Come già ci dice il nome, il tipico colore del capo e del dorso della cernia bruna sono inconfondibili, rimanendo di un marrone più chiaro lungo i fianchi che sfuma verso l’arancione/giallo del ventre che in alcuni esemplari è molto accesso. Sia la testa, il dorso che i fianchi sono macchiettati di giallo, bianco e arancione, conferendo ad ogni esemplare una livrea unica, ovvero, non c’è mai una cernia bruna con la livrea uguale ad un’altra!
Le pinne sono grandi e tondeggianti, dalla colorazione scura ma più chiara lungo il margine esterno.
Parlare di livrea nelle cernie non è mai semplice, infatti, stiamo parlando di un pesce che ha fatto dell’agguato, e quindi del suo mimetismo (in termini scientifici, sarebbe più corretto parlare di criptismo) , la sua più grande forza.
La cernia bruna
Dunque, avendo una buona capacità biologica nel cambiamento della propria pigmentazione anche in pochissimo tempo, sarà molto facile trovare esemplari molto scuri, quasi neri, quando la cernia ha eletto a sua tana, zone molto scure e ombreggiate, come per esempio aree nei pressi di relitti di profondità, o ampie spelonche sommerse. Può assumere tonalità molto chiare, invece, là dove il fondale tra cui si nasconde è ricco di sabbia o ciottoli bianchi, o magari tonalità che tendono al verde scuro dove è massiccia, per esempio, la presenza di alghe o posidonia.
Per giunta, questo pesce riesce ad assumere velocemente particolari colorazioni in base ad alcuni stati emotivi (come la paura, l’aggressività etc etc). Particolarmente affascinanti sono le livree del periodo riproduttivo (che è in estate), in cui le femmine diventano più chiare. La livree nuziale del maschio dominate invece è caratterizzata da un insieme di disegni chiari, tra il grigio e il bianco, su sfondo molto scuro. Alcune pinne diventano grigie, le strisce argentee formano dei raggio intorno all’occhio, la parte posteriore del corpo si copre di strisce argentate, l’opercolo appare con parecchie macchie chiare molto evidenti: quest’ultima è la livrea chiamate “silver”.
Agiamo in sicurezza
Prendendo in mano la nostra preda, una cosa da ricordare è che il preopercolo ha il margine interno dentellato, caratteristica che impedisce alla preda di uscire, una volta ingoiata, dalla grosse branchie. Da parte nostra, qualora volessimo introdurre una mano nella branchia del pesce, c’è da sapere che una volta che questo chiuderà l’opercolo, tanto più se la cernia è di taglia, i denti presenti non ci permetteranno più di tirarla fuori, e sarà necessario l’aiuto di qualche amico in barca che, aprendo l’opercolo, ci permetterà di far uscire la nostra mano senza particolari lesioni.
Anche la pinna dorsale, che è molto lunga e divisa in due parti (l’anteriore rigida e forte; la posteriore più molle), si distingue nella prima parte per alcune spine molto robuste e acuminate, che possono risultare pericolose sia per noi, sia per l’incolumità di un eventuale gommone su cui peschiamo, perciò, trattare questi pesci con molta attenzione è la prima regola: se abbiamo l’opportunità di indossare dei guanti per maneggiarli, non pensiamoci due volte!