Umberto Felci e l’Evoluzione dei bluewater cruiser

Attorno alla definizione di bluewater cruiser c’è sempre stato un alone di mistero. Da un lato è sempre stato difficile circostanziare le caratteristiche che una barca deve avere per potersi fregiare di questo titolo, dall’altro l’abuso, da parte dei cantieri, della definizione stessa come sinonimo di marinità e di qualità costruttiva.

Certo, il Collins ci viene in aiuto con la definizione del termine: «designed to operate on and range over the open sea; “ocean going”» ovvero: progettata per operare e navigare in mare aperto. Purtroppo anche così un po’ di confusione rimane perché qualcuno oggi potrebbe pensare che tutte le barche moderne, omologate in categoria CE A, potrebbero appartenere a questo insieme ma, attenzione, non c’è niente di più sbagliato che fare questa associazione di idee.

Qualche decennio fa i bluewater cruiser erano barche quasi sempre costruite a dislocamento pesante, realizzate spesso in acciaio o in alluminio, frequentemente armate a ketch e, per ovvia conseguenza, erano anche barche a vela non molto veloci, specialmente in rapporto ai parametri moderni.

Poi il progresso ha preso campo anche in questo segmento di mercato e si è cominciato a pensare che una barca veloce riesce anche ad aggirare le basse pressioni e che la velocità stessa è un parametro importante perché riduce la permanenza in mare aperto della barca.

Anche la facilità di conduzione ha influenzato notevolmente la metamorfosi dei bluewater cruiser moderni, oggi non è più necessario imbarcare un equipaggio numeroso e, soprattutto quando le condizioni si fanno dure, una barca semplice da gestire è sempre più sicura di una barca “complessa”.

Per districarci in questo groviglio di concetti, ed anche per avere dalla nostra un parere autorevole, abbiamo chiesto l’aiuto di Umberto Felci, uno dei designer e progettisti navali più prolifici e famosi degli ultimi anni che, anche dopo il successo planetario riscosso dall’ultimo Ice 70, quando si parla di bluewater cruiser è un punto di riferimento.

Umberto, quali sono le caratteristiche che deve avere un bluewater cruiser moderno?

Certamente la sicurezza è al primo posto ma oggi è importante più in generale la prestazione complessiva dell’imbarcazione, ovvero la sua stabilità ed equilibrio, il suo passagio sull’onda e, ancor di più, la possibilità di avere il controllo totale della barca semplicemente ed in ogni situazione.

La velocità, come hai giustamente detto tu, è un altro fattore importante per questo tipo di imbarcazioni che, certo non sono da regata, ma devono poter navigare velocemente, sia con poco che con tanto vento.

Un bluewater cruiser moderno è capace di medie di percorrenza giornaliere di tutto rispetto, che raggiunge semplicemente, senza dover avere un equipaggio in assetto di regata. Le polari dei nostri progetti vengono rispettate con una precisione assoluta, che solitamente arriva alla prima cifra decimale, questo è molto importante, sia per la pianificazione dei tempi di traversata che per la soddisfazione dell’armatore. È uno standard a cui il nostro modo di progettare ci ha abituati.

Quello che però è diventato abbastanza lo standard nella realizzazione dei bluewater cruiser moderni, a prescindere dalle dimensioni della barca, è la concreta possibilità di personalizzarli completamente, adattando il progetto generale alle proprie personalissime esigenze e soprattutto, ai propri obiettivi di navigazione. L’avvento delle derive retrattili per esempio, consente di poter navigare con angoli di sbandamento contenuti, ma anche di poter ancorare in fondali relativamente bassi una volta giunti a destinazione.

Appunto, i bluewater cruiser non navigano sempre, come viene affrontato il tema degli interni in queste barche, dove il tempo di permanenza a bordo è certamente maggiore di quello di una barca da crociera “normale”?

Qui entrano in gioco fattori non prettamente tecnici o esigenze funzionali prevalenti, come nel progetto di architettura navale, o in quello delle sovrastrutture. Qui entra in gioco il gusto, il rapporto con il cliente, il fatto che ognuno vuole essere, giustamente, il co-progettista del proprio spazio abitativo.

Nel caso di Thalassa ovviamente il tema era forte e suggerito dal cliente che, per sua formazione culturale, desiderava un interno molto classico e allineato agli stilemi esistenti in barche di lusso di maggiori dimensioni. Ci siamo quindi spesi nella ricerca di uno stile classico al quale abbiamo cercato di dare un feeling contemporaneo, di buon gusto, elegante e funzionale.

La realtà virtuale, strumento che utilizziamo sempre più frequentemente, ci ha permesso sia di coinvolgere il cliente in maniera intensiva che di sfruttare al meglio gli spazi, arrivando a proporre per questo 70 piedi dai volumi filanti, un layout che solitamente si vede in barche decisamente più grandi.

Luca d'ambrosio


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Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

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Luca d'ambrosio

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