Nuove regole per i natanti da diporto che navigano in acque straniere. È stato reso disponibile il nuovo modello DCI per la dichiarazione sostitutiva di atto notorio ai fini dell’attestazione del possesso e della nazionalità italiana dei natanti da diporto che navigano in acque territoriali straniere. Si tratta di un documento che d’ora in poi sarà indispensabile per poter navigare con un natante in acque non italiane.
Si ricorda che per “natanti”, la legge italiana intende solo gli scafi inferiori ai dieci metri per i quali non è obbligatoria l’immatricolazione. Le nuove regole, dunque, non riguardano le “imbarcazioni” (con cui la legge italiana identifica le unità con scafo dai 10 ai 24 metri) e nemmeno le “navi da diporto” (che hanno lunghezza superiore ai 24 metri), che hanno sempre potuto navigare liberamente in acque straniere. Diverso è invece il discorso dei natanti, che senza l’approvazione di questa norma, a partire dalla prossima estate avrebbero dovuto essere immatricolati per poter navigare. Grazie invece al recente decreto del Ministero delle infrastrutture e trasporti, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale, sarà possibile evitare l’immatricolazione e navigare comunque all’estero, a patto di avere con sé il modello DCI.
In fondo a questo articolo è possibile scaricare il modello DCI.
Cosa cambia per la navigazione in acque straniere
In base alle nuove regole, i soggetti italiani possessori di natanti, durante la navigazione in acque territoriali straniere, potranno attestare il possesso, la nazionalità e i dati tecnici dell’unità attraverso la dichiarazione di costruzione o importazione (modello DCI), corredata della dichiarazione sostitutiva di atto notorio, autenticata da uno Sportello telematico dell’automobilista (STA), che attesti il possesso e la nazionalità del natante, rilasciata conformemente al modello appena emanato. La documentazione dovrà essere sempre tenuta a bordo.
I motivi delle nuove regole sui natanti
La normativa è stata introdotta al fine di sostenere il mercato dei natanti, andando a definire la documentazione che li abiliterà alla navigazione nelle acque territoriali di altri Stati europei. In particolare, in paesi come Croazia, Slovenia e Grecia, dalla prossima estate sarebbe stato proibito navigare a bordo di imbarcazioni “non targate”; a meno che non fossero state immatricolate, con tutti gli oneri che questa procedura comporta per i proprietari.
Grazie alla nuova norma, invece, sarà l’attestazione dei dati tecnici dell’unità (modello DCI, acronimo di “Dichiarazione di Costruzione o Importazione”), insieme a una dichiarazione di possesso del proprietario autenticata dagli Sportelli telematici dell’automobilista (STA), a poter essere presentata alle autorità degli altri Stati dell’Unione europea al fine di attestare il possesso, la nazionalità e le caratteristiche della stessa.
La norma rientra nelle disposizioni del “pacchetto nautica” contenute nel decreto noto come “Made in Italy”, approvato lo scorso dicembre, ed è frutto del confronto di Confindustria Nautica con il ministro delle imprese Adolfo Urso e i relatori del provvedimento, i deputati Alberto Gusmeroli e Silvio Giovine.
«L’introduzione di questa misura porterà un duplice vantaggio: eviterà l’alternativa dell’immatricolazione in paesi come Croazia, Slovenia, Grecia e non solo, le cui acque territoriali dalla prossima estate sarebbero state precluse ai “non targati”, ai quali sarebbe stata richiesta l’immatricolazione con tutti gli oneri che questa comporta e il conseguente versamento dell’Iva presso di loro», sottolinea Confindustria Nautica. «Inoltre, le somme derivanti dal pagamento dei diritti di rilascio saranno assegnate al funzionamento del Registro telematico delle unità da diporto, in particolare dell’Ufficio di Conservatoria Centrale (UCON), contribuendone così all’efficientamento».
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L’immatricolazione presuppone un riconoscimento visivo che rimanda alla proprietà. Questo è un documento privato che potrebbe essere esibito su richiesta e che non risulta ,da nessuna parte , salvo errore, che sia stato accettato da Slovenia e Croazia con una dichiarazione ufficiale .