Quasi 10 anni, 30.000 posti di lavori creati, oltre 5 miliardi di dollari il costo di quest’opera considerata tra le più significative del 21esimo secolo. Il cosiddetto raddoppio del canale di Panama è terminato e ieri, domenica 26 giugno, è stato inaugurato.
La prima nave a transitare nel canale, è stata la Cosco Shipping Panama (ha cambiato il suo nome, che era Andronikos, in onore del transito nel nuovo canale) , una “infinita” portacontainer cinese partita dalla grecia il 11 giugno. Lunga 299,98 metri e larga 48.25, con il suo muro di container (9.472 TEU) si è presentata all’imboccatura atlantica del canale all’alba di domenica 26 giugno e dopo otto ore era in Pacifico, davanti alle chiuse di Cocolì, dove è iniziata la grande festa di inaugurazione.
Il raddoppio del canale è consistito nel dragaggio dei canali d’entrata, nel crere una seconda linea di traffico, nell’innalzamento del livello delle acque del lago Gatun e, soprattutto, nell’ampliamento di una serie di chiuse sia sul versante atlantico sia su quello pacifico. Il tutto ha raddoppiato la portata delle vie d’acqua. Le nuove chiuse sono oggi circa 20 metri più larghe e 6 metri più profonde e utilizzano meno acqua rispetto a quelle vecchie grazie a un sistema di riciclo del 60% delle acque usate per i transiti.
Da oggi cambieranno anche alcuni termini della marina mercantile. Fino a ieri si usava la parola Panamax per indicare le misure massime delle navi che potevano passare il canale: lunghe quasi 300 metri, larghe 32 e con un pescaggio massimo di circa 12. E transitavano al pelo. Con Postpanamax tutte le altre, troppo grandi per passare il canale. Oggi l’asticella si sposta di molto verso l’alto; le New Panamax potranno essere lunghe fino a 366 metri e larghe 49.
E in un lavoro di così alta ingegneria non poteva mancare lo “zampino” italiano. L’ampliamento del nuovo sistema di chiuse, che è stato il lavoro più impegnativo, è stato fatto da un consorzio internazionale, il Grupo Unidos por el Canal, formata da Salini-Impregilo (48%), dalla spagnola Sacyr (48%) e dalla belga Juan de Nul. Un lavoro che si traduce in oltre 50 milioni di metri cubi di scavi, 290.000 tonnellate di ferro, 4,8 milioni di metri cubi di calcestruzzo, oltre 100 milioni di ore di lavoro. Le 16 mastodontiche paratie delle chiuse in lamine di alluminio – altre tra i 23 e i 33 metri, larghe 10, per un peso totale di circa 50.000 tonnellate – sono state costruite dalla Cimolai spa.
“Un risultato – ha dichiarato Pietro Salini – raggiunto grazie all’impegno e alla determinazione di tutti coloro che hanno avuto un ruolo chiave nel cantiere, nei momenti di picco oltre 11.000 persone impegnate ogni giorno per raggiungere uno sogno comune; indirettamente fino a 30.000 persone, tutte focalizzate su un obiettivo comune: far vivere il nuovo Canale”.
Video della storia dei lavori del raddoppio del Canale di Panama