Il freddo prende il largo: ecco l’abbigliamento più adeguato per affrontare l’inverno in barca
Molti diportisti e tutti i terrazzani sono convinti che “inverno in mare” sia sinonimo di “cattivo tempo”, mentre ciò non è affatto vero, anzi: le peggiori burrasche che negli ultimi anni hanno creato i maggiori danni alla nautica nel Mediterraneo si sono verificate nella tarda primavera, alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno e, non ci crederete, soprattutto in agosto. E’ fuor di dubbio che lo spirito con cui si affronta il mare d’inverno sia diverso, poiché influisce la forte componente negativa del freddo, che accresce la difficoltà di manovra e genera uno stato psicologico di timore e di ansia per tutti gli eventi.
Lo skipper previdente, da ottobre a febbraio dovrà quindi organizzare se stesso e l’equipaggio affinché ognuno sia in grado di combattere adeguatamente il freddo e l’umidità. Potrà sembrare banale se ora dicessi che sarà fondamentale vestirsi in modo adeguato, ma l’esperienza ci ha dimostrato che sono più numerose le persone che non sanno vestirsi e perciò stressano con i loro lamenti, rispetto ad altre che invece riescono a trovarsi a loro agio nonostante le intemperie. Posso osare qualche consiglio?
L’obiettivo principale consiste nel cercare non solo di essere coperti e caldi, ma lì sul mare sarà fondamentale restare più asciutti possibile. L’umidità ci circonda e quindi proviene dall’esterno, ma non solo, è anche rilasciata dalla pelle che, in caso di vestizione non razionale, si condensa rapidamente, con il risultato finale di trovarsi completamente bagnati anche se non si è ricevuto nemmeno uno spruzzo da mare o uno scroscio dal cielo.
Abbigliamento per l’inverno in barca: come restare caldi e asciutti
Scartiamo subito tutti gli indumenti che non permettono una buona traspirazione e cerchiamo di coprirci con maglie di lana e soprattutto con robuste camicie di flanella. Queste ultime, già toccandole, donano un senso di conforto e la loro funzione consiste nel creare una barriera termica grazie alla fitta trama del loro tessuto con cui sono confezionate.
L’ideale classico consisteva nell’indossare una camicia di flanella pesante sopra un maglione di lana leggero a collo alto: quello che viene chiamato in mille modi diversi “a lupetto“, “alla dolce vita” ecc.
Fatevi due passi in un porto quando rientrano i pescherecci e noterete che proprio questa è la “divisa invernale” che abitualmente indossano tutti gli equipaggi. Senza leggere dotti manuali nautici e senza nemmeno sfogliare patinate riviste nautiche, i pescatori hanno collaudato da tempi immemorabili la perfetta traspirazione di questo abbigliamento: la lana garantisce e genera il cuscino d’aria che mantiene caldi e la flanella sovrapposta impedisce all’aria calda, e quindi al tepore corporeo, di disperdersi velocemente.
Solo in anni più recenti siamo stati invasi dalle felpe e dai completi di pile, che sono tutti indumenti estremamente tecnici e giudicati universalmente ottimi per affrontare le peggiori giornate invernali, e non solo in mare. Questi nuovi prodotti hanno la capacità di accrescere da dieci a venti volte l’effetto della lana, con conseguenti risultati calorici che non sono esenti da alcune precauzioni. L’imperativo categorico consiste nell’indossare sempre, sopra il pile, una cerata che impedisca all‘aria di penetrare nel tessuto e inoltre di evitare che questo indumento rimanga schiacciato.
Già prima avevamo raccomandato di cercare di restar asciutti per evitare la condensa, con il pile tale pericolo diminuisce anche se viene portato sotto le comuni cerate di materiale plastico, ma la soluzione più idonea alla stagione fredda consisterebbe nell’indossare un capo di goretex anche se questi costosissimi indumenti hanno un tempo di vita più limitato rispetto alle altre cerate tradizionali.
Non oso millantare conoscenze che spettano a uno specialista di tessuti, ma credo a chi ne sa più di me e di aver sentito dire che “il goretex è perfettamente traspirante ma non andrebbe mai piegato, perché ogni sua piega può trasformarsi in una potenziale via d’infiltrazione d’acqua e dopo un uso prolungato la cerata potrebbe perdere la sua caratteristica fondamentale“. Relata refero. Disordinato come sono, da più di dieci anni maltratto la mia cerata, di goretex naturalmente, e per il momento tiene ancora. Speriamo mi duri ancora per non doverne acquistare una nuova.
Ora che avete sistemato il corpo non dimenticate di munirvi di un robusto berretto di lana, oppure e molto meglio ancora, di un passamontagna che vi proteggerà anche il collo. Uno scuffiotto (di lana!) in più di ricambio, è la migliore assicurazione contro l’umidità e la prevenzione di una precoce artrosi cervicale.
Per le mani le soluzioni sono due: se dovete lavorare e avete la necessità di mantenere la sensibilità sulle dita, preparatevi a soffrire il freddo con qualsiasi soluzione; se invece starete al timone, o semplicemente di guardia, non c’è alternativa più valida delle muffole.
Scendiamo e finiamo con i piedi, per i quali oggi esistono in commercio dei meravigliosi stivali da barca in cuoio idrorepellente, traspiranti e antisducciolo che purtroppo necessitano di un mutuo per essere acquistati. Ricordatevi che i comuni stivali di gomma sono ottimi per l’acqua ma servono poco e niente a difenderci dal freddo, mentre io suggerisco, a chi dovesse star fermo per ore, di utilizzare i noti moon boots, esattamente quelli da neve: avrete i piedi caldissimi e asciutti, una buona presa e un impaccio che, tutto sommato, può ritenersi accettabile.
Molti avranno colto che nella storia più recente dell’abbigliamento per l’inverno in barca sono state eliminate le categorie di applicazione e che cambia poco che si debba andar per mare o in montagna. L’obiettivo è simile: sempre più caldi e asciutti e sempre meno infagottati. Perciò se la vostra barca è ancora in acqua e la prossima domenica non avete altri inderogabili impegni, che sia già giunto o meno l’inverno dalle vostre parti, che ne direste di … fare un giretto?
Sempre e comunque buon vento.