Per una buona regolazione di base del genoa, nelle andature che risalgono il vento, non si può ignorare il linguaggio dei filetti mostravento o indicatori di flusso. Sono loro infatti a dirci, nel modo più preciso e in anticipo rispetto al fileggiare della vela, se l’angolo di attacco rispetto alla direzione del vento è corretto.

Dobbiamo quindi osservarli. Per una regolazione media, quindi ripetiamo molto basilare, è meglio osservare la coppia di filetti, uno sopra e l’altro sotto vento, collocati a metà genoa. In linea generale, i filetti in una andatura regolare devono disporsi paralleli alla coperta e paralleli fra di loro.

Una volta presa la nostra andatura, con una vela che avrà una concavità adeguata e che poi potremo raffinare lavorando con il carrello (spostato in avanti vela più grassa, indietro vela più magra) guardiamo i mostravento.

filetti 4

Se il filetto sottovento va in turbolenza, vuol dire che l’aria su quella parte della vela non ha un flusso regolare. Il nostro obiettivo è quindi quello di esporre quella parte in modo corretto al vento. In questo caso, o chiediamo al timoniere di orzare, se non siamo di bolina stretta, oppure possiamo chiedere al prodiere di lascare la vela fino a quando non vedremo di nuovo la coppia di filetti disporsi parallela alla coperta.

filetti tre

Se invece è il mostravento interno, quello sopravento, a fare le bizze, la tecnica è quella di chiedere al tailer di cazzare, se è possibile. Se siamo già con le vele cazzatissime, non ci resta che chiedere al timoniere di poggiare.

Possiamo quindi rispettare  la regola mnemonica già citata in altri articoli: accostare sempre dalla parte opposta a quella in cui la vela mostra turbolenza, ossia dove i filetti perdono la posizione parallela alla coperta e fra di loro.

filetti 1

Si tratta come detto di una regolazione di base, che tiene solo in parte in considerazione che il genoa, come d’altra parte anche la randa, ha una sua svergolatura, e che quindi non lavora nello stesso modo in tutte le sue parti. Per una regolazione di maggiore precisione, cioè di fino, occorre lavorare anche con il carrello che sposta in avanti o indietro il punto di scotta del genoa, dando alla vela una maggiore o minore grassezza. La regola generale vuole che con venti leggeri di bolina si avanzi il punto di scotta, con venti forti lo si arretri.

Nella pratica, occorre sempre osservare la vela, guardare come lavora in tutte le sue parti e intervenire con il carrello. Se ci accorgiamo che la parte alta è troppo svergolata, ossia troppo aperta per le condizioni che abbiamo al momento, possiamo intervenire avvanzando il punto di scotta e riducendo in questo modo la svergolatura  chiudendola in alto. Viceversa, possiamo aumentare la svergolaura arretrando il punto di scotta ottenendo così una vela più magra. Anche in questi casi i filetti mostravento hanno un ruolo importante per comunicarci cosa sta accadendo, e come intervenire, come abbiamo visto nel pezzo dedicato al carrello del genoa di qualche settimana fa.

 

 

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