E’ pomeriggio inoltrato quando Massimo Dell’Acqua arriva in redazione e ci consegna le cime sulle quali effettueremo i nostri test.
Per chi, come noi, ha visto i propri capelli imbiancare al ritmo delle stagioni passate in mare, il nome Gottifredi Maffioli è sinonimo di nautica e d’innovazione, da sempre.
Fondata nel 1926 da Maria Gottifredi, la fabbrica di Novara assume il suo nome attuale a seguito dell’ingresso di Ettore Luigi Maffioli, il marito, in azienda. Nel 1954 l’azienda sviluppa la prima corda sintetica mai realizzata al mondo e con essa equipaggia la famosa spedizione italiana (Compagnoni – Lacedelli) che per prima ha conquistato la vetta del K2. La “montagna degli italiani” da quel momento diviene il simbolo dell’azienda che, ancora oggi, è impresso nel suo logo.
Sulle performance delle loro cime destinate all’utilizzo sportivo, c’è ben poco da dire. Il sodalizio con la Coppa America inizia con Azzurra, la prima (e famosissima) barca italiana ad aver avuto l’onore di partecipare alla “Coppa delle cento ghinee”. Già all’epoca infatti (anni 80) Gottifredi Maffioli rappresentava la migliore innovazione italiana precorrendo i tempi con l’utilizzo del kevlar.
Da li in poi li abbiamo visti a bordo di moltissimi scafi, italiani e non, protagonisti delle regate più importanti del mondo.
Non avrebbe avuto quindi alcun senso testare cime che sono già normalmente sottoposte alle sollecitazioni estreme tipiche delle competizioni veliche. Quello che noi invece vogliamo appurare sono le performance dei prodotti “normali” quelli che tutti gli armatori di barche, a vela e a motore, utilizzano per le loro imbarcazioni.
La domanda a cui vogliamo dare una risposta è semplice: “la tecnologia studiata per le competizioni da dei vantaggi tangibili anche per le imbarcazioni da diporto?”
I nostri lettori infatti sono normalmente alle prese con problemi più pratici e quotidiani come la “morbidezza” delle cime d’ormeggio o la loro resistenza all’abrasione. Anche l’allungamento o la sezione delle drizze molto spesso ci fa impazzire a bordo.
Per questi motivi ci siamo fatti consegnare una coppia di cime d’ormeggio di ultima generazione ed una drizza particolare con la quale andremo ad armare la nostra passerella di bordo.
Le cime d’ormeggio sono lunghe 16 metri, sono le Maxidock da 18 mm, costruite in doppia treccia, hanno un anima in poliammide e la calza in poliestere. Il loro carico di rottura è di 8.500 kg e, visto che il Daydreamer pesa 11 ton, sono correttamente dimensionate. A loro chiederemo semplicemente di restare morbide e di non farsi abradere dai molti ormeggi che sbaglieremo appositamente.
La drizza ha un compito arduo, non si deve allungare, quello che vogliamo evitare è il fastidioso fenomeno del “ti aggiusto, tu ti allunghi, ti riaggiusto”. Effetto che rende, fra l’altro, instabile la passerella creando così la famosa “ansia da attraversamento”, seconda solo, per fastidio, al celeberrimo “già che sei li” …
Per questo compito abbiamo scelto una Softech da 10 mm. questa drizza, costruita in doppia treccia, ha una anima in Dyneema ed la calza in poliestere, il suo carico di rottura è di 4.350 kg.
Alla loro ricezione, entrambi i prodotti sono in linea con le nostre aspettative, le cime d’ormeggio sono morbidissime e si addugliano che è un piacere. La drizza, pur avendola appena “srocchettata” è facilmente maneggiabile, la presa sulla calza è ottima e dimostra una “inestensibilità” notevole (che ci riserviamo di rilevare più precisamente a bordo con l’ausilio degli winch).
A prima vista però, quello che ci colpisce di più, è la bellezza di enrambi i prodotti e questo, per chi tiene alla propria barca, è un particolare per nulla trascurabile, sopratutto se non comporta una maggiorazione del prezzo. Quindi ci armiamo di macchina fotografica e, alla bellezza di queste cime, dedichiamo la copertina di questo articolo mentre, mentalmente, ci annotiamo di rifare lo stesso scatto a fine test.
Nei prossimi giorni salperemo e sottoporremo quanto ricevuto da Massimo Dell’Acqua, il Sales Manager di Gottifredi Maffioli, ad un uso eccessivo ed ovviamente improprio. Massimo sorride, non sembra per nulla preoccupato del trattamento che stiamo per riservare ai suoi prodotti.
Registreremo tutti i dati che rileveremo, corredando il test, come al solito, delle immagini e dei video che testimonierano quanto sta accadendo ai materiali testati. A chi volesse poi vederli di persona ricordiamo che la barca della redazione, il Daydreamer, sarà ormeggiata al Marina Porto Antico (Ponte Morosini) per tutta la durata del Salone Nautico di Genova e, domenica 24 settembre, sarà aperta al pubblico per le verifiche del caso o anche solo per il piacere di conoscere i nostri lettori.