Qualche migliaio di miglia in oceano ce l’ho. Qualche campionato italiano, europeo, mondiale, domenicale e soprattutto del fiasco l’ho fatto. Qualche medaglia al collo me la sono messa, seppure di tolla.

Inoltre come già la modella di una nota pubblicità di reggiseni, non so cucinare. E allora?

E allora, ogni volta che entro in un salone nautico, taaa-daaa! mi trasformo.

Come metto piede al salone, in qualsivoglia salone nautico, io credo di essere me stessa ma tutti intorno a me vedono una massaia scappata di casa.

 

 

L’incantesimo

Innanzitutto, appena mi vedono arrivare nascondono le barche. Soprattutto le barche a vela. Le assiepano strette strette strette negli ormeggi, che per vedere come è fatta una fiancata devi entrare nella barca accanto e guardarla dagli oblò.

Poi tolgono tutto tutto quello che può stare su una coperta e che può suggerire la navigazione.

Via le scotte, via le drizze, alle vele non pensateci nemmeno.

Tutto ingessato e plastificato e immobilizzato al punto che persino Harry Potter strabuzzerebbe gli occhi per l’incantesimo: Arresto Momentum!

Viste da poppa

Poppe. Poppe. L’unica cosa che mi lasciano vedere sono le poppe. E torniamo alla pubblicità di cui sopra, indirettamente.

Ma io non mi arrendo, voglio vedere da vicino, cercare di capire cosa hanno di speciale queste barche che tutti mostrano e che tutti vogliono vedere, rigorosamente da ferme.

Per onestà devo avvertire che non sono una di quei velisti nerd che conoscono a memoria ogni singolo armo, progettista, soluzione, carena, materiale.

Non sono di quelli che girano nei porti a catalogare ogni singola variante di paterazzo. Sono piuttosto di quelli che girano in barca e io le barche le capisco in un modo solo: usandole.

Ma qui non si può, e allora facciamo le visite.
Innanzitutto devo registrarmi, fornire un sacco di dati personali. Perché? Boh. Buon divertimento agli stagisti dell’ufficio marketing che dovranno ricopiarsi tutto.

In alcuni casi devo fare coda, in altri casi mi dicono di tornare (e lo sanno: non tornerò, ma forse hanno già capito che noi massaie non accompagnate siamo pessimi clienti).
E finalmente salgo a bordo.

La visita

In genere la visita comincia giocoforza dal pozzetto, dove mi vengono mostrate sbrigativamente le due ruote del timone (Sempre due. Non importa che tu sia un trenta piedi o un maxi: due ruote del timone le devi avere).

E mi si rassicura che le scotte e le drizze resteranno sempre ben nascoste “e sempre tutto in ordine”.

Non faccio a tempo a guardare come è demoltiplicata la scotta randa o quanti sono i winch che uuuuush! sono risucchiata sottocoperta.

Qui mi si illustrano nell’ordine: la cucina, il forno, il tavolo da pranzo, i tessuti dei divani, le tendine, gli stipetti dove si possono nascondere computer, creme da sole e ulteriori forni a microonde.

L’ampia cabina, i bagni separati. Ha visto quanto è luminosa? Qui ci sono i cassetti per le posate e qui si può mettere – su richiesta – il condizionatore.

C’è chi mi mostra anche l’alloggio per i detersivi, sotto il lavandino.
Chi mi indica premuroso il modo per nascondere il tavolino da carteggio: c’è chi l’ha definito (e lo so che mi leggerà) un ricordo da libro Cuore, che nessuno usa più.

Chi mi spiega come il tavolo da pranzo sia anche apribile o abbassabile o sgabellabile, chi mi spalanca tutti i cassetti e gli armadietti con le luci dentro, chi mi indica al giardinetto lo spazio per il barbecue. Andare a prua, mai.

 

 

Andare a prua, mai

Ma io vorrei sapere le strumentazioni, e il materiale della struttura, e il pescaggio, e se tra le mille lucine del light design c’è l’unica che serve, quella rossa da navigazione notturna.

E vorrei dire loro che no, no, no non mi interessano gli interni delle barche e no, no, noooo non ho mai usato un forno a microonde in vita mia e che se peschi un tonno da trenta chili in pieno oceano casomai ti serve un freezer e che se il tavolo della dinette è trasformabile casomai potrebbe servirmi per dormirci sopra in trasferimento.

Quando a un venditore chiedo come mai tra due modelli molto simili del cantiere, uno ha l’albero passante e l’altro no, e tecnicamente cosa cambia, mi spiega che sono uguali però a qualcuno l’albero sottocoperta dà fastidio.

Quando a un altro indico degli spigoli taglientissimi e chiedo: ma questa barca non sbanda? Dice non si preoccupi, chi la usa (cioè: non io) sa come fare.

Quando mi azzardo a chiedere che vele porta a prua, tutti mi guardano con l’aria di congratularsi: Sì. C’è. Abbiamo anche il Code Zero.

Dato che sono fissata con la sicurezza a bordo, risalendo in coperta faccio sempre questo test e chiedo distrattamente dov’è il posto per l’epirb e le dotazioni.
Nessuno risponde, sarà per scaramanzia? qualcuno apre un gavone a caso e mi dice che la zattera posso mettermela lì.

 

La classifica

Parole chiave più frequenti al salone della nautica:
Wifi, Microonde, Barbecue, Stipetti. Prendisole. Carbonio. Code 0. Delfiniera. Armatoriale.

Miglior venditore protagonista, ex aequo ai due estremi:

Premio Massaia Felice: assegno senza esitazione al venditore Elan che non ha smesso di parlare un solo secondo senza mai prendere fiato riuscendo anche a farmi passare il dito sulla speciale copertura anticondensa dei bagni così non ci sono quelle fastidiose goccioline dopo aver fatto la doccia e mi ha dato due biglietti da visita (“uno è di rispetto ahahah”) e mi ha stretto forte forte e a lungo la mano come se non avesse mai avuto una cliente più simpatica di me dicendomi “allora, le faccio un preventivo?”.

Premio Massaia Pentita: va al venditore X Yachts di cui ahimé non ho biglietto da visita, il quale dopo avermi vista estenuata dal proprio collega che mi interrogava sui miei dati personali senza autorizzazione a norma di legge, mi ha preso amorevolmente in carico sul suo X 46 e mi ha catalogata giustamente non nel settore massaie felici ma nel settore veliste rompiscatole.
Mi ha parlato per prima cosa del rapporto raddrizzante e del peso in chiglia! mi ha mostrato per prima cosa l’alloggio per la zattera! (in un gavone apposito in pozzetto a filo ponte), mi ha portata finalmente a prua a vedere il suo fiocco autovirante, altro che Code 0.
Mi ha sussurrato “avvolgifiocco recessato”, poi mi ha decantato il teak in pozzetto e la tuga antisdrucciolo (di serie) invece del teak sintetico a copertura totale (optional-chic) e dopo avermi guidata dolcemente sottocoperta ha sollevato i paglioli mostrandomi una sentina bella profonda.
Ragion per cui avrà il mio cuore in eterno.

 

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