Il bando di gara con cui l’Agenzia del Demanio mette in concessione alcuni tra i fari italiani, tanto atteso e sviluppato nell’ambito di una procedura partecipata durata mesi, è stato pubblicato due giorni fa. L’abbiamo “studiato” per voi, per capire quali sono i tempi e i modi di partecipazione al bando che, almeno sulla carta, non vuole premiare solo le offerte più vantaggiose dal punto di vista economico, ma anche le idee di fruibilità collettiva dei recuperi.
Sono 11 i fari che il Demanio e il Ministero della Difesa mettono in concessione in questo bando. Innazitutto è bene precisare che la proprietà dei fari resterà dello Stato: chi si aggiudicherà i beni dovrà pagare un canone annuo, per un periodo compreso tra i 6 e i 50 anni. I fari in questione, infatti, pur essendo completamente automatizzati e non necessitando più di faristi, mantengono il loro compito originario di ausilio alla navigazione, e devono restare di proprietà pubblica.
Chi ha intenzione di proporre un progetto di recupero di uno dei fari in questione (società, associazioni, fondazioni) ha tre mesi di tempo, dal 12 ottobre al 12 gennaio, e fino al 16 dicembre è anche possibile richiedere di effettuare un sopralluogo. In effetti è consigliabile una ricognizione in loco: i fari sorgono spesso in contesti di assoluta bellezza ma impervi, ed è bene valutare attentamente l’entità dell’investimento necessario al ripristino.
Le proposte saranno poi valutate secondo criteri che, come dicevamo, si basano solo in parte sul vantaggio economico (40% del punteggio). La maggior parte del punteggio sarà assegnato ai progetti sulla base di criteri qualitativi che vogliono premiare le soluzioni proposte per il recupero dei fari e la capacità di renderli quanto più possibili fruibili dal pubblico e dal territorio.
L’impronta che l’Agenzia del Demanio ha dato al bando è decisamente green: come già succede in altri paesi nel mondo, i fari devono diventare baluardi del turismo sostenibile, improntato alla conoscenza e alla salvaguardia dei territori che li ospitano, e magari inseriti in una rete che condivida attività e servizi di conoscenza.
Se viene spontaneo pensare a un faro come ad un hotel di lusso, quindi, pare che ci si debbano far venire altre idee per potersene aggiudicare uno.
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