E’ probabilmente il tramonto il momento in cui la navigazione notturna ha effettivamente inzio. Sul piano emotivo prima di tutto. Credo che non abbia davvero importanza quante notti si siano passate in mare. Certo con l’esperienza svaniscono i piccoli timori, i gesti di preparazione si fanno più precisi, l’organizzazione a bordo non ha incertezze. Ma credo che per chiunque, quando la notte si avvicina, ci sia qualche istante di sospensione del ritmo che la navigazione ha avuto sino a quel momento, di percezione che il passo cambi, che nel nostro microcosmo che è la barca la notte modifichi i comportamenti e anche un po’ lo spazio in cui si vivono.
E’ ancora prima del tramonto infatti che si inizia a verificare, per l’ennesima volta, che tutto sia in ordine e funzioni. A partire alle luci di via, naturalmente, il cui perfetto funzionamento è già stato verificato prima di salpare, ma che prima dell’arrivo del buio va verificato ancora, in modo da avere il tempo necessario per sostituire una lampadina.
Stiamo navigando in un tratto di mare mediamente trafficato, fra Stromboli e l’isola di Capri, circa 130 miglia senza pericoli di nessun genere. La strumentazione di bordo è completa e il radar in funzione ci da una bella sicurezza. Ma la separazione a vista dal resto del traffico è indispensabile, quindi occhi aperti e soprattutto non accecati da luci che vengono dalla dinette.
Ed è al momento del tramonto che ci si occupa delle luci. Accendiamo quelle di via, e con le prime tenebre regoliamo l’intensità di quelle degli strumenti in pozzetto riducendole gradatamente in modo che non infastidiscano chi è in turno.
Sotto coperta tutto viene messo in ordine. Sul tavolo da carteggio rimane la carta nautica dove ogni due ore riportiamo il punto nave che viene anche annotato sul log book. L’obiettivo è quello di avere sempre una posizione aggiornata da cui partire per condurre una navigazione stimata nella malaugurata ipotesi che il Gps ci abbandoni.
Per sicurezza chiudiamo passauomo e oblò e tutte le prese a mare, anche quelle che di solito durante il giorno vengono lasciate aperte durante la navigazione a motore.
In pozzetto portiamo tutto l’occorrente per trascorrere la navigazione notturna. Il giubbino autogonfiabile, che ognuno di noi indossa insieme alla life line. Di notte è categorico. A prescindere dalle condizioni meteo si sta legati ai golfari che abbiamo in pozzetto anche con mare calmo. Se ci si sposta per qualche ragione verso prua lo si fa agganciando la life line alla jack line. Anche solo l’onda sollevata da una nave che passa in lontananza e che non vediamo può creare un rollio improvviso e abbastanza forte da sorprenderci e buttarci fuori bordo.
Oltre ai giubbetto, una torcia, il VHF portatile, l’acqua, della cioccolata, qualcosa da mangiare e un termos di caffè caldo cui attingere durante i turni di guardia. L’obiettivo è quello di avere tutto a portara di mano, e non costringere qualcuno ad andare in quadrato e ad accendere le luci. Durante la navigazione notturna l’unica luce che rimane accesa è quella rossa sul tavolo da carteggio.
Il vento abbonaccia quasi completamente rimanendo di poppa. Quindi rolliamo genoa e randa e procediamo a motore. In condizioni normali, personalmente preferisco essere conservativo e prendere comunque una mano di terzaroli a prescindere dall’intensità del vento. In questo caso chiudiamo tutto perchè il rollio fa sbatacchiare una randa che ci porta solo un po’ di stabilità in più pagando però il prezzo di una usura che fa soffire tutti e non solo l’armatore.
Inziano i turni. Le due persone meno esperte ne coprono uno da due ore e mezza insieme. Teoricamente uno in pozzetto e l’altro di guardia franca, sottocoperta a riposarsi o in pozzetto al riparo della grande capottina di cui è dotato il nostro 53 piedi. In pratica, visto il particolare legame affettivo fra i due membri dell’equipaggio, se ne stanno insieme seduti a popa a godersi le loro ore di guardia mentre il terzo dorme prima del suo turno di sole due ore.
Si innesca così un ritmo che nei secoli ha subito ben poche modifiche se non quelle apportate dalle tecnologie. La guardia smontante comunica a quella montante prua bussola e eventuali annotazioni, come la presenza di navi in vista o eventuali modifiche delle condizioni meteo, si occupa di annotare la posizione e di riportarla sulla carta nautica, se necessario rabbocca il termos del caffè prima di godersi il riposo. Due ore filate in cui l’altro membro dell’equipaggio si gode il rumore rassicurante del motore e quello dei pensieri in libertà.
E ogni tanto accade che qualche incrocio notturno sia allietato da una chiaccierata sul Vhf. Come accaduto due notti prima nello Ionio, anche questa notte siamo chiamati sul 16 da una imbarcazione che sta navigando su una rotta opposta e parallela alla nostra. Ci individuano sull’AIS e ci chiamano per nome: “Marinella da Freedom…passiamo sul canale 9”.
Due chiacchiere per confermare che ci si è visti, dove si sta andando e per augurarsi la buona notte. Poche parole nel gergo obbligato di chi naviga, ma suffcienti a scaldare un po’ questa fresca notte di maggio.
Una notte che passa velocemente. In modo impercettibile qualcosa cambia nel cielo. Ci si chiede se sia l’aurora perchè la differenza è tenue, quasi uno sbiadirsi del nero. Poi la luce delle stelle si fa più fioca, la notte arretra e a est il bagliore ci dice che il sole ha ricominciato la sua arrampicata verso un nuovo giorno.
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Caro Caponnetto,
sei riuscito a mettere in poesia le buone norme di navigazione notturna.
C'è una particolare ora in cui l'altomare si mostra più magico del solito,
quella che "volge il desio" ai naviganti e che da sola vale l'imbarco, quale che sia la meta.
BV!
Vecchie regole sempre attuali purtroppo ,spesso disattese.grazie xla conferma di come uno skipper,deve preparare barca ed equipaggio