Otam 80 Millennium, in acqua il quarto esemplare

“Lo storico cantiere genovese OTAM vara la quarta unità di 80 piedi della gamma Millennium HT”.

Detta così si direbbe una notizia di routine, l’ennesima replica di un’imbarcazione già nota, ma chi conosce la filosofia che motiva le realizzazioni del cantiere ligure sa bene che questa non è una regola applicabile a OTAM.

Acronimo di “Organizzazione Tigullio Assistenza Motoscafi”, OTAM nasce nel 1954 e sviluppa in sessant’anni una capacità produttiva che la porta a realizzare imbarcazioni veloci e raffinate: delle autentiche granturismo del mare; e più recentemente, di affacciarsi al mercato delle navette semidislocanti.  Alla iniziale attività di rimessaggio degli anni cinquanta seguirà presto quella cantieristica in assistenza alle imbarcazioni Riva, e quella produttiva a favore del Brand americano Magnum. Acquisita la necessaria esperienza, negli anni novanta inizia finalmente  la produzione in proprio.

Da sempre il livello delle lavorazioni, la qualità dei materiali, e l’abilità delle maestranze, pongono i prodotti Otam su un piano di eccellenza, ma questo non basta a spiegare il successo del cantiere e la fidelizzazione che induce nei propri armatori. Il segreto è un altro: OTAM costruisce le proprie imbarcazioni “intorno” all’armatore, come pochi altri sanno fare. Quando si dice, struttura a parte, che non esiste una imbarcazione OTAM uguale all’altra, non si stà usando una frase ad effetto, è semplicemente cosi.

Il nuovo OTAM Millennium 80 HT M/Y Mystere segue a distanza di due anni la costruzione di “Mr Brown”, analogo 80 piedi della gamma Millennium. Stesso modello dunque, eppure si tratta sostanzialmente di due barche diverse, nel carattere e nel comportamento. Le esigenze dell’armatore di “Mystere” davano priorità all’abitabilità rispetto alla ricerca della prestazione pura. Per OTAM queste esigenze si sono trasformate in scelte tecniche, e “ricerca” applicata al confort di bordo.

Intanto la motorizzazione: al posto dei quattro motori MTU da 1620 hp del precedente Millennium 80 HT “Mr Brown”, sul “Mystere” sono stati montati due MTU M94 da 2600 hp. Questo ha consentito di intervenire creativamente sulle aumentate volumetrie di bordo, consentendo, secondo i dettami dell’armatore, di realizzare una doppia cabina armatoriale. Particolari attenzioni sono state dedicate poi a questi due ambienti. Ergonomici  e privi di scalini, la loro coibentazione acustica, unita all’analogo isolamento creato in sala macchine, consente un abbattimento drastico del rumore dei motori, e relega a soli 44 decibel il disturbo sonoro prodotto con il generatore in funzione, e l’aria condizionata all’80% del carico. Lo stesso discorso vale per il main dek.

Sempre su richiesta dell’armatore si è scelto di realizzare un’ulteriore cabina Vip, e di posizionare a prua , con ingresso separato, la cabina dell’equipaggio, oltre a creare un ambiente dedicato per la cucina. Non sono al momento disponibili le immagini degli interni. Quello che si sa è che è stato fatto largo utilizzo di ebano laccato (con inserti in acciaio cromato), teak naturale, e moquette in seta e cachemire,  riproponendo il lusso raffinato, e mai fuori luogo, già visto sul “Mr Brown”.

Esternamente lo scafo ha ovviamente il layout dei Millennium 80 HT, slanciato e performante, al quale la livrea scura aggiunge eleganza e personalità. Le finestrature a murata, coerentemente alla diversa disposizione degli interni, sono diversamente locate rispetto alla precedente imbarcazione.

La scelta della doppia motorizzazione, se pure meno performante, grazie alle trasmissioni Arneson drive 15 A1L consente comunque una velocità di punta intorno ai 48 nodi, e una velocità di crociera di tutto rispetto: 41 nodi circa. Il comportamento in mare con onda formata del Millennium 80 HT M/Y Mystere è analogo a quello di tutta la gamma sportiva di OTAM: grazie alla V profonda del suo deadrise, la percorrenza rimane confortevole e l’imbarcazione è sempre estremamente reattiva ai comandi. Le riserve di bordo prevedono un serbatoio da 9.000 litri per il carburante, ed uno da 1.500 litri per l’acqua.

 

Antonio Iaria

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