“Divina” Neo 430 Roma, il terzo scafo di rotta in USA

Neo 430 Roma questo il nome del progetto race cruiser ottimizzato per l’IRC, che vede la firma di Paolo Semeraro, titolare del “giovane” cantiere barese Neo, la cui notorietà è conclamata in ambito velico. Il terzo scafo del Neo 430 Roma in queste ore è in fase di test nelle acque del basso adriatico pugliese: «perché prima di consegnare le barche le proviamo sempre in mare qui a Bari», spiega Paolo Semeraro. L’imbarcazione si chiama “Rhumb Runner” e sarà consegnata entro il mese negli States all’armatore, che l’ha commissionata richiedendo delle particolarità speciali: «utili per l’approdo in acque a pescaggio ridotto senza rinunciare alle performance a largo». 

Questa terza Neo 430 Roma, spiega Semeraro: «È pensata secondo le richieste di chi ha l’ormeggio “sotto casa” e ha la particolarità di avere la chiglia retrattile, una “lifting keel” come la chiamiamo in gergo nautico». «Fra le altre qualità – chiarisce Paolo Semeraro – come la costruzione totalmente in carbonio, quella della lifting keel è una peculiarità che ci contraddistingue. Siamo su un modello relativamente piccolo. La lifting keel è un optional applicato su barche molto grandi, ma pochi la applicano su barche piccole perché è molto complesso realizzare in spazi ridotti un sistema così evoluto».  Il primo scafo dei Neo 430 Roma in circolazione è andato a un italiano, il secondo a un australiano di stanza a Sidney, ma ci sono altre quattro imbarcazioni vendute: la quarta è destinata ad Honk Kong, la quinta in Germania, la sesta in Francia il prossimo anno e l’ultima andrà sempre nel 2022 di nuovo negli Stati Uniti. E c’è poi una trattativa aperta per l’ottavo esemplare.

Il Neo 430 Roma un’imbarcazione duttile

Qui c’è il nostro test della Neo 430 Roma, provata scrupolosamente in mare. E si evince questa versatilità utile a un utilizzo in più contesti che la Neo 430 Roma non esita ad affrontare con facilità, forse ragione principale del suo successo. «Il prodotto sta piacendo molto perché è un buon equilibrio fra la crociera performante e la possibilità di fare anche delle competizioni senza stravolgere il concetto della barca. Non c’è bisogno di smontare mezza barca se vuoi andare in regata perché la barca è già costruita molto leggera, quindi è facile passare dalla crociera performante alla regata». 

Incredibile come nonostante lo stato di emergenza il cantiere Neo sia riuscito a mantenere un’operatività costante, salvo qualche rallentamento dovuto a società esterne: «Le barche le ho vendute tutte in pandemia, quattro durante la prima fase e tre durante la seconda. Il problema non è vendere le barche, il problema è costruirle in tempi giusti, considerando le difficolta di reperimento delle materie prime e della manodopera in questo periodo». Paolo Semeraro non esita inoltre a discutere sulle problematiche che la Brexit stessa sta causando all’industria nautica, e parla di alcune difficoltà del settore causate dal divorzio britannico dall’Europa. 

Il nuovo si fa divino

Togliamoci anche una curiosità, il nome “Neo” da dove viene l’idea? «L’ispirazione del nome del cantiere viene dal film Matrix, dove il protagonista è proprio chiamato “Neo”, interpretato da Keanu Reeves, che poi è diciamo la figura dominus divina della pellicola. Neo sta inoltre per “nuovo” ed è in qualche modo globale, perché esprime lo stesso significato, dal greco al latino, anche nelle altre lingue». 

progetti per il futuro del Cantiere Neo includono non poche ambizioni: «Per ora speriamo i primi di settembre di mettere in acqua la nostra flagship, il Neo 570c, una barca di 18 metri tutta in carbonio pre-impregnato che interpreta in maniera quasi al 110 percento il concept del cantiere, che è appunto quello di una crociera superveloce e supersportiva e di una regata performante. La barca ha estremizzato tutti questi concetti. Un tipo di costruzione sul modello B52 unita a un’impiantistica da crociera però fatta tutta con materiali superleggeri o nautici per rimanere nei pesi. Una barca di 18 metri che pesa 11mila chili con 6mila nella chiglia. Insomma è “impensabile”, ha un terzo del peso di una barca di serie». 

E c’è tanta soddisfazione: «Siamo molto contenti delle vendite che si stanno sviluppando e di come questo prodotto di nicchia venga apprezzato. Non potevamo pensare niente di meglio quando siamo partiti, considerando anche la pandemia. Era una passione, la prima barca l’ho fatta per me come la volevo io. Quando ho varato la prima nel 2014, una barca da crociera fatta così rappresentava un’avanguardia , oggi quello standard sta coinvolgendo gli armatori di nuova concezione che lo capiscono e lo apprezzano». Così Paolo Semeraro, che ci saluta ammirando la spiaggia cittadina dalle parti di Bari.

 

Andrea G. Cammarata

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