Seabin project: un cestino dell’immondizia per il mare

di Sara Teghini

Il problema dell’inquinamento dei mari è enorme, e tutti noi che navighiamo ci siamo sicuramente trovati a scuotere la testa di fronte a sacchetti di plastica galleggianti, lattine, bottiglie e altri oggetti di vario genere che infestano il mare. Ma solo perchè un problema è così grande non significa che risolverlo sia impossibile. Questa è l’idea di Andrew Turton e Pete Ceglinksi, due ragazzi australiani appassionati di surf e di mare che, dicono, “gli oceani si possono ripulire un marina per volta“. E per farlo hanno lanciato un’idea semplice e geniale, che sta cercando finanziamenti su Indiegogo (una piattaforma di crowdfunding per progetti di ogni tipo, che siano tecnologici o artistici).

Si chiama Seabin – il cestino dell’immondizia del mare: un cestino che galleggia a pelo d’acqua, collegato a una pompa a terra che, aspirando l’acqua dentro il secchio, permette alla rete di fibra di trattenere tutti i rifiuti galleggianti (il video qui sotto spiega tutto). Una volta che la rete è piena basta svuotarla a terra, e il cestino funziona anche se la rete è piena o quasi: la pompa continua ad aspirare e tiene i rifiuti vicini al cestino. Seabin aspira e trattiene anche alcuni liquidi – olii, detergenti, e potrà essere ulteriormente perfezionato per funzionare con altri materiali. Andrew e Pete ci credono talmente tanto che hanno lasciato i propri lavori e si dedicano a tempo pieno a Seabin.

Per le misure (pensate affinchè una sola persona possa manovrare il tutto) e per il bisogno di una pompa, Seabin può essere utilizzato solo vicino a terra: porti, marina, acque interne, cantieri, laghi. Ma i ragazzi non lo vedono come un limite, anzi: “Si comincia vicino all’origine del problema, e in un ambiente controllato” – dicono – “I marina, i porti e gli yacht club sono il punto di partenza ideale per iniziare a pulire i nostri oceani. Non ci sono onde troppo grandi o tempeste dentro i marina, sono ambienti relativamente controllati. Il vento e le correnti muovono di continuo i rifiuti galleggianti negli oceani e in ogni porto ci sono sempre zone ad alta concentrazione di inquinamento a seconda dei venti e delle correnti predominanti. Lavorando con questi marina, porti e yacht club possiamo posizionare il Seabin nel posto ideale e lasciare che madre natura ci porti la spazzatura da prendere. È una missione molto grande, ma si può fare. In effetti, lo stiamo già facendo“.

Per i marina e i porti i vantaggi di un sistema maneggevole, poco costoso e a manutenzione praticamente zero sono evidenti: per il momento vengono utilizzati sistemi su scala troppo grande – le cosiddette trash boats, molto costose da comprare e da mantenere – o troppo piccola – i ragazzi che lavorano nei porti e che raccolgono tutto quello che possono dalla superficie del mare, senza mai riuscire a stare dietro al ritmo a cui si produce immondizia. Ci sono anche  molte idee in giro per una pulizia degli oceani su larga scala, e sono idee magnifiche, ma non sono ancora una realtà.

I due ragazzi sono a Palma di Maiorca per il momento, con un prototipo perfettamente funzionante che ha bisogno di finanziamenti per essere sviluppato e commercializzato entro la metà del 2016. Per il momento Andrew e Pete producono quasi tutto da soli, ma hanno già diversi fornitori in Europa pronti ad aiutare se, come speriamo, gli ordini saliranno vertiginosamente e ci sarà bisogno di accelerare la produzione – magari realizzando i Seabin attraverso il riutilizzo della plastica che raccolgono.

 

Sara Teghini

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