L’Endurance 60 è uno yacht audace in grado di sorprendere tutti, anche l’esigente pubblico del Salone di Cannes; non a caso le sue linee avveniristiche convincono appieno la giuria del World Yacht Trophies 2021 che le assegna, a ragione, il titolo “World best innovation”. Esposta in anteprima mondiale sulle banchine della Croisette, l’Endurance 60 si è presentata all’ormeggio sul suo specchio d’acqua con la preponderanza delle linee armoniche che eludono l’arco dell’imbarcazione stendendolo proteso, seppur con una lieve flessione visibile soltanto nella parte centrale dello yacht. È il design “minimale” che ha colpito la giuria. E in effetti è così. Perché su Endurance 60 c’è ciò che ricerca il mercato, ma il trendy viene rinnovato totalmente offrendo geometrie nuove e quasi appartenenti a un’altra dimensione.
Pensiamo al nome di questo yacht: “Endurance 60”. Rievoca gli explorer marziani della Nasa. E lo fa a ragione. Il flybridge poi emula un “cappello” della tuga che trova ispirazione forse in un design più proprio all’automotive. Sportivo ma al contempo futuristico e soprattutto molto nautico. Inoltre il flybridge è coronato da un decoro strutturale costituito nelle vetrate polarizzate a prua e inserite all’uopo in un rotondo corrimano d’acciaio che delimita il flybridge stesso. Sicurezza.
Endurance 60 il maindeck di uno yacht strepitoso
La tuga dicevamo e una sovrastruttura a forma di parallelepipedo rettangolare, le cui linee però si muovono sinuosamente emulando quelle di una navetta. Ed è tutta fatta di finestrature verticali che si ergono sul maindeck, e non c’è praticamente composito. La prua poi è riversa in un gioco di opposti con i vetri rovesci del cockpit, inclinati di 35 gradi come nelle navi commerciali, perciò il cruscotto è cosi vicino alla plancia e la luce non infastidisce durante la navigazione.
Di più: la bellezza di Endurance 60 è sì istantanea, ma cambia in una metamorfosi a seconda dell’ambientazione. Succede per esempio quando in rada si aprono le terrazze poppiere, che rendono il pozzetto un open space degno di una pièce teatrale contemporanea. Le murate rivestite internamente con il teak creano così la scena giusta per la goliardia nautica da condividere con gli amici. I profili dell’imbarcazione ostentano ciascuno per parte due baffi finestrati: uno più corto nella zona centrale dello yacht con inseriti due oblò che offrono luce sul lower deck; e un altro più esteso verso prua, stavolta con tre oblò utili per arieggiare la cabina fronte mare.
Tanto si realizza in 18 metri su un peso di circa 30 tonnellate. Spingendosi, grazie ai due Volvo IPS 700, in planata a una velocità massima di 25 nodi. Una soltanto, la mente fertile che ha firmato questo ennesimo progresso della nautica italiana: Davide Leone, l’architetto navale che ha curato il progetto del Cantiere del Pardo; mentre Nauta Design firma, come sempre, gli interni bellissimi. Abbiamo provato l’Endurance 60 in mare e presto ve ne renderemo conto, ma non possiamo anticiparvi tutto.