Si è conclusa la prima edizione della New York – Vendée. Ultimo appuntamento prima della partenza della regata delle regate: la Vendée Globe (il giro del mondo in solitario senza scalo a bordo degli Imoca 60, che si corre ogni 4 anni).
La grande sfida di questo “rientro” atlantico – con partenza dalla Grande Mela e arrivo a Les Sables d’Olonne sulla costa atlantica francese – si è concentrata ancora una volta sulla questione cruciale: barche Imoca 60 nuove (quindi con i foil) o barche Imoca 60 vecchie (quindi senza i foil).
Bene, non hanno vinto né le prime né le seconde… ma un ibrido. un Imoca 60 di vecchia generazione ma modificato con i foil. Jérémie Beyou a bordo della sua Maître Coq ha tagliato il traguardo dopo 9 giorni, 16 ore e 57 minuti facendo perdere le scommesse a tutti quanti. Maître Coq era l’unica barca old style riveduta e corretta con i foil.
Per essere chiari, comunque, i foil ne escono molto, molto bene visto che tutte e tre le barche sul podio li hanno. Alle spalle di Jérémie Beyou sono arrivati Sébastien Josse su Gitana 16 Edmond de Rothschild e Alex Thomson su Hugo Boss.
Sono foil non in stile Coppa America, non fanno volare la barca ma riducono l’attrito dello scafo sull’acqua, migliorando le performance in particolare alle andature portanti. (come funzionano i foil)
I foil di Jérémie Beyou, in vincitore della New York – Vendée, sono leggermente diversi dagli altri: alla radice del foil è stata aggiunta una piccola pinna per controllare lo scarroccio.
Circa la grande diatriba se è stato giusto o meno permettere a queste barche, già molto complesse e portate sempre da solo una o due persone in regata, di montare i foil Alex Thomson non ha dubbi: “I foil sono incredibili. Sono il futuro. Di bolina la mia vecchia barca era più veloce, ma al lasco e di poppa questa è molto, molto più veloce”. E l’aumento di prestazioni è andato di pari passo con l’aumento della scomodità, come precisa Alex Thomson “a bordo devo camminare a quattro zampe come un bambino. Non è affatto comodo. Non si può perdere la concentrazione neppure per un secondo, se la barche sbatte sull’onda e si ferma di colpo, tu vieni scaraventato a prua con violenza. Tutto è difficile. Dovrà passare del tempo prima di abituarsi a barche così. Sulla mia vecchia Hugo Boss ero completamente a mio agio, questa fa paura”.
La New York – Vendée è stata una prova importante perché ha offerto condizioni meteo diverse che hanno messo ben alla prova barche e foil. “Un esercizio perfetto” lo definisce Sébastien Josse che spiega “i foil stanno assicurando performance sempre migliori alle andature portanti, ma anche di bolina, anche se qui i progressi da fare sono molti. Alex ha toccato i 25 nodi di velocità navigando con i foil secondo me è andato oltre il limite. Ma Alex aveva bisogno di provare le potenzialità della sua barca rispetto agli altri. Può essere soddisfatto, ha fatto un ottimo lavoro!”
Tutto questo non fa che alzare l’asticella e le aspettative per la prossima Vendée Globe 2016 che partirà il 6 novembre da Les Sables d’Olonne.
Intando per darvi un’idea di cosa significa navigare a bordo di questi bolidi, quardate questo video, girato in allenamento a bordo di Maître Coq e quello sotto, girato a bordo di Gitana 16 Edmond de Rothschild durante la New York – Vendee in mezzo a una depressione