Oceanus, una onlus per proteggere il mare e studiare i cetacei. Fabio Siniscalchi ci racconta una loro giornata di avvistamento

Ci sono belle storie che valgono la pena di essere raccontate. Oceanus è una di queste. È una onlus internazionale nata da grandi appassionati di mare, biologi, sub, skipper e studiosi. Insomma da gente che il mare lo conosce, lo studia e lo ama. Gente che si impegna a proteggerlo e a monitorarlo.

Oceanus è nata 11 anni fa con lo scopo di svolgere attività di censimento dei mammiferi marini, balene e delfini in particolare, in Mediterraneo e Atlantico. Oggi si occupa in modo più ampio di campagne di sensibilizzazione ambientale e di promozione e sviluppo della ricerca scientifica per la tutela e la conservazione degli ecosistemi marini.

Per le loro campagne di studio usano imbarcazioni messe a disposizione dai loro soci e un piccolo equipaggio è appena partito a bordo di un Lagoon 45 da Les Sables-d’Olonne, sulla costa atlantica franese, per Gibilterra e qui saranno raggiunti da altri soci in arrivo da tutto il mondo.

Da sinistra, Fabio Siniscalchi, Markos Spyropoulos e Franco Casagrande a bordo del Lagoon 45 poco prima della partenza da Les Sables-d’Olonne. Foto Sesani – Wyss

“Da Gibilterra navigheremo in Mediterraneo per circa tre settimane – spiega Fabio Siniscalchi, presidente di Oceanus – per fare un censimento di balene e delfini. Ma soprattutto faremo un po’ le sentinelle del mare“.

Foto Sesani – Wyss

Fabio ci spiega come si svolge una giornata di avvistamento. “Prima di tutto per poter avvistare mammiferi marini le condizioni meteo devono essere tranquille, al massimo 4 beaufort, altrimenti il moto ondoso si confonde con le sagome degli animali. A bordo seguiamo dei turni: chi si occupa della navigazione e chi dell’avvistamento. Gli avvistamenti devono coprire i 360° di visibilità, ognuno ha il proprio spicchio. Quando a bordo abbiamo l’idrofono, con cui registriamo e localizziamo cetacei più grandi, come per esempio il capodoglio, una persona si occupa dello strumento”.

Quando finalmente avvistano dei mammiferi, la prima cosa che fanno è manovrare per non disturbarli, quindi assumendo delle rotte parallele agli animali in modo da non simulare attività predatoria e di caccia. “Individuiamo la specie, il numero di animali, cosa stanno facendo, il loro comportamento e dati più tecnici come la pressione barometrica. Poi a bordo elaboriamo, schematizziamo e cataloghiamo incontri e foto. Ognuno di noi ha varie competenze, per questo riusciamo a fare varie attività anche in piccoli gruppi di azione”.

I dati che raccolgono vengono usati da varie università internazionali (israeliane, scozzesi, greche, australiane e americane) e centri di ricerca che collaborano con loro. “La nostra attività è di raccogliere dati sommativi. Per noi è importante fare più avvistamenti possibile per poi confrontarli negli anni e avere una idea della distribuzione dei cetacei e del loro numero nei nostri mari”.

La gallery  è di Vittoria Sesani – Virginie Wyss

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Redazione

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