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Lucio Micheletti e Ice 66 RS, genesi di un capolavoro

Ice 66 RS ha segnato un cambio di passo nel mondo del design della barca a vela. L’ultima creatura di Ice Yachts, progettata da Lucio Micheletti di Micheletti + Partners per lo styling interno ed esterno e da Farr Yacht Design per la carena e l’architettura navale, è un vero e proprio salto in avanti, e lo si capisce sin dal primo colpo d’occhio. Si tratta di un’imbarcazione leggera, veloce e competitiva, ma al contempo immensamente confortevole per gli spazi sottocoperta. Ice 66 RS si rivolge dunque agli appassionati di vela e di mare alla ricerca di uno yacht da regata o da crociera veloce, che non vogliono rinunciare alla performance pur facendo un uso all-around del proprio scafo.

Le caratteristiche di questa straordinaria imbarcazione le abbiamo già descritte in occasione della nostra prova in mare dell’Ice 66 RS; ma su come sia stato possibile raggiungere questo risultato, ne abbiamo parlato con Lucio Micheletti pochi giorni fa, all’ultima edizione del Cannes Yachting Festival, quando lo abbiamo incontrato proprio a bordo dell’ICE 66 RS.

«Bisogna pensare in grande per qualsiasi progetto, anche per i progetti più piccoli», esordisce l’architetto nell’illustrare il suo progetto. «Ma soprattutto, bisogna sempre cercare di inserire degli elementi che sono in grande, anche negli spazi più piccoli. Prendiamo per esempio la scala che scende sottocoperta: non è un elemento da un 66 piedi, bensì è leggermente più grande. In questo modo si trasmette il “fattore crescita”, dando l’idea di essere a bordo di un’imbarcazione più spaziosa. Se pensiamo a un cucciolo di doberman, ha già le zampe molto grandi, che fanno capire le dimensioni che assumerà da adulto. È proprio questo lo spirito che cerchiamo: una barca che vada al di là delle dimensioni».

Oltre allo spazio, Ice 66 RS trasmette anche un senso di velocità. Spiega a questo proposito Lucio Micheletti: «Abbiamo voluto creare una tuga che desse un senso di potenza e velocità, non animalesca ma comunque viva. La curva e la muscolatura della tuga dell’Ice 66 RS è qualcosa che solitamente non si vede nelle barche a vela di queste dimensioni. È come se fosse modellata dal vento».

All’interno, lo spazio è concepito come quello di un grande loft, con una corte in cui si affacciano tutte le cabine. Al centro troneggia l’isola per la cucina, che secondo Lucio Micheletti «dà un senso di verticalità in uno spazio orizzontale, affinché l’occhio si fermi a guardarla. L’orizzontale trasmette la fluidità del mare e il verticale la solidità di una roccia. È molto importante concepire la barca come un concetto spaziale e abbiamo cercato di farlo il più possibile». Il lavoro ha curato ogni più minimo dettaglio, come per esempio gli specchi ai bordi delle finestrature, che riflettono la luce e danno la sensazione di uno spazio ancora più grande. «Guardando il mare, l’occhio si sposta e ti porta fuori, ti allontana», commenta l’architetto.

Il design dello spazio sottocoperta dell’Ice 66 RS è molto pulito, l’altezza è elevata e l’illuminazione perfetta, tanto che sembra di trovarsi all’interno della dinette di un 75 piedi. Anche gli accostamenti cromatici sono stati attentamente studiati per migliorare la luminosità e la sensazione di spazio. «Le pareti funzionano solo se la luce vi rimbalza: questo è importante nelle abitazioni, come nelle barche», sottolinea Lucio Micheletti.  «Inoltre ho voluto eliminare le sedie, perché limitano lo spazio. Per le sedute intorno al tavolo, ho preferito la panca a scomparsa». Completa l’opera l’imponente albero alle spalle dell’isola, collocato in modo che possa essere valorizzato, anziché nascosto. «La tuga è una farfalla; perciò se la infilzi con l’albero, la uccidi», afferma l’architetto. «Invece, con questa collocazione, è come se la farfalla si fosse appoggiata a un fiore».

Anche da ormeggiato, l’Ice 66 RS dà un’idea di grande velocità e spazio. «Abbiamo lavorato sul percepito, per trasmettere questo concetto», conferma Lucio Micheletti. «Il lusso è il percepibile. Basta guardare la tuga da fuori, per capire che si tratta della muscolatura di una barca dalla grande anima».

Alessandro Giuzio

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