Ripercorriamo la storia delle leggendarie J-Class, le barche a vela più belle mai realizzate
Ce ne sono di più veloci, di più maneggevoli, di più moderne. Ma quelle linee d’acqua che fanno perdere la bussola a chiunque abbia la fortuna di incrociarle in porto o sulla propria rotta restano uniche e inconfondibili, anche a distanza di moltissimi anni. Stiamo parlando delle J-Class, le più belle barche a vela mai realizzate. E nessuno può negarlo.
Costruite negli anni Trenta per gareggiare nella Coppa America, le imbarcazioni di classe J incarnavano alla perfezione il principio universale di Nathanael Herresthoff , secondo cui era possibile allungare le linee d’acqua di una barca senza ridurne la superficie velica.
Una vera e propria rivoluzione ingegneristica che ha portato alla nascita di queste meravigliose imbarcazioni, veloci e dalle forme sinuose e affilate.
Passione, libertà ed eleganza: sono queste le prime tre parole che vengono in mente contemplando le J-Class mentre solcano il mare con inaudita leggiadria. Passione per il mare, tanto affascinante quanto pericoloso. Senso di libertà, quello che si prova mentre si naviga a vele spiegate, come se le vele fossero ali. Eleganza, quella espressa dalle linee seducenti dello scafo che tagliano le onde con leggerezza.
Tuttavia, manovrare imbarcazioni di questo calibro richiede grande impegno, concentrazione e tanta, tantissima coordinazione.
Ogni membro dell’equipaggio, infatti, ha un preciso compito da svolgere al fine di garantire il perfetto funzionamento delle manovre, che può avvenire solo se ciascuno opera in armonia con il resto del team.
Insomma, dietro a tanto splendore ci sono anche sudore e fatica. Una determinazione psicologica e una resistenza fisica che si riflettono negli occhi di chi dedica la propria vita alla vela, di chi affronta pioggia e venti freddi per godere di quella scarica di adrenalina che soltanto la foga agonistica è in grado di offrire.
Rainbow, la regina delle J-Class
Tra le J-Class più celebri, ricordiamo la leggendaria Rainbow. Disegnata da William Starling Burgess e costruita dalla Herreshoff Manufacturing Company, venne varata il 15 maggio del 1934 con il preciso obiettivo di impedire alla Endeavour di Sir Thomas Sopwith di vincere la Coppa America di quello stesso anno, data per assoluta favorita dell’edizione. Missione compiuta: la Rainbow si aggiudicò la madre di tutte le regate.
Il momento d’oro però, durò pochi anni: nel 1937 venne battuta dal Ranger di Vanderbilt. Quel giorno fu l’alba del tramonto per la Rainbow, che venne poi smembrata e le sue parti vendute come rottami o pezzi di ricambio. Ma il destino gli concesse una seconda chance, quando nel 2012, sulla base del progetto della Dykstra & Partners Naval Architects, famosa compagnia olandese con sede ad Amsterdam, la Rainbow venne ricostruita e rimessa in mare.
L’acciaio venne sostituito dall’alluminio, così da migliorare le prestazioni dello scafo. Furono poi aggiunti un albero in carbonio, vele North 3D e un sistema propulsore ibrido (in parte elettrico e in parte alimentato da carburante diesel) da 350 kW.
Nonostante le novità tecnologiche e le migliorie introdotte per meglio adattarla ai nostri tempi, Rainbow conserva il suo spirito leggendario, che rimanda nostalgicamente all’epoca in cui le J-Class dominavano gli oceani con maestosità ed eleganza.
Oggi come allora, le J-Class si riuniscono in location esclusive per dar mostra della loro bellezza e sfidarsi a suon di virate in regate mozzafiato. Saint-Barthélemy e i Caraibi, insieme a Porto Cervo e St. Tropez, sono i luoghi di ritrovo più gettonati per queste barche a vela senza tempo. Ma le potreste trovare nei porti di tutto il mondo, ormeggiate alla banchina in tutto loro splendore. E sarà amore a prima vista.
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Sono amante delle barca di ogni età ed epoca