle prime ore, mi ha messo in difficoltà. La navigazione in gommone è diversa dalla navigazione a vela. La rotta è rettilinea, la velocità è elevata e ti costringe a scontrarsi con il moto ondoso, che in oceano cambia di continuo. E nel paniere delle emozioni non potevano non esserci anche paura e tensione, che inevitabilmente si presentano in avventure del genere.

“Sai…di giorno vedi, riesci a controllare tutto, conosci il mezzo, potenzialità e limiti, ma di notte è buio. Speravo in un po’ di luna o di cielo stellato, e invece niente. Impossibile vedere qualsiasi cosa. Si, ci sono i radar che segnalano eventuali grandi ostacoli in rotta, ma sarebbero stati in grado di individuare per tempo un tronco o un grosso animale?”

Probabilmente sì, ma un visore notturno lo avrebbe forse tranquillizzato.

“La prima notte di navigazione io ho dormito pochissimo, come era prevedibile, nonostante Sergio mi sollecitasse al riposo. Abbiamo optato per fare a turni. Ad un certo punto – continua il suo racconto Antonio – Noto sul display un’imbarcazione enorme in rotta di collisione, ho svegliato Sergio che ha reimpostato la rotta facendomi notare che non si trattava di una nave, ma di una nuvola, dalla curiosa forma marinara, e che era carica di acqua. L’abbiamo evitata.

La seconda notte, invece, abbiamo rischiato di collidere davvero con un peschereccio: la strumentazione lampeggiava, ma non suonavano gli allarmi. Per fortuna ero sveglio!” Ci racconta sollevato.

Ma il conforto maggiore è stato avere un mezzo così prestante. Aretusa Explorer è un Nuova Jolly Pince 38 strettamente di serie, al quale avremmo anche potuto apportare dei cambiamenti, ma poi sarebbe venuta meno la grandezza dell’impresa. Questo maxi-rib non è una versione “adventure”, non è una versione “strong”. È un normalissimo Prince 38 a cui è stato solo modificato il T-Top, per poter aggiungere la strumentazione elettronica necessaria ad affrontare la Ocean To Ocean Rib Adventure di Sergio Davì. “Una soluzione che, fra l’altro, stiamo pensando di adottare anche nella produzione di serie”, ci anticipa ancora Aiello.

Aretusa Explorer il Prince 38 di Nuova Jolly

Ed infatti è proprio il Prince 38 ad essere protagonista di questa avventura insieme a Sergio Davì. “Aretusa mi ha dato grande soddisfazione, con quasi 3 metri di onda non è mai arrivato uno schizzo d’acqua a bordo, anche salendo e scendendo da queste montagne d’acqua.

Quello che ci ha stupito di più è stata la capacità di planare del Prince 38 che, con ben 4.000 litri aggiuntivi di carburante (circa 3 tonnellate, l’equivalente di 40 persone), entrava in planata senza alcun problema. A bordo ci sono infatti stipati, su ogni superficie disponibile, i numerosi serbatoi aggiuntivi di carburante, il che rende ogni “passeggiata” un percorso accidentato” – ci dice compiaciuto Antonio Aiello, che aggiunge quasi commosso – Conosco l’Aretusa come le mie tasche, l’ho coccolato per 3 mesi in cantiere, il rapporto che ho con i gommoni è di legame, e quello che ho con Aretusa Explorer è come un rapporto padre-figlio, un figlio che mi ha riempito di orgoglio.

L’ingegnere che segue le nostre pratiche R.I.N.A., aveva calcolato che con 7.000 litri di carburante il gommone si sarebbe immerso per ben 25/26 centimetri mentre, a conti fatti, con i 4.000 litri si è immerso di appena 7 centimetri ed io onestamente ero strabiliato.

D’altra parte, la carena del Prince 38 è famosa per essere fuori dal comune. È un gommone che abbiamo provato fino a 70 nodi ed è assolutamente stabile. Il consumo medio è stato 3.8 litri/miglio, partendo da 5 l/miglio a pieno carico a scendere mano a mano che i serbatoi si svuotavano.

Le velocità medie sono state comprese tra i 20 e i 30 nodi, includendo i rallentamenti effettuati per fare rifornimento. L’operazione più delicata è stata senz’altro fare carburante, come ci conferma Antonio Aiello “Va fatto rifornimento al massimo ogni 3 ore, ed è una manovra delicata con il gommone in movimento a circa 9 nodi.

Puoi immaginare come in queste condizioni non sia difficile sporcarsi di benzina. Ecco, questa è stata la cosa più fastidiosa di tutte: l’odore di benzina costantemente addosso”.

“L’unica criticità che ho riscontrato è stata l’assenza del poggiapiedi che sull’Aretusa non è stato volutamente intallato. Ma forse è stata una fortuna perché, nelle ultime ore della seconda notte, quando ormai eravamo arrivati a Mindelo, io, in quello spazio di 45 centimetri, ci ho dormito!”.

Il testimone ora a passa a Teo, suo fratello, navigatore più esperto a cui è riservata la tratta più lunga, quella che attraverserà l’Atlantico, da Capo Verde alla Guyana Francese, una rotta caratterizzata da più giorni di navigazione, dove i calcoli dei consumi saranno estremamente delicati.

Ma quali consigli si danno per affrontare un’avventura del genere, che nasconde numerosi punti interrogativi, molte variabili e una infinita possibilità di imprevisti?

Il consiglio più importante che ho dato a Teo è quello di sostenere Sergio, che ho trovato come sempre carico di energie, ma un po’ fiaccato dal Covid che ha appena superato”.

Ma le avventure della gamma Prince di Nuova Jolly non termineranno con la Ocean to Ocean: in programma, infatti, un Raid Mediterraneo che toccherà diverse capitali europee risalendo ovviamente anche le acque interne. E stavolta toccherà al Prince 21.

Annarita Mariani

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