In passato dicevi Sea Ray e pensavi prima di tutto ai piccoli motoscafi, al 100% in stile americano, pensati per le sconfinate acque interne degli USA. Proprio loro, quelle piccole barche, hanno reso grande (la più grande) Sea Ray nel mondo. Da un po’ di anni, però, le cose sono decisamente cambiate.
Pur restando sempre ai vertici della produzione mondiale per la produzione di piccoli scafi, la casa di Sarasota sta puntando sempre più in alto. La sua produzione si è allargata verso misure ben maggiori (l’ammiraglia è un 65′) e due anni fa è nata L-Class, di cui fanno parte appunto l’ L 650 e poi 650 Fly (nelle foto), il 590 e il 590 Fly. Intendiamoci, Sea Ray non è certo una novellina nel campo degli yacht di una certa dimensione, visto che da anni ha come potenti “long seller” imbarcazioni come il 680 Sunsport, il 610 o il 580. Ma è evidente che ora la spinta verso “l’alto” è molto forte.
Sul mercato l’immagine di Sea Ray è rapidamente cambiata, le sue “big boats” sono protagoniste dei boat show di tutto il mondo e non è un caso che all’inizio di giugno al Cannes Collection 2016 saranno presentati i nuovi 400 e 510 Sundancer, in un evento alla sua prima edizione che raccoglie l’eccellenza dell’orologeria, dell’aviazione con elicotteri e jet privati, della nautica e vetture di lusso sportive. La trasformazione che sta subendo il marchio americano è importante da studiare, non solo per capire quanto accade all’interno di Sea Ray (parte del colosso Brunswick), ma anche perché un suo ingresso nel fascia alta della produzione è un evento che è destinato a condizionare le dinamiche del mercato nel suo insieme.
Ne abbiamo parlato con Luca Brancaleon (Director of international sales for Sport Yachts and Yachts di Sea Ray).
– Sea Ray sta portando avanti un’impressionante lavoro verso la produzione di scafi sempre più grandi. Come si riflette questo organizzazione, ma anche sull’identità, dell’azienda?
E’ un’operazione che abbiamo studiato a lungo e che stiamo portando avanti già da più anni. La nascita di L-Class, che ha fatto la sua prima apparizione ufficiale in Europa al Salone di Cannes a settembre dell’anno scorso, è il più evidente dei segnali. Ma recentemente anche la struttura stessa dell’azienda ha preso una nuova direzione, proprio al fine di supportare al meglio questa trasformazione.
– Ce la racconta?
Ci sono un Presidente e due Vicepresidenti, uno si occupa delle “piccole”: Sport, Sport Cruiser fino ai 40′ , l’altro degli Sport Yacht e degli Yacht. Ci sono quindi due categorie ben definite, e due divisioni all’interno dell’azienda.
Ma dobbiamo aspettarci anche un nuovo brand, separato da Sea Ray?
No, certamente non ora. E’ una differenziazione che mira a far correre su binari paralleli le due anime di uno stesso marchio.
L’ufficializzazione di un processo che era diventato necessario…
Direi di si, serve assolutamente specializzazione. E’ evidente che nn si possono seguire gli stessi processi produttivi per un 19′ o un 65. Abbiamo creato una separazione aziendale categorica, anche a livello di stabilimenti produttivi. La maggior parte dei piccoli modelli vengono prodottein Europa per ilmercato europeo, le più grandi negl USA, anche se da più parti ci chiedono di esplorare la possibilità di produrre grandi yacht in Europa.
Già, l’Europa… qui da noi la concorrenza sarà durissima. Quali “briscole” avete da giocarvi?
Prima di tutto i grandi sforzi economici che stiamo portando avanti per questo progetto. Significa prima di tutto mantenere il prezzo finale delle barche competitivo a dispetto delle fluttuazioni del dollaro. E poi, ma certamente, non in maniera meno importante, per l’alta qualità che contraddistingue, da sempre, la nostra produzione. Il nostro progetto è a medio periodo. Sappiamo che in Europa è dura, ma comunque stiamo cominciando ad avere le prime soddisfazioni a vendere più modelli. Si parla di piccoli numeri, almeno per il momento, ma siamo soddisfatti dell’andamento.
In Europa, e soprattutto in Italia, gran parte della battaglia si combatte in termini di design. Per gli interni del 510 (nelle foto sotto) avete già collaborato con una nostra firma prestigiosa, Christian Grande. Dobbiamo aspettarci un intervento anche per gli esterni in futuro?
No, quelli devono restare Made in USA.
E per gli interni, nuove collaborazioni?
Perché no?
In questa dura competizione nel Vecchio Continente, chi vedete come vostri avversari diretti?
E’ più facile strappare qualche numero a chi vende già tanto, puntando soprattutto a differenziarsi per qualità, solidità, durata, performance e rendendo più europeo il design. I francesi in Europa sono forti e stanno crescendo a livello internazionale, un pó di Market share lo stiamo rosicchiando.
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