I miti della navigazione: l’isola di Faial e il porto di Horta nell’arcipelago delle Azzorre

Ci sono luoghi, e nomi, che sono dei veri e propri miti della navigazione.

L’isola di Faial, nell’arcipelago delle Azzorre, e in particolare la banchina del porto di Horta sono senza dubbio uno di questi, come lo sono i naviganti e le barche che sono passati di qui.

Perche’ il porto di Horta e’ un mito? Perche’ partendo dai Caraibi ci si arriva dopo 2500 miglia di bolina in mezzo all’oceano Atlantico, ed e’ la prima terra che si vede dopo almeno un paio di settimane passate con la barca sbandata, mangiando poco e soffrendo il freddo. Forse per questo qui si scatena la fantasia dei naviganti, che una volta toccata di nuovo terra hanno voglia, e bisogno, di lasciare un segno quanto piu’ possibile visibile dopo giorni in mezzo a un mare che ti fa sentire piccolissimo e insignificante. E credo proprio che siano nati per questo i meravigliosi murales della banchina di Horta, segno quasi indelebile di un passaggio che per molti naviganti resta il sogno di una vita.

 

La banchina del porto di Horta, a Faial

 

Oltre a dar sfogo alla propria fantasia, i marinai all’arrivo a Horta hanno di solito bisogno anche di bisbocciare il piu’ possibile. E per questo c’e’ il mitico Bar Sport di Peter, che dagli anni ’60 serve gin tonic ai naviganti affaticati, e raccoglie in cambio foto, guidoni, bandiere e ricordi vari delle barche passate di qui. Ha un’atmosfera da “porto” che difficilmente si trova in altri luoghi, e un fascino d’altri tempi, suggellato dai grandi dipinti sul muro sopra alla porta di entrata, che ritraggono i marinai piu’ famosi dei tempi moderni: Joshua Slocum, Bernard Moitessier, Francis Chichester, Robin Knox-Johnston, Eric Tabarly.

 

Il Bar Sport Peter a Horta

 

Cosa hanno in comune questi uomini? Hanno circumnavigato il globo, si’, ma come diceva uno di loro “ogni sciocco potrebbe fare il giro del mondo a vela” (aggiungendo poi “ma ci vuole un marinaio con gli attributi per riuscire a farlo da sbronzi”). Quello che hanno in comune e’ che non hanno avuto paura di affrontare imprese che agli occhi dei contemporanei potevano sembrare folli, e che l’hanno fatto per puro amore del mare e della navigazione. Tutti loro, credo, hanno provato piu’ soddisfazione vedendo le proprie barche tagliare le onde e navigare sicure nel vento piuttosto che ricevendo i premi piu’ vari e prestigiosi. Dimostrazione suprema ne e’ il gesto di Bernard Moitessier, che giunto in testa sugli altri concorrenti a oltre tre/quarti della prima regata intorno al mondo in solitario (vinta poi da Robin Knox-Johnston), lancio’ un messaggio ad una nave di passaggio per annunciare che abbandonava la competizione. “Continuo senza scalo verso le isole del Pacifico perchè in mare sono felice e forse anche per salvarmi l’anima…

Sara Teghini

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