In barca, con Hydromax 150, vi fate l’elettricità con le mele (o quasi)

Si chiama Hydromax 150 e produce elettricità partendo da acido malico, chiamato anche acido di mela o acido fruttico, e un sale, nello specifico un sale di potassio. In pratica riesce ad ottenere corrente da fornire alle batterie di bordo mescolando due prodotti naturali, senza scarti dannosi per l’ambiente. Si tratta di una pila a combustibile, vale a dire un dispositivo che produce elettricità facendo reagire idrogeno e ossigeno per avere, dalla reazione chimica, elettroni da inviare agli accumulatori e acqua come materiale di scarto.

La pila a combustibile Hydromax 150 dell’olandese Dynad.

L’idrogeno è un elemento molto reattivo. Magari qualcuno ricorderà le immagini del dirigibile a idrogeno Hindenburg, che nel 1937 bruciò in pochi secondi durante le fasi di attracco. La tragedia, che costò circa 50 vite umane, decretò anche la fine dei dirigibili a idrogeno a favore di quelli a elio usati ancora oggi. Per poterlo usare in applicazioni quotidiane, è la pila stesa a generarlo chimicamente al suo interno in un ambiente sicuro e controllato.

Fino a oggi, il sistema più utilizzato per avere idrogeno a disposizione è stato quello di usare come combustibile il metanolo. Tuttavia, essendo infiammabile, è sottoposto a vincoli normativi per lo stoccaggio e il trasporto. Sia l’acido malico sia il sale di potassio utilizzati dall’Hydromax, hanno invece il vantaggio di essere inerti e quindi non avere nessun tipo di limitazione nell’uso o nel trasporto, neanche in aereo.
In più vengono consegnati disidratati, in polvere, in modo da occupare ancora meno spazio. Sciolti in acqua distillata sono poi pronti a entrare nella pila a combustibile per generare in continuo 150 Watt (esiste sia la versione a 12 volt sia a 24), e dando come scarto, acqua mischiata ad acido malico: un prodotto atossico e che può essere conservato nelle casse della acque grigie e scaricato in seguito.

Nello specifico, l’Hydromax 150 genera una corrente di 12,5 Ampere con un massimo di capacità di carica di 300Ah al giorno.

Il pannello di controllo della pila.

I pregi delle pile a combustibile in assoluto sono molti: funzionano di giorno e di notte, con il sole e con la pioggia, non fanno rumore -se si esclude il chiacchiericcio della pompa che succhia dentro il combustibile-, non producono scarti nocivi e sono di dimensioni compatte (più o meno come una scatola da scarpe e pesano intorno ai nove chilogrammi).

Il tipo di pila prodotta dall’olandese Dynad, ha in più anche il vantaggio di usare prodotti sicuri e atossici e di non non generare calore. Inoltre, elemento non secondario, rispetto alla concorrenza, come la finora più diffusa pila della tedesca Efoy, l’Hydromax 150 fornisce una capacità di carica di circa il 50% superiore a un prezzo pari al 60%: 5700 euro per l’una contro i 3300 della seconda, su prodotti disponibili in e-commerce.

Una delle due taniche da cinque litri necessarie per il funzionamento del sistema accanto alla pila su cui si notano i due ingressi dei reagenti (in alto) e l’uscita dell’acqua con l’acido malico in soluzione (in basso).

Come si è detto, la pila della Dynad produce idrogeno combinando acido malico e un sale di potassio, contenuti in due taniche da cinque litri l’una (questo è altro spazio che si deve dedicare all’impianto, nel suo complesso, mentre il sistema tedesco ha bisogno solo della tanica del combustibile).

La reazione chimica tra i due componenti produce idrogeno che viene fatto reagire con l’ossigeno dell’aria per produrre elettroni, da inviate alle batterie, e acqua con acido malico in soluzione come materiale di scarto.

L’Hydromax 150 è controllato attraverso un pannello di comando estremamente semplice, solo sei tasti, compreso quello di accensione, due spie e e un display lcd (è fornito anche con un telecomando per il controllo se la pila è collocata in un ambiente non comodo da raggiungere). Quando le batterie scendono al di sotto di un certo livello di carica, il sistema parte in automatico, comincia a fornire corrente per ricaricarle e si spegne da solo appena si raggiunge la carica stabilita.

Un bell’ausilio per chi ha necessità di corrente a bordo e non vuole usare il generatore. Diventa così immaginabile pensare di utilizzare, anche a bordo di piccole barche, un inverter da due kW per alimentare asciugacapelli, forni a microonde o macchine per il caffè, con l’accortezza di limitare l’uso a brevi periodi seguiti da stop più consistenti.
La manutenzione è praticamente assente, se si eccettua il rifornimento: il sistema si autopulisce dopo ogni ciclo di funzionamento. Con un uso medio, le due taniche da cinque litri di combustibile e reagente (il sale e l’acido) sono sufficienti per circa due settimane di ricarica batterie. E così, chi non vuole temere di rimanere con le batterie scariche, ma vuole un sistema ecologico e poco dispendioso per avere sempre elettricità a disposizione può integrare i pannelli fotovoltaici o il generatore eolico di bordo con una pila a combustibile.

Giacomo Giulietti

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