Mollare gli ormeggi. E tutto il resto.

Ah, le partenze, che bei momenti… Non importa quanto sei esperto, quanto hai navigato, quanto sia vicino il prossimo porto: ogni volta che si mollano gli ormeggi l’emozione è tanta.

Finalmente si prende il mare, finalmente tutto resterà indietro, almeno per un po’, finalmente ci potremo dimenticare di avere un corpo terrestre e perderci nei nostri pensieri, che sempre di più somiglieranno all’acqua e al vento e sempre meno alle forme grigie e squadrate dei paesaggi di città.

Tutto si alleggerisce, le priorità si capovolgono in un attimo: restare vigili per la sicurezza dell’equipaggio e della barca, dormire un po’ quando e possibile, mangiare. Il resto è superfluo e lo si fa solo se ce ne sono il tempo e le condizioni.

Certo, ci sono i pensieri dell’ultimo minuto, soprattutto se si parte per stare via molto: ho preso tutto? Ho imbarcato quella cosa che assolutamente mi serve? Ma in un attimo è evidente che indietro non si torna, e si farà con quel che c’è. Sensazione di libertà tra le più pure che io abbia provato… E sicuramente la più difficile da gestire, per noi abituati ad avere tutto a portare di mano, di click, di macchina, di carta di credito.

A chi tra i miei amici mi dice “brava, hai fatto bene a mollare e a partire” io rispondo spesso “provare prima di invidiare, please”. Io non tornerei mai indietro, ma i primi tempi nella nuova dimensione sono tempi di grande cambiamento e adattamento, per noi e per quelli che ci sono vicini. Non siamo più facilmente raggiungibili, il nostro affetto per i nostri cari sarà magari più forte e più profondo, ma molto meno tangibile – e non tutti si abituano in fretta. Non possiamo nemmeno raggiungere facilmente cose ben più triviali dell’affetto: il meccanico se si rompe qualcosa, la terra se per caso il mare si arrabbia, il supermercato, il medico, eccetera eccetera. Dobbiamo imparare a fare tutto con meno, molto meno.

La prima volta, quando rimasi per venti giorni senza vedere terra attraversando l’oceano Atlantico, avevo paura e il cuore batteva fortissimo. Ce l’avrei fatta? Avrei saputo trovare un equilibrio là in mezzo, senza riferimenti, senza nessuno intorno? Adesso che un po’ di tempo è passato, quello della partenza è il momento che aspetto con più trepidazione. L’emozione è sempre tanta, nello sciogliere quella piccola cima che ci tiene legati a terra e in un attimo essere in mare. Ma so che quello che ho davanti è un viaggio meraviglioso dentro pensieri inaspettati, che duri pochi giorni o intere settimane.

E allora via!

Sara Teghini

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