Pesca della leccia: dall’innesco al combattimento

L’attacco della leccia è preannunciato dal comportamento dell’esca, per esempio un grosso cefalo, che scappa e viene in superficie. Il predone lo insegue, lo colpisce con il muso spesso lanciandolo in aria, lo prende e lo molla più volte per poi attaccarlo di lato, a circa tre quarti del pesce verso la testa, per poi girarlo in bocca e ingoiarlo di muso.

Questa descrizione credo che sia chiara per intuire che al fine della ferrata, l’unico amo importante è l’amo trainante, ovvero, quello che posizioneremo all’altezza della bocca. Proprio a tale scopo, vi consiglio se state facendo una pesca mirata, di innescare i vostri pesci esca con un unico amo che, tra le altre cose, comprometterà appena il nuoto dell’esca che avrà, quindi, una presentazione molto più naturale.

 

Gli ami vanno usati di dimensioni generose e, a seconda della grandezza dell’esca, da impiegare tra il 5/0 e l’8/0 (numerazione da analizzare anche in base alla marca).

Ami robusti, che abbiano un’ottima tenuta in caso di grosse prede, molto acuminati per riuscire a penetrare il duro apparato boccale e, se possibile, non troppo pesanti, in modo da non compromettere il nuoto del pesce innescato.L’amo deve essere tale da uscire bene dal profilo dell’esca in modo che riesca a trovare con facilità le carni del pesce in fase di ferrata.
In caso di ami troppo piccoli, potrebbe verificarsi un “effetto ombra” da parte dell’esca che vanificherà la nostra ferrata.
L’innesco che io preferisco, nella pesca alla traina mirata alla leccia, è senza dubbio l’innesco Catalina.

 

Ferrata, un momento importante!

Poiché l’attacco della leccia può avvenire in pochi attimi ma anche in alcune decine di “lunghissimi” secondi, è sempre consigliabile lasciare la frizione del mulinello al limite dello slittamento in modo che il pesce non avverta strane trazioni. Solo appena la leccia avrà ingoiato bene l’esca avremo la possibilità di ferrare il pesce con sicurezza. Spesso capita che la fuga del pesce ci induca a ferrare troppo velocemente, per questo, è importante scegliere bene i tempi, e un volta che la leccia parte decisa contare alcuni secondi prima di ferrare con molta potenza tre o quattro volte consecutive.

Chiaramente, sarà più facile avere una partenza fulminea se la leccia attaccherà un’esca di ridotte dimensione (cosa che spesso non succede) o se, come a volte capita, le leccia stanno cacciando in branco e si avventano sull’esca in modo frenetico entrando in competizione alimentare tra di loro.

Se l’attacco dovesse andare a vuoto, mantenete la calma, spesso la leccia torna sull’esca più volte e potremo riuscire a ferrarla magari al secondo o terzo attacco.

Gli orari migliori per la pesca delle grosse lecce sono generalmente quelli che vanno dalla tarda mattinata al primo pomeriggio. Qualche attacco, però, può avvenire anche all’alba o sull’imbrunire.

 

Combattimento

Qualche ultima parola a mio avviso va spesa sul combattimento. La leccia è un grosso pelagico e, come tale, non manca di forza specie nelle prime fughe che possono essere violente.

Il combattimento avviene nei primi strati d’acqua e è inutile contrastarla nelle fasi iniziali di lotta. Combatterà con veloci cambi di direzione, ma dopo un inizio potente, comincerà una resistenza più passiva, darà ancora sfogo a qualche riserva di energia con fughe laterali di diversa intensità, saranno possibile una o due puntate verso il fondo fino a farsi trascinare, a fine combattimento, verso la barca.

Poiché il pesce si combatte spesso in acque basse, in zone molto frequentate da altre imbarcazione nei periodi estivi, occhio a non cedere troppa lenza in maniera inutile aumentando il rischi che qualche barca che passa al nostro fianco vada a recidere con le eliche il nostro filo!

Emiliano Gabrielli

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