Oramai in commercio ne troviamo di tutti i tipi: rigidi, semiflessibili, flessibili, da applicare alle vele, ai boma o, più semplicemente, da poggiare da qualche parte e da usare con attacchi volanti. I prezzi sono in continua discesa e sono divenuti da tempo abbordabili, alla portata di tutti.
Ma poi funzionano davvero? Riescono a permetterci di essere autonomi in termini energatici? Riusciamo a gestirne la presenza a bordo?
Noi di Tuttobarche abbiamo voluto verificare tutto questo in pochi passi:
Scelta del pannello
Si parte dal bilancio energetico, ognuno di noi ha il suo, caratterizzato dai propri consumi e dalle proprie abitudini. Nel nostro caso abbiamo considerato una giornata tipo passata in rada con il relativo pernottamento all’ancora, da ciò abbiamo ottenuto il seguente risultato:
Frigo a temperatura polare (le birre ci piacciono freddissime) consuma circa 4 A quando è in funzione (quando attacca), alla temperatura citata prima attacca per circa il 50% del tempo quindi avremo un consumo medio di 2 A che moltiplicato per le 24 ore ci da un consumo giornaliero di 48 A.
La luce di fonda (noi l’abbiamo tradizionale) consuma circa 1 A x 10 ore di buio fa altri 10 A al giorno.
Strumentazione varia, luci (poche) la sera, autopilota, plotter e musica a bordo calcoliamo altri 15 A al giorno.
Ne consegue che, con il nostro standard, consumiamo la bellezza di 73 Ampere al giorno.
Ora veniamo al pannello: la potenza nominale di un pannello è espressa in Watt che vanno opportunamente trasformati in Ampere dividendoli per la tensione che utilizziamo a bordo, nel nostro caso 12V.
Adesso che abbiamo capito che un pannello da 100 W può darci circa 8,33 A che moltiplicati per 8 ore di luce “buona” fanno 66 Ampere totali sembrerebbe tutto a posto, ma è vero?
Assolutamente NO! Ci sono altri mille fattori da considerare, fra questi i più importanti sono il calo di tensione dato dal diametro e dalla lunghezza dei cavi elettrici, la posizione (occhio all’ombra) e l’inclinazione del pannello a bordo e, giusto per non farci mancare nulla, le condizioni meteo perchè se il cielo è velato il pannello produce pochino…
Personalmente consiglio un fattore di riduzione della potenza nominale minimo del 50% per cui ne consegue che un pannello da 100W produrrà non più di 33 A/giorno, nel nostro caso insufficenti per il bilancio energetico. Abbiamo quindi scelto un pannello da 210 W flessibile della Solbian che “nominalmente” produrrebbe 17,5 A ma che più realisticamente ce ne fornirà circa 8 x 8 ore al giorno e dovrebbe quindi essere in grado di pareggiare il nostro bilancio.
Si ma dove mettere un “pannellone” di queste dimensioni?
Installazione
L’idea è quella di posizionare un pannello di grandi dimensioni in una zona della barca il più possibile lontana dalle zone d’ombra, non a caso i navigatori oceanici installano a poppa un telaio molto funzionale ma davvero poco bello, noi vogliamo vedere se i nuovi pannelli flessibili si possono posizionare sul bimini con una tecnica che li renda anche però smontabili in modo da poterli chiudere velocemente all’esigenza.
Così ci mettiamo a studiare una soluzione sia con Solbian che con Delta Boat Care, un’azienda di Varazze molto particolare, che segue le imbarcazioni a 360° e che, quando incontra un problema, sprigiona inventiva a manetta, il fatto che poi abbia anche una tapezzeria interna chiude il cerchio di questa realizzazione.
Il pannello viene “imprigionato” in una tasca in tessuto dotata di cerniere zip, le stesse vengono cucite anche sul bimini in modo da poter togliere il pannello in un attimo. Gli attacchi rapidi forniti da Solbian completano la realizzazione e rendono possibile lo smontaggio del pannello in una manciata di secondi.
Smontaggio che poi non è stato così necessario perchè con il pannello posizionato sul bimini anche a 35 nodi non si è spostato di un millimetro.
Il regolatore che Solbian ci ha consegnato e che Delta Boat Care ha montato è un VRM 15 della Western posizionato a circa 12 metri di cavo dal pannello, i cavi elettrici sono da 4mm di sezione e passano nei tubolari per poi infilarsi nei gavoni e raggiungere il pacco batterie.
Prova in mare, il test funzionale
Cominciamo subito col dirvi che siamo entusiasti dell’installazione e del pannello che, dopo le prove, DEVE essere come il nostro e cioè superabbondante e montato precisamente li dove lo abbiamo posizionato noi, le dispersioni, le ombre, la distanza dalle batterie … tutto concorre a far diminuire il rapporto fra la potenza nominale e quella effetttivamente erogata, ma veniamo al test.
Siamo partiti da Varazze più di 15 giorni fa ed abbiamo fatto quasi sempre rada, a parte 2/3 giorni in porto per le soste tecniche, il Daydreamer della redazione è un Comet 460 del 1986, monta 5 batterie servizi da 105 Ah e consuma parecchio perchè ha a bordo anche una centralina idraulica di 30 anni fa (che funziona ancora benissimo …).
Test 24 ore in rada
Cominciamo il test arrivando a motore da Solenzara a Santa Giulia in Corsica, verso le 13,30 abbiamo preso la boa e spegniamo il motore. Le batterie sono quasi al massimo e sia il tester che il regolatore segnano 13,6 V.
Comincia qui il nostro test con il frigo sempre acceso e la normale vita di bordo, c’è un maestralino leggero e la barca è orientata verso W-NW, la parte poppiera del nostro boma genera un’ombra sul pannello da 25 x 20 centimetri circa, puliamo il pannello e cominciamo le misurazioni che effettueremo ad intervalli regolari di un ora.
Il regolatore è una bestia strana, ci aspettiamo di leggere la corrente che proviene dal pannello ed invece lui, forse giustamente, ci dice quanta ne “spara” nelle batterie per cui quando sono cariche ne spara pochissima. Quando il frigo è in funzione la misura degli Ampere aumenta vistosamente mentre quella del voltaggio scende proporzionalmente. In queste condizioni misuriamo 13,2 V e più o meno 5 A in ingresso nelle batterie.
Appena il frigo si spegne lentamente il pannello ed il fido regolatore riportano a 13,6/13,8 il voltaggio e la misura degli Ampere scende fino a 1/1,2 Ampere in ingresso, una sorta di mantenimento del pacco batterie. Il frigo entra spesso in funzione perchè viene aperto di frequente, ma durante la giornata attingiamo alle batterie per molti altri utilizzi, più o meno consapevoli come le docce, gli strumenti (che teniamo accesi volutamente), la ricarica dei vari computer e cellulari, un breve colpetto di inverter ogni tanto etc etc..
Il pannello continua così, con questo vigore fino alle 16,30/17,00 poi il sole comincia ad avere un inclinazione che probabilmente non fà produrre il pannello al 100% , le misure che leggiamo portano il volmetro a scendere lentamente ma progressivamente verso i 13 Volt che raggiungiamo all’inbrunire.
Nota interessante: il pannello verso le 19,00 erogava ancora 1,1 A alle batterie, non male direi…
Al calar del sole ovviamente si fanno gli ultimi bagni e le conseguenti docce, poi si scende e si cucina con una luce accesa, si cena in pozzetto (con una lampada a batterie) poi si accende la luce di fonda verso le 21, la vita in rada scorre tranquilla insomma, fra un bicchier di vino e la visita di un amico…
Si va a nanna e la mattina ci si sveglia verso le 8,30 (come si dorme bene alla boa …), dopo il caffè siamo abbastanza lucidi per verificare le misure, il pacco batterie servizi ha un voltaggio di 12,5 V, il pannello ha già cominciato timidamente a caricare ma è bagnato dalla rugiada notturna, lo puliamo e la corrente in ingresso che leggiamo oscilla fra gli 0,8 e 1,2 Ampere.
Per riguadagnare i 13,6 volt che noi assimiliamo alla carica massima delle nostre batterie il nostro pannello deve produrre secondo il seguente calcolo:
105 Ah a batteria x 5 = 525 Ah totali a 13,6 volt ora siamo invece a 12,5 V il che vuol dire che abbiamo 482 Ah totali e, per tornare a 13,6, dovremmo quindi recuperarne circa 42 durante la giornata ai quali si aggiungono quelli del consumo del frigo (fortuna che di giorno va solo quello…) .
Il pannello però aumenta il suo rendimento con il passar delle ore e verso le 14,30 pareggia il suo bilancio e le nostre batterie tornano cariche e gli strumenti ci mostrano nuovamente i nostri 13,6 V.
Non abbiamo quindi mai acceso il motore per ricaricare le batterie e il nostro pannellone ce l’ha fatta egregiamente, certo fosse stato nuvolo .. ma la nostra luce di fonda consuma una follia, con una luce a led avremmo risparmiato almeno 10 Ampere ed avremmo affrontato tranquillamente anche un cielo nuvoloso.
Test in navigazione a vela
Il consumo complessivo in navigazione a vela è parecchio complicato ed i fattori in gioco sono molteplici ma noi abbiamo due alleati formidabili, la barca della redazione che ha una stabilità di rotta pazzesca e il complesso di strumentazione di Raymarine, senza dubbio quanto di più avanzato ci sia sul mercato oggi.
Come sapete a bordo abbiamo atrezzature Raymarine che stiamo testando e i cui risultati saranno pubblicati a breve, in particolare abbiamo un autopilota EV 200 con un unità p70 il tutto interfacciato con due vecchi ST 60+ e con un nuovissimo display della serie a da 7′, prima di partire abbiamo aggiornato tutto il software alla versione Lighthouse II R17.
Con tutto questo penserete che il consumo sia altissimo, ed invece i nuovi autopiloti e la strumentazione consumano pochissimo, pochissimo perchè correggono poco, il nostro settaggio è crociera, quello intermedio quindi ma il nuovo Lighthouse è semplicemente pazzesco, corregge pochissimo e sembra anticipare le onde ed i salti di vento, mai visto una cosa così in vent’anni di vela…
Quindi, tornando al test quello che consumerà di più sarà ancora il nostro frigo regolato a temperatura glaciale.
In tutti i casi partiamo dal Marina di Cala de Medici il 26 luglio alle 12,00 circa con rotta per Capraia, appena fuori dal porto ci accoglie un WNW intorno ai 10 nodi di reale per cui srolliamo tutto, spegniamo il motore ed il Daydreamer parte a razzo di bolina larga (è velocissima) .
Abbiamo 32 miglia da percorrere e la barca fila a quasi 8 nodi, il pilota e la strumentazione sono attivi ed in funzione così come il nostro frigo, la batteria è ovviamente carica ed il volmetro ed il tester sono concordi sui 13,6 V.
Lasciamo il pilota a gestire egregiamente la barca sbandata che corre velocissima e mangiamo qualcosa, i panini sono d’obbligo in queste condizioni e così le quattro ore circa di vela spettacolare passano velocissime.
Arriviamo a Capraia in un batter di ciglia e, prima di accendere il motore, scendiamo a controllare gli strumenti, siamo curiosi perchè il pannello sul bimini era ovviamente parecchio “sbandato” verso SE e pilota e strumenti sono andati di continuo.
La tensione è a 13,1 V davvero un’ottimo risultato.
Gli strumenti ed il pannello solare, installato in questo modo si sono comportati benissimo.
Non ci rimane altro che ormeggiare a Capraia e goderci il resto della gionata, felici di aver messo in piedi davvero un bel “marchingegno”, noi non sentiremo più la mancanza di un generatore a bordo, il cui utilizzo è sempre spiacevole, il rumore e l’odore, per non parlar della manutenzione e del costo ce lo rendono decisamente antipatico.
Per i lettori che incrocieranno le nostre rotte fino a fine agosto rimane l’invito a “toccare con mano” quello che stiamo dicendo e, sopratutto, a bere un bicchiere insieme.