Jpk 10.80 – la prova

In Francia il successo delle regate oceaniche e d’altura, corse in singolo o in doppio, è enorme. Molti i velisti, tante le barche e i progetti creati apposta e numerose le regate che partono in particolare dalla costa atlantica. Il cantiere Jpk è uno di questi, è nato dalla passione e dalla voglia del proprietario, Jean Pierre Kelbert (da qui JPK), di vincere queste regate. E così ha fatto. Dopo il Ten Ten , un dieci metri diventato famosissimo in terra francese, è arrivato il 10.80. Altra barca supersportiva, pensata per essere gestita in un equipaggio ridottissimo (uno o due persone) e naturalmente vincente.

Più che performance cruiser è un racer (ottimizzato Irc) che può essere sfruttato per una crociera sportiva. Le emozioni sono assicurate. Le manovre sono infinite e ben organizzate. Il comfort è “sportivo”, gli spazi non mancano, sono semplici, essenziali, ma vivibili e molto luminosi.

Lo scafo, progettato da Jacques Valler, che in Francia è chiamato “lo stregone”, è leggero, ha con poca superficie bagnata ed estremità sempre ben fuori dall’acqua. Il suo volume si concentra avanti mentre le sezioni poppiere restano magre. Tanta tela e una coperta pensata per i solitari in oceano. Lo scafo è in infusione, il sandwich ha anima in airex e balsa e le resine sono vinilesteri per lo scafo e poliesteri per la coperta. È armata a 9/10 e di serie ha albero in alluminio. Il motore è un Volvo da 18 hp e l’elica è una bipala abbattibile: le velocità non sono da brivido e sottocoperta è rumoroso, ma qui il motore lo si usa davvero poco, basta un soffio d’aria e la barca viaggia a vele piene!

Siamo usciti in mare con un vento leggero (la superficie bagnata minima e le estremità ben fuori dall’acqua sono perfette per questa condizione) che è andato intensificandosi (appena il Jpk 1080 sbanda le linee d’acqua cambiano e lo scafo diventa subito potente). Standard il 1080 è proposto con una pala del timone, la barca del test era, invece, con doppia pala. Alla barra è estremamente sensibile, le reazioni sono millimetriche ma sempre equilibrate e mai brusche o difficili da gestire: è uno scafo molto stabile. Di bolina abbiamo sempre mantenuto, sia con aria leggera sia con aria media, velocità uguali o vicine a quelle del vento. Il fiocco, regolato su carrelli trasversali e con barber, si chiude bene in balumina e aiuta ad avere angoli stretti. Appena abbiamo poggiato abbiamo dato spi e le velocità si sono fatte a due cifre. Lo spi non è l’unica soluzione per le portanti, la barca ha il bompresso retrattile, ma questa era ottimizzata per la Transquadra, regata in cui si deve scendere sempre il più possibile al vento, quindi meglio gli spi rispetto agli asimmetrici.

Coperta
A bordo il timoniere deve poter arrivare a tutte le manovre nel modo più semplice e comodo possibile, per ridurre gli sforzi e massimizzare le prestazioni. Ai suoi piedi sono rimandati la scotta randa, le regolazione di fine, paterazzo e carrello randa. Anche i winch sono a portata di mano. Le manovre sono rinviate tutte a poppa e sdoppiate per essere sempre raggiungibili da sopravento. Tutto ciò comporta una quantità di cime e scotte incredibile in pozzetto, difficile da mantenere ordinato. Pozzetto che è molto largo, a pavimento ci sono dei puntapiedi massicci sia per il timoniere sia per l’equipaggio, indispensabili per muoversi in questi spazi. Ottimo l’antisdrucciolo.

La tuga ha una forma particolare: è larga a poppa e stretta a prua con un taglio trasversale netto prima delle sartie. Il taglio crea lo spazio sui passavanti per le rotaie del fiocco trasversali, inoltre, quando si è al carteggio o in cucina si riesce a vedere all’esterno non solo di fianco ma anche davanti.

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Interni
Molto più vivibili di quanto ci aspettassimo gli ambienti sottocoperta. Sono chiari, ampi e molto funzionali. Buone le altezze che variano tra i 186 e i 190 centimetri. Tradizionale l’impostazione della dinette con il classico tavolo ad ali abbattibili (139 x 85 cm) e due lunghi (200 cm) divani a murata perfetti anche come cuccette (non mancano i teli antirollio).

A centro barca, sotto le panche, ci sono i serbatoi morbidi dell’acqua. Compatta la cucina a L, che comunque ha un piccolo frigo, lavello, due fuochi e forno. La zona più curata è quella del carteggio, buone le dimensioni del tavolo, la seduta è ergonomica e a parete c’è lo spazio per un bel quadro comandi e la strumentazione elettronica. E come già detto, ma vale la pena sottolinearlo, la particolare forma della tuga permette al navigatore di avere una vista non solo laterale ma anche frontale dell’esterno. Essenziali le due cabine doppie, qui lo stivaggio è all’osso. Alle spalle del carteggio c’è un locale molto spartano che funge da: bagno (la doccia è optional, niente specchi e solo un piccolo armadietto con lavabo), cala vele e locale tecnico con tutti gli impianti.

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Dati tecnici

Progetto Jacques Valler
Cantiere Jpk
lunghezza scafo 10,80 m
lunghezza gall. 9,40 m
larghezza 3,65 m
immersione 2,20 m
sup. vel. 73 mq
dislocamento 4.750 kg
zavorra 2.150 kg
motore Volvo 18 hp
riserva carburante 70 l
riserva acqua 120 l
prezzo base 132.943 euro

 

Redazione


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