L’incendio a bordo, insieme alla falla, è l’emergenza più grave che si trova ad affrontare chi va per mare. Anche se statisticamente è la cucina di bordo la zona in cui si innescano più frequentemente gli incendi, su una imbarcazione sono numerose le cause possibili dello scatenarsi di fiamme incontrollate: impianti elettrici, motore, batterie, scintille in prossimità di taniche che perdono.
D’altra parte, una volta innescato, il fuoco trova a bordo molto cibo con cui alimentarsi: legno, tessuti, vetroresina, vele, cime. Tutto quello che abbiamo a bordo, sia che si tratti di una barca a vela sia di una barca a motore, è altamente infiammabile. Una volta scatenatosi l’incendio, riuscire a evitarne la propagazione è quindi molto difficile.
Dobbiamo quindi, come sempre, ragionare in funzione di una prevenzione che si realizza attraverso l’utilizzo di qualche dotazione e, soprattutto, adottando comportamenti corretti.
Come abbiamo detto, è la cucina uno dei luoghi in cui più di frequente si innesca un incendio. Il motivo principale è ovvio: è qui che si accendono i fuochi. Ma un fuoco si differenzia da un incendio per il fatto che il primo è un evento controllato, il seconod no. A determinare le cause di un incendio c’è soprattutto l’ambiente: piccolo, poco aerato rispetto alle esigenze, con le fiamme dei fornelli vicine a materiali infiammabili.
Visto che più di tanto non possiamo fare per modificare forma, volumi e disposizione dell’ambiente, occorre adottare qualche precauzione. La prima è la pulizia: degli ugelli, in modo che funzionino perfettamente. Anche la termocoppia che interrompe l’uscita del gas in caso di spegnimento accidentale della fiamma deve essere perfettamente funzionante. Non è di secondaria importanza la pulizia dei ripiani e delle griglie: residui grassi e cibo possono innescare fiamme.
Mentre si cucina, un formidabile nemico può essere l’acqua. Basta qualche schizzo che finisce in una padella con olio bollente per generare fiammate che in un ambiente ampio non produrrebbero alcun danno, ma che in una cucina di bordo potrebbereo raggiungere in un attimo tendine, legno, plastica.
Ne consegue che si deve assolutamente rimuovere dalle nostre abitudini un gesto purtroppo molto frequente, ossia quello di mettere sotto l’acqua una padella appena tolta dal fuoco con olio bollente al suo interno. Il rischio di una fiammata violenta è altissimo.
Appena finito di cucinare, bisogna chiudere il gas. Nessuno lo fa, compreso chi scrive, ma l’ideale sarebbe chiudere prima il rubinetto sulla bombola e poi il fornello in modo da non lasciare pressione nel circuito.
Se nonostante i nostri comportamenti e la manutenzione della cucina un principio di incendio dovesse divampare, una dotazione che non deve mancare a bordo è la fire blanket, una coperta ignifuga il cui contenitore deve essere fissato a una paratia il più prossima ai fornelli. La coperta gettata sulle fiamme soffoca il fuoco. La stessa funzione la può svolgere un indumento di pura lana o di cotone bagnato.
Visto che siamo nella zona cucina, affrontiamo il tema spinoso della sua alimentazione: il gas. Quello che di solito utiliziamo è il Gpl. Non è tossico ma è altamente infiammabile. Una piccolissima concentrazione nell’aria, anche solo del 3-4%, è in grado di accendersi anche solo in presenza di scintille. Va da se che oltre a tenere le bombole ben separate nei gavoni esterni che oggi sono previsti su tutte le barche, oltre a un controllo periodico di erogatore e tubi, che vanno sostituiti a scadenza se non prima in caso di mal funzionamento, è molto utile installare un rilevatore di gas. I suoi sensori, uno o più di uno, possono essere collocati in luoghi diversi e in presenza di gas fanno scattare l’allarme. Sono molto utili perchè il Gpl ha un peso specifico elevato, quindi tende a ristagnare in basso, magari in sentina, dove è diffcile rilevarne la presenza con il solo olfatto.
Altro elemento a rischio è l’impianto elettrico. Certo non la sua presenza, ma l’alta concentrazione di calore che si può generare in presenza di corrosioni, ruggine, infiltrazioni. Basta davvero una piccola resistenza alla conduzione di corrente, generata magari in un connettore arruginito, per svilppare concentrazioni molto alte di calore e innescare quindi incendi. E’ evidente che se l’impianto elettrico è fatto a regola d’arte, e se sono state osservate tutte le norme, i rischi sono molto bassi e una verifica anche solo visiva può essere sufficiente.
I problemi più grossi si possono verificare in presenza di “fai da te” un po’ improvvisati, dove non sono state rispettate dimensioni e sezioni di fili che possono diventare pericolose fonti di calore. Se abbiamo qualche dubbio di fronte a impianti elettrici cresciuti “abusivamente” negli anni, sono soldi davvero investiti bene in sicurezza chiamare un tecnico e fare una verifica accurata.
Anche la sala macchine è un luogo confortevole per gli incendi. Si sente spesso dire che il gasolio, che alimenta gran parte dei motori delle barche a vela e molti di quelle a motore, non sia incendiabile. In realtà è una questione di temperature. La benzina produce vapori che sono infiammabili a partire da – 20 gradi; il gasolio ha bisogno di 65 gradi sopra lo zero per prendere fuoco. Quindi molto più difficile ma non impossibile. Tutti i propulsori sono dotati oggi dei dispositivi necessari ad abbattere il rischio di incendio come ad esempio i materiali incombustibili che isolano il vano motore o i taglia nafta esterni. Resta comunque molto importante una presenza attiva dell’armatore per un controllo periodico e accurato della pulizia del vano motore. Grasso, sporcizia, trafilaggio di carburante sono eccellenti inneschi per un incendio.
Oggi sono sempre più diffuse batterie che non richiedono manutenzione come quelle al gel. Ma quelle tradizionali sono ancora molto diffuse e necessitano di un controllo sistematico, almeno settimanale durante la stagione delle crociere, per verificare che gli elementi siano sempre coperti da acqua per batterie. Il check è un’occasione per verificare che non siano surriscaldate, segno di cariche eccessive o troppo rapide. In questi casi abbiamo probabilmente un probblema allo stacca batterie. Non si deve perdere tempo per chiamare un tecnico se non siamo in grado di verificare le cause di un sospetto surriscaldamento. Casi di batterie esplose con conseguente incendio, non sono rarissimi.
Infine, le nostre taniche riposte nei gavoni, solitamente piene di benzina per il fuoribordo. Il fatto che siano fuori dalla vista le rendono potenziali nemici, soprattutto perchè sistemate all’interno di un gavone, dove magari sono contenute attrezzature metalliche: la possibilità di una scintilla non è poi così remota.
Prima di tutto si deve essere certi che la tanica sia specifica per carburanti, e che la sua chiusura sia ermetica e non perda, quindi la si deve collocare possibilmente dritta e fissata in modo che non si rovesci e non urta contro altri oggetti.
Poche dotazioni, impianti a norma e comportamenti corretti, sono la base per abbassare la soglia del rischio di incendio. Nel caso si sviluppasse, rientriamo in una emergenza grave da affronatre con tecniche precise che vedremo in un prossimo pezzo dedicato.