Il cuore di Genova visto dal mare con base al Marina Porto Antico

Marina Porto Antico e il cuore di Genova 

Fu Francesco Petrarca a definire Genova “imperiosa […] superba per uomini e per mura, signora del mare”. E questo prima ancora che i Genovesi diventassero padroni del mondo, tra il 1500 e il 1600. Per oltre ottocento anni, la città della Lanterna fu una potente e rispettata repubblica indipendente. La Croce di San Giorgio sventolò sui mari come simbolo di potere mercantile e autonomia governativa fino all’inizio del XIX secolo quando fu annessa all’impero napoleonico.

Vista notturna del Porto Antico di Genova con in primo piano il Bigo di Renzo Piano.

Le vicende successive, dal congresso di Vienna in poi, trasformarono Genova da Stato a città, ma non hanno cancellato le vestigia di questo glorioso passato, ancora a disposizione di chi vuole cercarle. Specialmente per gli appassionati di nautica, infatti, Genova si limita a piazzale Kennedy, alle arterie viarie che portano i visitatori dalle uscite autostradali al Salone nautico e ai posteggi con strisce blu delle vie circostanti (parcheggi salati, non per l’aria di mare, ma per le tariffe comunali). Un vero spreco, perché Zena, come si chiama in ligure, ha davvero tanto da offrire. Molto di più di quanto si riesca a immaginare chi non si addentra nei caruggi del centro, chi non ha mai visitato uno dei palazzi dei Rolli o chi non ha mai affrontato il percorso dei forti (inteso come fortificazioni, non come aggettivo qualitativo).

Così, per andare alla scoperta di questa opera sublime dell’ingegno umano partiamo proprio dal mare, che di Genova è stato sempre il migliore alleato. 

Marina Porto Antico, l’ormeggio nel cuore di Genova.

Nel capoluogo ligure c’è infatti la possibilità di avere come base non per forza un albergo o un appartamento, ma una barca, magari la propria. Intrigante opportunità poter provare una forma alternativa di turismo partendo pied-dans-l’eau invece che da un pied-à-terre. Così, per una vacanza in città, non c’è luogo più indicato di Marina Porto Antico dove ormeggiare, centro fisico e simbolico della città rinnovata nel rispetto della sua tradizione.

Intorno a Marina Porto Antico, questo porto turistico tanto moderno nei servizi quanto incorniciato dai palazzi che sorsero nel momento di massimo splendore cittadino, ha preso vita la rinascita del capoluogo, guidata dalla visione di Renzo Piano. L’architetto genovese ha posizionato qui due sue opere diventate icone del rinascimento zenese: il Bigo, con la base in acqua, uno scenografico monumento ispirato ai tradizionali strumenti di carico con al centro un ascensore panoramico che eleva i visitatori a 40 metri sopra il porto; e la Biosfera, detta anche la Bolla di Piano, un’enorme sfera di vetro e acciaio che ospita una porzione di foresta pluviale tropicale con oltre 150 specie viventi.

La vasca dei delfini all’Acquario di Genova.

A solo pochi passi dall’ormeggio si trovano poi altre calamite turistiche, come il grandioso Acquario, in Europa, secondo per dimensioni solo a quello di Valencia. Oltre 1,2 milioni di persone l’anno vengono qui per ammirare 400 specie diverse tra pesci, mammiferi marini, uccelli, rettili, anfibi e invertebrati. Chi arriva dall’acqua non può perdere il Galata-Museo del Mare, la più grande esposizione permanente dedicata a questo argomento, senza uguali per ricchezza e dimensioni in tutto il bacino del Mediterraneo, con all’interno anche una galea genovese in scala reale. A pochi passi di distanza, nell’immediato ridosso del bacino portuale è invece da visitare la Commenda di San Giovanni di Pré, un particolare complesso religioso costituito da due chiese romaniche sovrapposte -il cuore del corpo architettonico- e un edificio a tre piani, la cosiddetta commenda, vale a dire il convento e l’ospitale (posizionato a pian terreno). La sua funzione era duplice, da una parte stazione marittima per chi salpava alla volta della Terrasanta, dall’altra ospedale, prima destinato ai soli pellegrini e successivamente diventato ospitaletto per i malati e gli indigenti cittadini.

La Cattedrale di San Lorenzo.

Sempre senza uscire da Marina Porto Antico si accede anche alla sede genovese del Museo nazionale dell’Antartide Felice Ippolito una finestra aperta sul continente antartico, con particolare attenzione a biologia ed ecologia e alle attività di ricerca della basi italiane. Poco distante, la Città dei bambini, uno spazio per conoscere e sperimentare dedicato ai giovani esploratori del mondo dai due ai 13 anni. Tra i due istituti culturali anche una terza tappa, il museo dedicato ad Emanuele Luzzati, famoso per i suoi cartoni animati, le sue scenografie e le illustrazioni dallo stile inconfondibile.

Da Marina Porto Antico, lasciandosi il mare alle spalle si risale via San Lorenzo fino a giungere all’omonima cattedrale, il duomo cittadino, caratterizzato da una commistione di gotico e romanico. Iniziata alla fine dell’XI secolo, oltre alle numerosissime opere pittoriche, lapidarie e di pregio architettonico, ospita anche le reliquie di san Giovanni Battista. Da qui, con solo te minuti di passeggiata, si raggiunge un altro bell’esempio di romanico genovese, la chiesa di San Donato, dalla facciata rigorosa e spoglia come imponeva lo stile e dalle pregevoli testimonianze dipinte come il trittico dell’Adorazione dei magi, rubato e successivamente recuperato nel 1974.A neanche 300 metri di distanza è possibile visitare Palazzo Ducale, o Paxo, come è chiamato da queste parti, per secoli sede del doge della Repubblica genovese.

Palazzo Ducale.

Oggi è sede di mostre ed eventi culturali, dopo essere stato riportato all’antico splendore nel corso dei lavori terminati nel 1992 per i 500 anni della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Alla casa nella quale il celeberrimo navigatore visse tra il 1455 e il 1470, ricostruita a inizio XVIII secolo dopo il bombardamento della città disposto da Re Sole, Luigi XIV, si arriva passando dalla maestosa Porta Soprana, una delle porte di ingresso alla città sovrastata da due imponenti torri e fra le principali opere architettoniche medioevali in pietra pietra del capoluogo. Il varco reca incisa la raccomandazione che la città faceva ai visitatori che entravano. Ridotta in estrema sintesi recita: attenzione allo spirito in cui entri, o straniero, perché in base a quello il tuo destino cambierà di molto.

Porta Soprana.

La porta rientra nella cinta muraria, o meglio: in una delle sette cinte murarie che nel tempo hanno difeso la Superba, per la precisione quella detta del Barbarossa, che fu iniziata a metà del XII secolo e che ancora è percorribile e riconoscibile in diversi punti, passeggiarci sopra, proprio tra la Porta e Sarzano dà ancora tutto il sapore medioevale della vita in cui era normale vivere circondati da mura per paura dei nemici. D’altra parte era necessario difendere una delle città più ricche del mondo. Il potere e la magnificenza delle famiglie genovesi che si arricchirono con i commerci diventa evidente ancora oggi quando, nel centro storico, si ammirano i palazzi dei Rolli. Le sontuose residenze dell’elite cittadina così chiamate perché ai tempi in cui Genova governava il mare, erano sorteggiate in liste ufficiali, i rolli, appunto -in italiano ruoli, elenchi- per stabilire dove dovevano tenersi le visite di Stato. Sono quasi una fotografia del Siglo de los Genoveses, il periodo d’oro della città inaugurato a metà del 1500 da Andrea Doria, il capitano di ventura diventato signore di Genova e che alleandosi con la Spagna garantì la sostanziale autonomia di operato delle navi guidate dalla Lanterna.

Una sala di Palazzo Reale.

I Rolli sono oltre cento e nel luglio del 2006, 42 sono stati nominati Patrimonio dell’Umanità Unesco. Da non perdere una visita a Palazzo Reale, fatto costruire da Stefano Balbi e inaugurato nel 1620, così importante e di rappresentanza, anche in una città architettonicamente ricca come Genova, che dopo la nascita del Regno d’Italia divenne una residenza ufficiale dei Savoia. Oggi è ancora elemento di un complesso architettonico del 1600-1700 del quale sono conservati intatti gli interni di rappresentanza, dagli affreschi agli stucchi, dai quadri agli arredi.

Palazzo Rosso, in via Garibaldi.

Durante i Rolli Days tutte le dimore storiche sono visitabili gratuitamente. Quindi è bene non lasciarsi sfuggire neanche Palazzo Spinola di Pellicceria, sede della Galleria Nazionale. Attenzione, gli Spinola erano davvero potenti a Genova, quindi i palazzi con il loro nome inclusi nei Rolli sono 22, ognuno con le sue peculiarità. Obbligatoria una passeggiata per Via Garibaldi, la via Patrimonio dell’Umanità, costruita nel 1550 per le famiglie più abbienti che decisero di abbandonare le residenze medioevali creando una zona esclusiva e opulenta. Qui ogni casa vale una visita, non per nulla la famosa intellettuale ante litteram e scrittrice Madame de Staël le diede il nome di Rue des Rois, la via dei Re. Se però dovete scegliere due Rolli soltanto puntate su Palazzo Rosso (Palazzo Brignole Sale) e il dirimpettaio Palazzo Bianco.

Camminamento sulle mura del Barbarossa

Il primo dei due è uno dei più recenti, costruito nel 1670 e caratterizzato da due piani nobili per i due fratelli Ridolfo e Gio. Francesco che lo commissionarono, oggi è una delle più importanti pinacoteche cittadine. Il secondo, anch’esso adibito a museo, fu realizzato da Luca Grimaldi, membro di una delle più potenti famiglie genovesi, proprietaria della maggiore area su cui crebbe l’attuale via Garibaldi. Passato di proprietà divenne infine dei Brignole-Sale di cui sopra che lo donarono, al termine dell’800, al Comune, oggi è una delle pinacoteche imperdibili con opere come Ecce Homo di Caravaggio.

Palazzo Reale.

Se invece si vuole rimanere a scoprire la Genova più antica è bene recarsi al Museo di Sant’Agostino, collocato nel complesso conventuale agostiniano risalente al XIII secolo e che mette in mostra sculture, affreschi staccati italiani e liguri, reperti lapidei dal X al XVIII secolo. Ma la Superba non sarebbe tale se non avesse molto altro ancora da offrire. Per scoprilo vi basterà seguirci nelle prossime settimane per capire perché lo scrittore Anton Čechov la definì: “la città più bella del mondo”.

Giacomo Giulietti


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