Spettacolari immagini dei Volvo Ocean 65 riprese alla partenza della tappa 2 da Lisbona della Volvo Ocean Race 2017-18, che si concluderà a Città del Capo, in Sudafrica.

Settemila miglia in discesa lungo l’Atlantico che attraversano quasi tutte le fasce climatiche del mondo, dalle coste europee battute dalle perturbazioni autunnali, fino alle calme equatoriali per poi tornare a condizioni più maschie verso la punta meridionale del continente africano.

In ogni caso, come si può vedere dalle immagini, non saranno certo 7000 miglia asciutte…

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Da un punto di vista strategico si tratta di una delle tappe più complesse, proprio per la varietà di zone climatiche attraversate. E cosa è una zona climatica?

Il clima oceanico della terra è suddiviso in fasce distinte che circondano il globo dall’equatore ai poli con uno schema speculare nei due emisferi. Quando si regata da nord a sud si è costantemente impegnati a transitare da una fascia climatica all’altra e il trucco è riuscire a trovare gli esatti punti di ingresso e di uscita per ogni passaggio, un momento in cui le condizioni atmosferiche possono cambiare in maniera radicale, consentendo così enormi guadagni o altrettanto enormi perdite.
Le principali sfide sono le seguenti:

Zona di alte pressioni subtropicali, dette horse latitudes. Ci sono più teorie circa l’origine del nome e due su tre riguardano la poca aria disponibile per chi naviga a vela. La più triste afferma che da queste parti le navi rimaste ferme nelle bonacce e corto di acqua e di viveri erano costretta a sacrificare i cavalli morenti buttandoli a mare): a vederla bene si sviluppano un sacco di opportunità in questo primo passaggio. A iniziare dal famoso anticiclone delle Azzorre, una grande e stabile e semi statica zona di alta pressione posta tra i 30 e 38 gradi di latitudine nord.
Alisei. L’anticiclone delle Azzorre (per dare un’idea della sua portata è quello che determina il clima estivo di tutto il Mediterraneo perché con la sua presenza devia l’arrivo delle depressioni atlantiche, determina la seconda area climatica dell’Atlantico, degli Alisei o, in inglese, Trade Winds venti del commercio perché sfruttati dalle compagnie di mercantili a vela come risorsa pressoché sicura e affidabile. Gli alisei, che hanno intensità da moderata a forte, soffiano costantemente verso l’equatore, da nord est nell’emisfero nord e da sud est nell’altro e man mano che la latitudine diminuisce diventano sempre più paralleli alla linea equatoriale. Si creano così due fasce “ventose” che si muovono dalle zone di alta pressione sub tropicale verso l’equatore

Island Chains, la catena delle isole. Sia le Canarie sia le isole di Capo Verde si distribuiscono lungo la rotta verso sud. Entrambi gli arcipelaghi sono di natura vulcanica e torreggiano sul mare. Questo fa si che la loro presenza influenzi il flusso dell’aria per centinaia di miglia, aprendo lo scenario a multiple interpretazioni di questo tratto d’oceano.

I Doldrum, le calme equatoriali più propriamente chiamate ITCZ (InterTropical Convergence Zone) o Zona di Convergenza Inter Tropicale. Si piazzano a sud (o a nord nell’emisfero australe) degli alisei e determinano una zona di bassa pressione che impacchetta gli oceani terrestri più o meno all’altezza dell’equatore. Questa zona si sviluppa perché l’aria calda e umida che caratterizza questa parte di mondo tende a sollevarsi rispetto all’aria più fredda che viene qui richiamata. Ciò determina la presenza degli alisei, ma lascia questa fascia in preda alle ariette leggere, ai temporali e inaspettati fortunali, in un mix di difficilissima prevedibilità

Un buon passaggio dell’Equatore può determinare la vittoria della regata, uno cattivo la sconfitta. Si tratta di un momento cruciale. La svolta buona è attraversare i doldrum nel punto di minore larghezza, per questo anche partendo dall’Europa e per raggiungere il Sudafrica le rotte avvicinano la flotta alle coste del Sud America. La tradizione leggendaria che risale ai tempi dei clipper vuole che il migliore passaggio di questa fascia sia tra i 27° e i 28° di longitudine ovest, ma in genere ogni punto tra i 25° e i 30° ovest può andare bene.

Anticiclone di Sant’Elena: come si è detto, le fasce climatiche sono speculari nei due emisferi e quindi questa è la versione meridionale dell’anticiclone delle Azzorre. Come a nord, anche qui l’alta pressione porta solo ariette leggere e quindi questa bolla è da evitare il più possibile, situazione che allunga la strada verso Città del Capo. Probabile pensare, vita la posizione all’equatore che la flotta della Volvo Ocean Race tenti il passaggio di quest’area stando a ovest del centro dell’alta pressione per arrivare nell’ultima fascia climatica della tappa detta Westerly Storm Track, la via delle tempeste occidentali.

I Westerly sono venti di provenienza occidentale, quelli settentrionali sono sfruttati per tornare dalle coste americane verso il Vecchio continente. A differenza degli Alisei sono più incostanti e alle latitudini meridionali le tempeste e i sistemi ciclonici percorrono l’intero globo da ovest a est. LA strategia classica per questo passaggio prevede di stare lontani dall’alta pressione sub tropicale, entrare nella Storm Track, trovare un sistema di bassa pressione e cavalcarlo verso est. Spesso il primo rider of the storm come avrebbe detto Jim Morrison è il primo a arrivare sotto Table Bay e a tagliare la linea d’arrivo a Cape Town.

 

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