Il progetto “Monaco Capital of Yachting” compie dieci anni con uno sguardo rivolto al futuro, cogliendo l’occasione per cambiare nome in “Monaco, Capital of Advanced Yachting“. Lo Yacht Club di Monaco ha celebrato nei giorni scorsi la cerimonia di lancio, la cui cornice – e non poteva essere altrimenti – è stata la quinta edizione della Monaco Ocean Week, organizzata dalla Fondazione Principe Alberto II di Monaco presso l’Istituto oceanografico e il Centro scientifico del Principato di Monaco. Durante l’evento si è discusso a lungo sulle sfide e sulle innovazioni tecnologiche che la produzione delle barche a motore dovrà affrontare nei prossimi anni al fine di abbattere le emissioni inquinanti e contribuire così all’interruzione del surriscaldamento globale: proprio questi temi sono al centro del rebranding “Monaco, Capital of Advanced Yachting”.
Avviato nel 2012, il progetto “Monaco Capital of Yachting” era nato come una sorta di brand di rete allo scopo di consolidare il posizionamento del Principato di Monaco come centro d’eccellenza nel settore dello yachting. «Dal semplice obiettivo di aumentare questa consapevolezza tra gli operatori locali del comparto – ha spiegato il principe Alberto II, presidente dello Yacht Club di Monaco, durante le celebrazioni – è subito diventato evidente che questo nuovo approccio sarebbe stato ovvio per il Principato: sono infatti convinto dell’efficacia dell’adesione collettiva al brand “Monaco Capital of Advanced Yachting” come strumento per elevare la nostra autorità internazionale in questo settore».
«Intendo incoraggiare e promuovere la nostra tradizione di innovazione – ha proseguito il principe Alberto II di Monaco – che si basa sul progresso tecnologico per costruire un futuro responsabile per la nautica da diporto, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che condivido attraverso la mia fondazione. Questo principio-guida è sinonimo di una crescita rispettosa dell’ambiente, che implica il rendersi conto che lo sviluppo sostenibile non è un limite, bensì una leva che può migliorare la resilienza del settore, generare valore aggiunto e contribuire a costruire un ecosistema sano e a una comunità forte».
Ancora più concreta sugli obiettivi da raggiungere è stata la ministra dei lavori pubblici, dell’ambiente e dello sviluppo urbano Céline Caron-Dagioni: «La costruzione di un settore nautico eco-responsabile può essere raggiunta solo lavorando di concertazione tra tutti i partner. Dobbiamo essere tutti d’accordo con questo obiettivo, al fine di rispettare i nostri impegni di ridurre i gas serra del 55% entro il 2030 e di raggiungere le zero emissioni entro il 2050».
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