Riceviamo e pubblichiamo volentieri integralmente questo scritto che un nostro lettore ci ha inviato. Si tratta di una lettura di pregevole qualità, senza considerare il contenuto che esprime un arte che sta andando persa ai giorni di oggi.

La costruzione di modellini di barche.

Come passa le giornate un pensionato?
Io le faccio passare costruendo modellini navali usando solo in casi estremi il materiale in vendita nei negozi specializzati.

Utilizzo quello che si può trovare fra gli oggetti di uso quotidiano e destinati a finire fra i rifiuti. Riciclo quindi cartoncino, plastica, tavolette di legno, pezzi di tubo di rame ed ottone, i preziosissimi vecchi occhiali da cui recuperare le vitine delle stanghette e tanta altra oggettistica.

Fino ad alcuni anni fa, cercando nelle vicinanze dei centri di raccolta della spazzatura nei giorni subito dopo Natale, si trovavano tanti imballaggi per le bottiglie di vino realizzati con legno anche pregiato. Mi rifornivo di legno per tutto l’anno. Purtroppo ora al massimo si trovano scatole di cartone.

Il difficile, specie in Italia, è trovare chi è disposto a cedere la fotocopia dei disegni in suo possesso. In mancanza ci si deve ingegnare ed imparare ad usarli sempre meno. Si deve procedere cominciando col cercare su riviste specializzate o consultando su altre fonti quante più foto sia possibile della barca che interessa e poi ci si procura la misura dello scafo e della alberatura ed altre informazioni che possano servire.

Non conosco le moderne tecniche di disegno tridimensionale ed allora usando carta, matita, gomma, squadre e riga, mi ingegno per tracciare le linee di uno scafo che sia simile a quello delle foto.

Probabilmente quello che realizzo non è la copia fedele dell’originale ma il lavoro finito che ottengo è qualcosa di unico ed irripetibile perché i piccoli o grandi errori che inevitabilmente si fanno, difficilmente si possono rifare uguali ed anche perché, trascorso qualche tempo, non ci si ricorda più dove è stato trovato un certo materiale per fare un particolare ed ancora peggio perché è stato usato.

Un esempio: dovevo montare degli arridatoi ma non ne avevo. Risolto il problema utilizzando delle girelle della canna da pesca. Altro esempio: riguardando questo modello eseguito tempo fa, non ricordo come ho realizzato le scritte sulle fiancate ed i pannelli fotovoltaici sulla tuga.

Ci si deve improvvisare disegnatore, mastro d’ascia, saldatore, tornitore, verniciatore e l’elenco può continuare. Nel mio caso, le cose si sono complicate perché l’attrezzatura elettrica che avevo è andata distrutta sotto un metro d’acqua con l’alluvione del 2011. Sono riuscito a rimediare qualche attrezzo e poi uso le mani che è il più fantastico attrezzo che si può trovare.

Il momento più emozionante credo sia quello in cui si pianta l’ultimo chiodino sullo scafo dopo aver passato giorni e giorni a piegare listelli e farli aderire alle ordinate in modo da ottenere una curva armoniosa. Ora si può maneggiare il tutto senza pericolo di fare guai e si può controllare se tutto è a posto e realizzato come era nelle intenzioni.

Quali modelli si riesce a fare?
Non ci sono limiti. Presento le foto di tre modelli di tre barche molto diverse e molto note: un rimorchiatore francese d’alto mare, uno yacht del cantiere Perini e la riproduzione della Yole di Bantry. Sono lunghi circa cm. 70 e realizzati senza disegni ma consultando un grosso pacco di foto ed alcuni filmati.

Si può facilmente constatare che le difficoltà costruttive sono state molto diverse.

La cosa strana che ho notato è che i modellini fotografati in riva al mare assomigliano di più alle barche vere.
Sembra quasi che un oggetto a forma di scafo senta la necessità della vicinanza dell’acqua.

L’aiuto maggiore lo ho però dal luogo dove lavoro. Credo sia uno dei pochi posti al mondo in cui le imbarcazioni sono ormeggiate, anzi parcheggiate per le strade al posto delle auto. A seconda della stagione, anche qui, come in tutti i posti di mare, l’aria ha odori caratteristici che sono quelli delle reti stese ad asciugare, delle varie vernici, delle miscele per i fuoribordo, delle acciughe sotto sale oppure l’odore che si avverte dopo una mareggiata.

Un particolare che mi fa tornare indietro nel tempo ogni volta che li vedo, sono i vecchi lavatoi pubblici non più in uso da quando le nostre donne possono usare la lavatrice ed ora trasformati dagli abitanti in mini giardinetto.

Fra i vari tipi di imbarcazione, indubbiamente preferisco realizzare modelli a vela purché di epoca moderna.

Questo mi è piaciuto in modo particolare per il lungo lavoro che ho dovuto affrontare per avere un disegno accettabile. La barca – Nora I – fu costruita nell’ormai scomparso cantiere Beltrami di Genova-Vernazzola dove abito. Il disegno e poi il modello sono riuscito a farlo usando delle vecchie piccole foto sgualcite ed i preziosi ricordi di un anzianissimo marinaio che fu, se così si può dire, collaudatore delle barche del cantiere.

Desideri? Sono anziano e nell’immediato futuro conto di fare ancora qualche bel modello ma solo se troverò i disegni. Mi piacerebbe realizzare il modello di una barca, un dragone, costruito nel già menzionato cantiere Beltrami. È stato il primo dragone costruito in Italia, ha partecipato alle Olimpiadi di Londra nell’immediato dopoguerra ed ora è al Circolo Savoia di Napoli.

Ma qui ci vorrebbero i famosi disegni che nessuno vuole dare. Questo rimarrà un sogno, uno dei tanti sogni che ognuno porta con se. Se poi qualche lettore che legge queste brevi note è in grado di fornirmi i disegni di qualche bella barca unitamente ad un po’ di foto, sono disposto a costruire il modello e poi cederlo chiedendo il solo rimborso delle spese sostenute.

Gianni Giordano
gianni-clara@hotmail.it

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