Nel settore della nautica è molto conosciuto e apprezzato come designer di accessori nautici, ma la sua vera identità è quella di essere un raffinato scultore di opere d’arte contemporanea. Stiamo parlando di Giangi Razeto, che ha inaugurato a Genova la mostra “Realtà parallele”. L’esposizione, allestita nello studio Capitol Hill (Palazzo dei Rolli Spinola Franzone, via Luccoli 23/1, Genova), è dedicata alle straordinarie creazioni di questo artista a tutto tondo, che oltre a firmare le sue pluripremiate maniglie per imbarcazioni con l’azienda Razeto e Casareto, ha anche un’anima meno conosciuta – ma non per questo meno interessante – in grado di fondere contaminazioni culturali differenti e complesse per creare meravigliose sculture e bassorilievi.
Nei lavori di Giangi Razeto esposti a Genova, il metallo – spesso l’ottone riciclato, una materia privilegiata nel lavoro dell’artista ligure – diventa il mezzo per esprimere le contraddizioni dei nostri tempi, fra emoticon reinventati e figure ancestrali rivisitate. Giangi Razeto, in quelli che lui stesso definisce “geroglifici contemporanei”, immortala sulle lastre d’ottone le sue emozioni, dichiara le proprie scelte e ci offre la possibilità di condividerle. Nell’antico che torna contemporaneo e nell’effimera sintesi dell’epoca ipertecnologica che si cristallizza nella scultura metallica sta proprio il cuore dell’arte di Giangi Razeto, la sua riflessione sui nostri tempi d’oggi, la sua anima di artista che sa ravvivare di una luce calda il freddo metallo: le sue “realtà parallele”, per riprendere il titolo della mostra.
Il metallo delle sculture di Giangi Razeto, peraltro, è lavorato con fiamma, mola e martello: si tratta di una tecnica singolare, personalissima e tanto nuova quanto figlia di un’antica sapienza artigianale. «Il metallo a volte lo torturo, altre volte lo accarezzo», afferma lo stesso artista, che abbiamo intervistato dopo l’inaugurazione della sua mostra.
Giangi Razeto, da dove viene l’ispirazione per le sculture che crei?
«L’ispirazione mi viene osservando le cose belle, assorbendo le suggestioni dei palazzi e dalle sculture di Roma mentre la giro in monopattino, oppure dalla natura. Per esempio qualche giorno fa, venendo in ufficio a piedi ho guardato a lungo una papera che beccava qualcosa a terra, tutta curva verso il basso, e ho ripreso questa immagine per saldare una scultura con la forma di un becco all’ingiù».
Nelle tue sculture si mescolano la dimensione antica e quella moderna, e per questo giustamente le definisci “geroglifici contemporanei”. Qual è il tuo processo di lavoro per arrivare a questa mescolanza?
«Solitamente parto da delle lastre metalliche di riciclo, che picchio sulle antiche incudini che ho nella mia officina. In questo modo vi imprimo i segni della storia che si trovano su tali incudini, accumulati in più di cento anni di utilizzo da parte di tanti altri artigiani. Infine vado a bruciare le lastre per torturare in qualche modo la materia».
C’è un lavoro scultoreo che ti rappresenta più degli altri?
«Trovo che nessuna opera mi rappresenti particolarmente più delle altre, ma se proprio devo citarne una, è quella su cui sto lavorando attualmente: si tratta di un angelo che sto realizzando su commissione di un cliente, ed è composto da una pronunciata spina dorsale, da grandi ali e da una testa di serpente. In questo momento sto impiegando tutte le mie energie su questa opera, perciò posso dire che sia quella che più mi rappresenta in questo momento».
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Me encanta lo que haces!!!