Lo yacht Destriero, il simbolo dell’eccellenza dell’industria nautica italiana, verrà demolito, la triste notizia arriva infatti da fonti vicine al cantiere. Un fatto che ha dell’incredibile se si pensa che sono passati solo due anni dalla cerimonia che ne ha festeggiato il trentesimo anniversario. Una cerimonia importante che si è svolta a La Spezia, proprio dove Destriero è stato costruito, ovvero al Cantiere navale di Muggiano.
“Una cerimonia toccante – ricorda Ivan Drogo Inglese, Presidente dell’ente Stati Generali del Patrimonio Italiano e organizzatore dell’evento insieme alla Fondazione Fincantieri – che ha visto la partecipazione del presidente di Fincantieri Generale Claudio Graziano, del pilota Cesare Fiorio, del sottosegretario Stefania Pucciarelli, del segretario dello Yacht Club Costa Smeralda Edoardo Recchi e naturalmente dei componenti dell’equipaggio e dei loro familiari”.
Dopo le luci di ribalta internazionali, ed una prima idea, immediatamente accantonata, di trasformare l’imbarcazione del record in uno yacht, Destriero era finito a Bremen, nei cantieri navali di Lürssen dove è stata tirata in secca, privata delle turbine e lasciata esposta agli inesorabili effetti del tempo. La tanto costosa quanto leggera costruzione in alluminio aveva quindi progressivamente ceduto, arrivando a procurare delle grosse falle nello scafo, nonostante l’amministrazione dell’ Aga Khan abbia sempre provveduto a pagare il costoso stazionamento dell’imbarcazione.
Con la sua impresa Destriero creò anche i presupposti per lo sviluppo del segmento delle navi da crociera veloci, un settore molto importante, di cui Fincantieri stessa ha abbondantemente beneficiato fino ad oggi. Proprio per questo “debito d’onore” Drogo Inglese aveva cercato di interessare il gruppo italiano ad un possibile restauro, finalizzato alla valorizzazione di questa importante imbarcazione. Una delle plausibili ipotesi sarebbe stata quella di inserire Destriero nel water front del porto di La Spezia, vicino al polo didattico del design navale dell’Università di Genova.
“Su un possibile recupero del Destriero mi impegnai moralmente con più persone – riferisce con grande rammarico Drogo Inglese – Con Donald Blount, poco prima che morisse, ovvero l’ingegnere americano che progettò lo scafo, con l’amico Paolo Pininfarina, poiché fu proprio la Pininfarina a disegnarne le linee aerodinamiche, ma anche con Cesare Fiorio che nel tempo è diventato un mio caro amico. Con la demolizione del Destriero scompare uno dei simboli più gloriosi della nautica italiana. La sua resterà dunque la storia di una sfida vinta, di un debito d’onore non onorato e di una promessa mancata”.
Destriero, l’impresa e la vittoria del “Nastro Azzurro”
Destriero è stato progettato dello studio navale Donald L. Blount and Associated ed era equipaggiato con tre turbine a gas General Electric LM1600 in grado di sviluppare l’impressionante potenza complessiva di 51.675 hp (38.534 kW) che, collegate a tre idrogetti, potevano spingere questo velocissimo superyacht a velocità prossime ai 70 nodi, ovvero quasi 130 chilometri ora.
Lungo ben 67,7 metri e largo 13, Destriero poteva contare su di una autonomia superiore alle 3.000 miglia nautiche anche se quello che più stupisce ancora oggi, era la sua capacità di navigare a velocità stellari, anche in condizioni di mare formato. Il celebre istituto Det Norske Veritas aveva infatti certificato la struttura dell’imbarcazione per velocità fino a 65 con condizioni di mare grado 4, ovvero con onde alte fino a 2,5 metri e per velocità fino a 30 nodi con onde fino a 5 metri d’altezza!
Costruito da Fincantieri in soli 270 giorni, un record nel record, Destriero beneficiava di un areodinamica studiata, anche utilizzando la galleria del vento, da Pininfarina. Nella prua risiedevano gli impressionanti serbatoi di carburante, ben 800 tonnellate, mentre all’equipaggio di 16 persone erano destinate solo 6 cuccette che, ovviamente, venivano occupate a turno.
Il 6 agosto del 1982, alle ore 18:59 di Greenwich, Destriero parte dal faro di Ambrose di New York e dopo un incredibile cavalcata di 3,106 miglia, alle 06:14:50, ovvero dopo 2 giorni, 10 ore, 34 minuti e 50 secondi, taglia la linea immaginaria del traguardo, posta presso il faro di Bishop Rock in Inghilterra, guadagnandosi il Nastro Azzurro e migliorando il record precedente di 21,5 ore.
La velocità media della traversata è ancor oggi impressionante, ben 53,09 nodi (98,3 kmh), con un record di media di percorrenza nelle 24 ore di 1.402 miglia nautiche, percorse all’incredibile velocità di 58,4 nodi.
L’equipaggio del Destriero era composto da Cesare Fiorio, (responsabile e organizzatore), da Odoardo Mancini (comandante), Aldo Benedetti (comandante in seconda), Sergio Simeone (primo ufficiale), Franco De Mei (telecomunicazioni), Giuseppe Carbonaro (direttore di macchina), Mario Gando e Nello Andreoli (capomacchinisti), Massimo Robino (elettricista), Silvano Federici, Cesare Quondamatteo e Carlo Chiara (motoristi) e dai tecnici Davide Maccario, Giacomo Petriccione, Giuseppe Valenti e Michael Hurrle.