All’ormeggio? Uso la barca del vicino

Ora dipende da che punto si guarda la situazione. Chi è impegnato nella manovra di ormeggio, vede spesso la barca che si trova già in banchina sottovento come un ottimo punto di appoggio; viceversa, l’armatore o lo skipper della barca già ormeggiata si ritrova a vivere i momento di maggiore trepidazione in attesa che la manovra del nuovo arrivato si concluda velocemente e senza danni per la sua amata.

Fra le eccessive aspettative di chi arriva e le ingiustificate (a volte) ansie di chi assiste alla manovra, nella realtà la barca accanto alla nostra rappresenta davvero un grande aiuto. Come punto di riferimento, come appoggio per correggere una traiettoria, come punto fisso cui agganciarsi.

Il punto è avere un comportamento corretto, senza danni per la barca cui chiediamo una mano, e in sicurezza per noi e il nostro equipaggio.

Usare un mezzo marinaio, titrare o spingere facendo leva sulla barca vicina si può, ma si deve fare nella giusta maniera. Cominciamo intanto con il fissare tre questioni fondamentali. La prima riguarda le forze di spinta e trazione che esercitiamo sulla barca affianco. Devono essere applicate su punti adatti e in grado, strutturalmente, di sopportare sforzi.

La seconda riguarda i nostri arti. Possiamo usarli, anche se molto raramente, ma facendo sempre attenzione a non metterci mai in condizioni da rimanere intrappolati in qualche posizione pericolosa e comunque ricordandosi sempre che i casi in cui si possa farlo in sicurezza e con efficacia sono davvero limitati.

La terza riguarda il mezzo marinaio. Dobbiamo impugnarlo tenendo il nostro corpo di lato in modo da evitare contracocolpi.

Infine, mai accostare una barca già ormeggiata e, naturalmente, una banchina, senza i parabordi in numero sufficiente a proteggere noi e l’altra barca, tenendo almeno un parabordo libero in mano a un membro dell’equipaggio pronto a farlo calare nel punto in cui se ne dovesse avere bisogno.

Detto questo, se è proprio il mezzomarinaio che vogliamo usare per accostare o spingerci lontano da una barca, lo possiamo fare agganciando una galloccia, oppure una sartia o la falchetta. Mai utilizzare come punto di trazione, una draglia o un candeliere che non sono punti strutturalmente adatti a sopportare sforzi di questo tipo.

Anche nel caso si voglia spingere con il mezzomarinaio, lo si può fare utilizzando la base dell’asta di legno o di plastica e facendo pressione sempre sulla falchetta.

A volte si vedono invece comportamenti scorretti anche quando si interviene con le mani, come quando ad esempio si fa forza sulle draglie della barca accanto. Se ci si vuole avvicinare possiamo esercitare una trazione afferrando la sartia della barca vicina alla nostra, mentre se ci si vuole allontanare si può esercitare una spinta con un piede sulla falchetta ma facendo attenzione a tenere l’altra gamba all’esterno delle nostre draglie. Altrimenti il rischio è che se per qualche motivo le due imbarcazioni si allontanano ci potremmo ritrovare a divaricare pericolosamente le gambe.

Spesso si vede scostare la barca stando seduti sul passavanti con entrambi i piedi poggiati sulla falchetta della barca vicina. Lo si può fare ma attenzione che l’ormeggio sia già concluso. Il rischio altrimenti è quello di pericolosi contraccolpi o di scivolare in avanti passando sotto le draglie.

Infine, mai mettere le mani fra una murata e l’altra. In questi casi il rischio di brutte fratture è elevatissimo. E per quanto riguarda invece l’incolumità della nosra vicina di ormeggio, evitiamo sempre di usare il mezzo marinaio in punti deboli, come draglie appunto o candelieri, o di esercitare pressioni sulla coperta e i passavanti.

Stresse accortezze se si sta uscendo da un ormeggio. A volte, invece di usare un mezzomarinaio per scostare la nostra barca dall’altra sottovento, è più utile e meno dannoso far passare una cima su una bitta della barca sopravento esercitando una trazione per evitare di scadere.

Nico Caponetto

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