Le cose sono poi cambiate e i cantieri hanno cominciato a proporre yacht dalle dimensioni più contenute, ma con gli stessi contenuti prestazionali delle navette propriamente dette, vale a dire un serio mezzo per affrontare con serenità spostamenti anche di lunga tratta. In più, le carene sono divenute più veloci e dalla navigazione in dislocamento puro si è passati al semidislocamento o alla semiplanata a seconda del tipo di geometrie applicate nell’opera viva. Così come l’impatto visivo si è affrancato dai canoni tradizionali per proporre scafi e sovrastrutture dall’aspetto rimaneggiato, con il fine sia di aggiornare l’estetica, ma anche di fornire nuove possibilità a chi la barca la deve usare, con nuovi e maggiori spazi in coperta e, soprattutto, negli interni.
Navetta 52 è, per il momento, la più piccola dell’omonima serie di yacht realizzati dal cantiere piacentino che si compone anche di altri due modelli: la Navetta 58 e la recentissima e già pluripremiata Navetta 73 .
Di sicuro, il colpo d’occhio la differenzia dalla maggioranza delle imbarcazioni della fascia 15-18 metri che si vedono oggi in giro: la Navetta 52 ha la ruota di prua perpendicolare all’acqua, la sovrastruttura che sale verticalmente verso il fly bridge, le superfici vetrate che praticamente rivestono tutti gli interni del ponte principale, e le numerose sedute e il prendisole che arredano e completano la zona prodiera, soluzioni non così comuni. Anche da un punto di vista marino, il modello che abbiamo provato riserva delle piacevoli evoluzioni. Per esempio la possibilità di navigare efficacemente oltre i 20 nodi, sfruttando la dualità della carena capace di procedere sia in dislocamento, che rimane il suo andamento preferito, sia la planata.
Sull’Absolute Navetta 52 si abbandona il concetto di barca prettamente mediterranea. Ma la sua fruibilità esterna è considerata in funzione dell’Absolute Global Project, l’iniziativa che ha come fine la progettazione e la costruzione di barche adatte a una destinazione mondiale, per armatori che navigano nelle acque del Sud Est asiatico, tra le isole caraibiche o nel Mare Nostrum.
Articolato in modo intelligente anche il fly bridge, dalle dimensioni generose paragonato alla lunghezza totale dell’imbarcazione. La plancia comando è centrale, con la comoda poltrona del timoniere dotata anche di un indicatore di peso di chi si siede per poter regolare l’ammortizzatore della seduta nel modo più personalizza
Verso prua il livello del pagliolato si alza, idealmente a separare la zona più interna, per il resto integrata senza soluzione di continuità con il resto degli spazi comu
La plancia di comando interna è all’estrema prua, sul lato di dritta. Compatta quanto basta da ospitare tutti gli strumenti e i comandi per la gestione della navigazione è ben riparata anche dalla luce del giorno dal labbro del fly bridge che offre una superficie ombreggiante su un’alzata altrimenti perfettamente verticale. Utile e insolita per uno yacht di queste dimensioni, l’apertura laterale che mette in contatto diretto la timoneria e il passavanti, soluzione di grande aiuto per chi usa la barca in equipaggio ridotto.
Alla zona notte è dedicato il ponte inferiore. La cabina armatoriale è posizionata a mezza nave, nel punto meno ballerino della barca. La sua pianta a tutto baglio permette di ricevere luce dalle aperture luminose realizzate sulle murate e di lasciare spazio a un divano sul lato di sinistra e a un vanity sulla dritta. Non manca lo spazio per un tv pop up e uno stipetto per i vestiti, mentre il letto è di dimensioni standard. Ovviamente il bagno è privato, arredato con un piano il marmo scuro con venature ruggine e con spazio doccia separato.
La cabina vip è a prua, con il letto posto a 45 gradi rispetto alla linea di chiglia per avere spazio in cabina, ma senza sacrificare i volumi dedicati alle necessità tecniche come il pozzo dell’ancora. L’accesso al bagno, che divide con la terza cabina a letti gemelli, posizionata subito a dritta della discesa, è chiuso da una porta scorrevole,soluzione in genere evitata in barca per via delle vibrazioni, ma qui risolte in maniera impeccabile.Buona parte del merito è anche dovuta al sistema di costruzione ISS (Integrated Structural System) che prevede la realizzazione degli interni fuori ope
Dallo specchio di poppa si accede al locale marinaio, corredato di un vero locale toilette, e da qui si arriva alla sala macchine dove sono alloggiati i due Volvo Penta D6 IPS 600 da 435 cavalli l’uno che, come lascia intuire al sigla identificativa, scaricano in acqua la loro potenza grazie a trasmissioni Ips.
Altro elemento che colpisce è la totale assenza di spruzzi in coperta. Certo, specialmente per quanto riguarda l’intensità del vento la prova non è stata effettuata in condizioni particolarmente maschie, ma comunque già sufficienti a sollevare un bello spaglio di acqua quando si affrontavano le morbide onde di scaduta in piena velocità. Tanta asciuttezza è merito della geometria dell’o
Per quanto riguarda la parte alta delle prestazioni, spingendo le manette a fine corsa, a 3600 giri e aiutando con i flap lo scafo a mantenere l’assetto più corretto si sono raggiunti i 22 nodi, una velocità di tutto rispetto per, lo ripetiamo, un’imbarcazione che nasce per navigare placidamente a regimi ben più contenuti.
Nota finale, il prezzo di listino è di 750mila euro più Iva. Una cifra davvero interessante per quanta barca ci si porta via.
Giri/minuto | Velocità | lt/h | lt/miglio | Autonomia | |
600 | 3,0 | 2,4 | 0,8 | 2.500 | |
1000 | 4,7 | 7,1 | 1,5 | 1.333 | |
Vel. Crociera economica | 1500 | 7,2 | 15,1 | 2,1 | 952 |
Vel. Crociera dislocante | 2000 | 9,0 | 39,6 | 4,4 | 455 |
2250 | 11,0 | 66,0 | 6,0 | 333 | |
2500 | 11,6 | 85,8 | 7,4 | 270 | |
Vel. Planata | 2750 | 13,0 | 97,5 | 7,5 | 267 |
3000 | 15,5 | 124,0 | 8,0 | 250 | |
Vel. Crociera planante | 3250 | 20,0 | 168,0 | 8,4 | 238 |
Vel. Max | 3600 | 21,7 | 173,6 | 8,0 | 250 |
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