La Barcolana 2019. Vista da dietro è più allegra

La Barcolana 2019, cioè la regata più affollata del mondo, va vista e gustata “da dietro“ e non, come fanno i principali media televisivi, incollati con le telecamere sulle macchine da guerra che stanno davanti.

I mostri-yachts per arrivare alla prima boa fanno al massimo uno o due bordi e sai che noia dover partire subito, anche con poco vento, virare in boa e, se il percorso è stato ridotto come in questa Barcolana, finire il divertimento in meno di due ore.

Questo è un sacrificio non è un divertimento!

Se la partenza viene data alle 10.30 e il comitato di regata ha gentilmente allungato il tempo massimo di arrivo fino alle 19 accorciando anche il percorso, non approfittare di queste cortesie è una mancanza di riguardo per chi ha lavorato un anno intero per donarti ben otto ore di divertimento.

Se la metà dell’equipaggio dell’intrepido “Cidrolin” non avesse dovuto ritornare in diverse località tra Vicenza e Verona, capitan Manfredo non avrebbe mai, così a malincuore, abbandonato il campo di regata alle 16.40.

Che ne può sapere la ciurma di “Way of Life“, prima arrivata, che cosa sia la sofferenza di dover abbandonare  all’improvviso il panino con la soppressa perché lo skipper grida “viirooo”?  E a bordo di Shining, seconda arrivata, si è mai creato un panico, uguale al nostro, allorché si era ipotizzato che fossero sparite due bottiglie di un eccezionale  Refosco frizzante?

A bordo di Cidrolin, un glorioso Swan 37.1 ritiratosi con grande onore e dignità, è stata eseguita una manovra irripetibile che potremmo definire “global-social“ e che merita venga qui spiegata perché nessuna Accademy nautica l’avrebbe mai potuta insegnare ed eseguire cosi perfettamente.

Ecco che viene impressa una adeguata velocità per portarsi, gentilmente, sottovento a una imbarcazione dove qualcuno aveva notato che l’equipaggio era intento a una manovra concentratissima sul tavolo del pozzetto. Alla voce si chiede subito quale fosse il “pezzo forte“.

Ottenuto il responso entrambe le ciurme si schieravano a murata con i fenders (fa più chic che parabordi) alla mano, e veniva effettuata la difficile manovra di globalizzazione socializzante: un piattino di soppressa veneta veniva trasbordato in cambio di una identica porzione di “ventricina“ abruzzese.

Entrambi gli skippers hanno saputo dimostrare la loro abilità nel mantenere costante l’affiancamento al fine di apprendere grazie ad un’ampia spiegazione l’origine di questo ignoto insaccato e fare in modo che avvenisse lo scambio inverso  dei rispettivi piattini.

E’ stata una emozione insolita scoprire in Barcolana l’impasto di carne di maiale, peperone secco tritato, fiori o semi di finocchio e sale q.b. preparato e offertoci dai nostri competitors di Vasto.

Invece che stare a perdere del tempo con la randa che sbatteva ho subito appurato da Wikipedia che “la ventricina risulta essere tra i più costosi salumi italiani“ per cui avremmo dovuto forse abbondare con la nostra soppressa, ma oramai sopravvento ci avevano superati.

Questo vezzo di cercare  gli “accosti” è stato la dominante della nostra regata e se alla partenza ci siamo accontentati di dedicare poco più di un’oretta a disincagliarci dalla  boa, giunti dopo appena sei ore alla boa numero uno non abbiamo potuto fare a meno di abbracciarla per estendere a tutte le altre boe il nostro più caro e affettuoso saluto alla 51 Barcolana.

Viva la Barcolana e la Ventricina di Vasto … e comunque sempre buon vento.

Gennaro Coretti

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