La nautica riparte in Liguria. E il resto?

La nautica riparte dunque in Liguria, grazie all’intervento del suo Governatore, Giovanni Toti, che non si dimentica di vivere in un paese dove la nautica svolge un ruolo fondamentale, sia per l’effetto che la produzione ha sul rapporto Export/Pil , sia per il fatto che, prima dell’emergenza, la nautica era il settore che registrava il più alto tasso di crescita in Italia.

Ma vi è un’altra motivazione che dovrebbe indurre istantaneamente i Governatori delle altre regioni a decretare la riapertura, ovviamente in sicurezza, dei cantieri e della relativa filiera: la nautica è un industria fortemente stagionale. Questa chiusura forzata rischia di far slittare i ricavi delle aziende di un anno, e non di qualche mese (cosa peraltro già molto grave) come invece per le altre attività.

Altra motivazione importante, da non sottovalutare, è l’introduzione di un regime di concorrenza sbilanciato, dove alcune regioni possono produrre ed altre no. Una condizione parecchio pericolosa e, soprattutto, ingiusta.

Certo per prendere queste decisioni i nostri politici dovrebbero aver anche la consapevolezza di come è strutturata geograficamente l’industria della nautica in Italia che, per qualche fatto inspiegabile, è disposta in modo parecchio bizzarro. Molte fra le aziende più importanti sono infatti posizionate a ridosso delle Alpi, in Piemonte e Lombardia mentre molte altre lo sono in Emilia e in Veneto.

Aziende che sviluppano nel loro complesso un valore aggiunto superiore ai 10 miliardi di euro. Aziende che esportano per più del 70% della loro produzione, occupando più di 180.000 addetti che lavorano nella filiera complessiva e che, punto d’orgoglio nazionale, portano l’Italia ad essere il primo Paese al mondo per esportazioni con una quota superiore al 20%.

E gli Stati Uniti, per una volta, sono secondi e ben distanziati, penso sia un caso unico.

Vi è poi la questione dei diritti delle decine di migliaia di privati cittadini che hanno acquistato o rimessato una barca durante l’autunno, grande o piccola che sia, e che se il governo non si sveglia, rischiano di non vedere in tempo per le vacanze estive.

I nostri politici dovrebbero anche essere consapevoli di governare un paese che ha uno sviluppo complessivo di 7.456 chilometri di coste, dove insistono centinaia di strutture portuali che, nell’auspicato momento in cui la fase 2 prenderà piede, dovranno gestire l’affluenza estiva nel rispetto delle norme che ci saranno e che, per questo, debbono prepararsi.

La nautica rappresenta inoltre un’ottima alternativa alle vacanze affollate che, in presenza di quest’emergenza, davvero rischiano di esser assai pericolose.

Le vacanze in barca, i charter ed il campeggio nautico sono infatti una forma di turismo che, se ben gestita, tiene certamente le famiglie lontane dai rischi di contagio.

Insomma una situazione abbastanza complessa che auspichiamo che, per una volta, non sia gestita “all’italiana”.

Luca D'Ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

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