L’industria nautica non è del tutto soddisfatta del Piano del Mare. Lo dichiara Confindustria Nautica, commentando la pubblicazione del documento avvenuta nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale, dopo la delibera arrivata il 31 luglio.
Cos’è il Piano del Mare
Il Piano del Mare è un piano strategico, approvato dal governo per il triennio 2023-2025, allo scopo di promuovere lo sviluppo e la crescita turistica costiere nel nostro paese. Le 230 pagine del Piano del Mare sono articolate in vari capitoli inerenti gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti mercantili, l’armamento, il lavoro marittimo, le energie fossili e rinnovabili, la transizione ecologica, i cambiamenti climatici, la pesca e acquacoltura, il turismo, le aree protette, l’attività subacquea, la cooperazione europea e la sicurezza. Ma in tutto ciò, denuncia il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi, «per l’industria nautica c’è un ruolo troppo marginale». Il comparto, afferma infatti Cecchi, «è inserito nell’ambito dei “Turismi del mare”, che non rappresenta la forza occupazionale (200.000 addetti) e il valore dell’export (3,7 miliardi euro) di un’industria prima al mondo (51% della produzione di navi da diporto) e di una filiera turistica sempre più rilevante dell’incoming nazionale».
I numeri elencati da Confindustria Nautica sono proprio questi: in Italia la filiera della nautica da diporto fa lavorare 200.000 persone, con un incremento di +8.800 nel 2022, e lo scorso anno il settore ha superato il record storico dei 3,7 miliardi euro di export. Un peso che, secondo l’associazione di categoria, non sarebbe stato adeguatamente rappresentato all’interno del Piano del Mare. Prosegue infatti Cecchi: «Come ho avuto modo di dire ai numerosi ministri intervenuti al Salone nautico internazionale di Genova, ringraziandoli per l’ascolto del governo, ora dobbiamo passare all’attenzione e quindi all’azione; non da ultimo, adeguando la composizione del board del Comitato per le politiche del mare (Cipom), che sconta l’assenza di competenze specifiche sull’industria nautica».
In fase di firma il decreto di revisione dei titoli professionali del diporto
Nella sua nota, oltre a occuparsi del Piano del Mare, Confindustria Nautica interviene anche sul decreto di revisione dei titoli professionali del diporto, attualmente in attesa di firma. A questo proposito, l’associazione auspica che il provvedimento «sia prontamente firmato e siano immediatamente resi disponibili i decreti ministeriali di attuazione relativi al programma d’esame e ai corsi di formazione dell’attesissimo nuovo titolo professionale nazionale dell’ufficiale di navigazione del diporto di seconda classe».
Per questa nuova figura, il testo prevede un percorso formativo qualificante, ma proporzionato al noleggio domestico di imbarcazioni da diporto, per il quale sono richiesti i corsi di sicurezza personale per la navigazione d’altura, di antincendio di base e di primo soccorso (BLS), nonché il conseguimento del certificato di radio-operatore Short Range (SRC). Il titolo professionale semplificato avrà validità di dieci anni.
Nell’ambito dell’aggiornamento dei titoli “maggiori”, conformi alla convenzione STCW, i limiti di abilitazione sono rispettivamente elevati a 500 GT per l’ufficiale di navigazione, 3000 GT per il capitano del diporto e oltre i 3000 GT per il comandante del diporto. I certificati vigenti conservano validità e potranno essere rinnovati anticipatamente al fine di conseguire l’upgrade. Per tutti i titoli STCW l’addestramento obbligatorio potrà essere effettuato sia su unità a noleggio che su unità in uso privato.
Infine, per l’ufficiale di navigazione e il capitano sono introdotte alcune funzioni alternative al periodo di imbarco obbligatorio: pilota del porto, ormeggiatore, ispettore di organismi di classifica, comandante impiegato presso cantieri navali per le prove tecniche di navigazione.