“Come ci vedono in Europa? Come i protagonisti di una comica”. Piero Formenti, presidente dell’Ebi, l’European Boating Industry, ossia l’organizzazione che raggruppa a livello europeo le associazioni nazionali dell’Industria nautica, non cela il suo profondo disappunto.

Il fallimento delle trattative fra Ucina e Nautica Italiana, e le reciproche accuse che le due associazioni si sono scaricate addosso all’indomani della rottura, hanno creato la tipica situazione di stallo. Una empasse che ha stimolato voglie di antichi protagonismi, come quello dell’Ente Fiera di Genova che si è proposta, ignorata dai più, come referente istituzionale per riprendere in mano i destini del Salone, e spinto taluni a evocare scenari catastrofici come la possibile morte definitiva del nautico di Genova.

Stando ai fatti, quello che fa infuriare il presidente Formenti, che abbiamo raggiunto al telefono, è  l’immagine che la nautica italiana, seconda solo a quella statunitense, sta dando al mondo, ossia di una sua rappresentanza che si dilania nelle polemiche. Ma a innescare la rabbia di Formenti sono anche e soprattutto le accuse piovute su Ucina, indicata come l’artefice della rottura sia da Nautica Italiana che dal sottosegretario Ivan Scalfarotto che per conto del ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto mediare una soluzione fra le parti.

Ora è legittima una obiezione. Piero Formenti, oltre che presidente dell’Ebi è anche vicepresidente di Ucina. Un caso di conflitto di interessi? Non certo dal punto di vista istituzionale, visto che è nella natura dell’associazionismo aziendale comporre istituzioni europee attraverso la partecipazione di associazioni nazionali. L’anomalia, ancora una volta, è tutta italiana, con la presenza di due associazioni, una nel sistema Confindustria e una al di fuori.

Detto questo la posizione di Formenti prende le mosse dalla ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi 12 mesi. “Lo stesso Scalfarotto – ci spiega il presidente – aveva ribadito un anno fa a me personalmente la priorità del Salone di Genova rispetto ad altre manifestazioni che se fossero state organizzate non avrebbero dovuto essere in contrapposizione a Genova. Se un accordo verbale di massima era stato raggiunto, in cui fra l’altro si stabiliva che il salone di Viareggio promosso da Nautica Italiana avrebbe accolto solo imbarcazioni superiori ai 24 metri, avrebbe dovuto essere seguito da uno scritto e firmato. Ma mentre si stabilivano verbalmente i contenuti dell’intesa Nautica Italiana presentava la brochure del suo nuovo evento rivolto ad aziende che producono barche da 10 metri e a tutti i settori merceologici. Abbiamo quindi richiesto di ristabilire quanto concordato.

Uno stallo che ha determinato una posizione penalizzante da parte del governo di bloccare i finanziamenti al Nautico di Genova come al nuovo salone di Viareggio.

“Scelta quanto meno singolare – prosegue Piero Formenti – considerato che il Salone Nautico è una manifestazione internazionale che viene organizzata da 57 anni. Anche come imprenditore faccio fatica a capire: noi siamo un sindacato la cui base, negli anni passati, ha permesso al Nautico di reggere il colpo della crisi grazie agli sforzi degli imprenditori e della stessa Ucina.

A questo punto quali possibilità future di accordo esistono ancora?

“Io credo ci siano. UCINA ha solo difeso gli investimenti, anche quelli pubblici, fatti sul Salone. Se la sua integrità come strumento per la filiera viene assicurata non c’è motivo di non trovarle. Ma vorrei anche sognare un’associazione unita – conclude Formenti – in cui possano convivere diverse anime sulla base di regole democratiche chiare, mettendo da parte personalismi Quindi ribadisco la posizione già tante volte espresse dalla presidente Carla De Maria: siamo aperti al dialogo”.

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