Giancarlo di Luggo racconta la genesi e gli obiettivi della nuova linea P, disegnata da Stefano Pastrovich e presentata al Cannes Yachting Festival 2024.
Per il cantiere Fiart, gli ultimi anni sono stati contraddistinti da una crescita straordinaria, incorniciati dalla presentazione dei due nuovi modelli P52 e P58 all’ultima edizione del Cannes Yachting Festival. Si tratta di una nuova linea elegante e performante, che segna un passo in avanti sia in termini di design che di prestazioni. Progettata dallo yacht designer Stefano Pastrovich, la gamma P di Fiart è il fiore all’occhiello del cantiere e ha lasciato a bocca aperta il pubblico del salone francese, grazie alla sua eleganza senza tempo e ai volumi enormi, che promettono l’esperienza di bordo di un superyacht. Il tutto è arricchito dalla produzione interamente internalizzata, che è un elemento distintivo del cantiere. Nell’attesa di condividere con i lettori di Yacht Digest le nostre prove in mare di queste due lussuose imbarcazioni, abbiamo fatto due chiacchiere con l’amministratore delegato di Fiart Giancarlo di Luggo.
Giancarlo di Luggo, quali obiettivi vi siete posti con le due nuove imbarcazioni che avete presentato a Cannes?
“Il primo obiettivo era di abbracciare un segmento leggermente diverso rispetto a quello dei classici clienti Fiart. Avevamo già fatto un passo avanti con la gamma Seawalker, che non si rivolge solo alle famiglie, ma a qualsiasi armatore con una maggiore capacità di spesa che cerca una barca per le gite giornaliere e le piccole crociere. Con la linea P abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti verso questa tipologia di clienti, e siamo pronti a soddisfare le loro esigenze grazie a un’attenta qualità costruttiva e a dei competitivi tempi di consegna. Ma l’obiettivo più importante è poter mantenere la nostra nota capacità di personalizzazione, trovando al contempo un po’ di stabilità e continuità. Con la linea P vogliamo lanciare due o tre barche con cui andare avanti per un po’ di anni, lavorando sulle modifiche e le integrazioni.
Come è andato il lavoro con l’architetto Stefano Pastrovich?
“È andato benissimo, abbiamo trovato un rapporto perfetto. Dopo due anni di lavoro, vedere la nostra idea realizzata ci ha fatto brillare gli occhi. Abbiamo raggiunto una sintonia totale, attraverso un confronto costruttivo tra idee diverse, che non è mai sfociato nello scontro. Siamo soddisfatti soprattutto per l’ingegnerizzazione raggiunta in alcune scelte e nello sforzo creativo molto riconoscibile. Il risultato è davanti agli occhi: P52 e P58 sono due imbarcazioni profondamente diverse da tutto il resto, non solo in casa Fiart ma anche tra gli altri cantieri”.
Abbiamo notato un tuo legame personale molto stretto con queste due imbarcazioni. Quanto fa la differenza che la proprietà di un cantiere sia così coinvolta nella progettazione?
“Si tratta senz’altro di un elemento che fa la differenza, non solo per il proprietario del cantiere ma anche per i clienti finali. Da un punto di vista meramente economico, il coinvolgimento sentimentale può essere talvolta penalizzante, perché può portare a farti innamorare della tua idea e magari a perseguire scelte troppo costose o fuori mercato. Ma dall’altra parte, quando il proprietario di un cantiere ci mette tutto se stesso, credo che questo si percepisca nell’anima della barca. Inoltre, non è scontato che chi produce l’imbarcazione sappia di cosa parla, come funziona la vita in barca, cosa si sente quando si conduce. La sincerità del sentimento fa la differenza e si vede”.
Quali sono i prossimi obiettivi di crescita di Giancarlo di Luggo e Fiart? In quali mercati volete svilupparvi, oltre all’Italia?
“Con la gamma Seawalker abbiamo iniziato ad affacciarci negli Stati Uniti e siamo andando bene. Penso che anche la linea P in futuro potrà essere portata lì. Ma per il momento, la nostra strategia con queste due nuove imbarcazioni è quella di concentrarci in tre determinati luoghi: la Costa Azzurra, le Isole Baleari e Miami. Si tratta di tre location strategiche, nelle quali puntiamo a raggiungere una buona concentrazione di barche, in modo che le persone possano abituarsi allo stupore di vederle”.