La pesca in verticale con le gomme è una tecnica che fa storia a sé e, proprio per questo, non sono d’accordo quando questa viene definita come una variante di altre discipline verticali come, per esempio, lo slow jigging. Tecnica quest’ultima che prevede particolari artificiali e determinati recuperi che, appunto, non corrispondono alla tecnica oggetto del nostro articolo.
Pesca in verticale: un po’ di storia
Per chi come me, che nel primo decennio degli anni 2000 aveva dedicato tanto tempo, nonché sforzo (anche fisico…), ad una tecnica come il vertical jigging, l’arrivo nelle nostre zone, intorno al 2010-2012, di nuove tecniche verticali, che avevano approcci del tutto differenti, diede una forte spinta nel continuare a credere nella ricerca dei predatori pescando a jigging, visto che il classico vertical, per una serie di ragioni, in quel momento cominciava a dare meno risultati.
La tecnica che personalmente più mi incuriosì, in quel periodo, fu la pesca con teste piombate e shad. Gli shad sono artificiali allungati, in gomma colorata, che ricordano un pesce e che si distinguono per una particolare coda piatta (paddle tail) che conferisce loro, una volta animati col nostro recupero, un caratteristico “scodinzolio”, che risulta del tutto micidiale per scatenare l’estrema voracità e aggressività dei predatori che spesso attaccano questi artificiali per territorialità e, quindi, non sempre per fame.
Il primo a parlarmi di queste esche fu uno spagnolo, Andres Rosado, che a quell’epoca produceva artificiali soprattutto per scopo personale e per qualche amico e primo cliente (non mi sarei mai immaginato che quel ragazzo, diventato poi mio amico, avrebbe creato nel tempo la più grande azienda Europea che, appunto, vende artificiali in silicone da jigging: la JLC).
Inizialmente un po’ incredulo, inizia a pescare con le gomme in molte aree del Mediterraneo, anche in spot dove i “vecchi” metal jig non mi davano più risultati e, devo dirlo, rimasi del tutto scioccato dai pesci che si riuscivano a ingannare e dalle potenzialità che questi nuovi artificiali avevano nella ricerca di tutti i nostri predatori target.
Intorno al 2014 scrissi i primi articoli in Italia che parlavano dell’argomento ma, all’epoca, furono proprio pochi quelli che seguirono i miei consigli. Oggi, invece, vedere il grandissimo numero di pescatori che coinvolge e appassiona la pesca in verticale con le gomme, mi lascia veramente senza parole. Forse superfluo dire che solo una tecnica che dà molti risultati può coinvolgere un così alto numero di angler. E, non a caso, noi di Tutto Barche Pesca abbiamo deciso di dedicare a questa disciplina una serie di articoli (questo è il primo di quattro) per riuscire a capirne, nel dettaglio, tutte le caratteristiche e sfumature.
Quali pesci possiamo insidiare?
Forse, come ben sa chi pratica al pesca con le gomme, potremmo meglio chiederci: quali sono i pesci che non possiamo catturare pescando con questo tipo di artificiali?
Infatti, la pesca in verticale con le gomme negli anni ha portato allo sviluppo di molte esche differenti che, ognuno con un suo nuoto e con particolari caratteristiche tecniche, ci permettono di ambire alla cattura di ogni tipo di predatore.
Gli artificiali che più danno risultati, a parte i già citati shad e teste piombate, sono artificiali che ricordano, per forma e nelle loro varie dimensioni, delle seppie e dei calamari (o totani) e che, impiegati in diverse grammature, a seconda del fondale e della corrente del momento, permetto di catturare tutti i predatori bentonici, a partire da scorfani e pesci San Pietro, per arrivare a dentici, cernie o grossi dentici corazzieri.
Ma con le gomme è possibile esplorare e ricercare i predatori lungo tutta la colonna d’acqua, quindi sono anche i predatori pelagici i nostri possibili target, perciò, pesci come palamite, tonni alletterati, ricciole (e ne sono state catturate di enormi), fino ad arrivare al re dei nostri mari, il tonno rosso.
Nei prossimi articoli parleremo nel dettagli di tanti aspetti come, per esempio, quali sono le attrezzature più indicate, i tipi di recuperi più efficaci, come scegliere le esche e come realizzare le nostre lenze ma, in questo pezzo, la domanda con cui vorrei concludere il servizio è: perché la pesca in verticale con le gomme sta ottenendo da diversi anni tanto apprezzamento, e il numero di appassionati continua a crescere?
La risposta comprende vari aspetti: possiamo dire che è una pesca che tutti posso fare, sia in termini di età, visto che non è faticosa come il vertical jigging (che richiede movimenti e ritmi spesso frenetici), sia poiché è praticabile con ogni tipo di imbarcazione, a partire da un gommone di 4,00 m per arrivare ad un fisherman da 60 piedi, come anche da un kayak a poca distanza dalla costa.
I recuperi non richiedono grandi preparazioni tecniche, infatti le esche emettono vibrazioni molto attiranti per il pesce, già scendendo verso il fondo, come anche quando vengono recuperate in maniera molto lineare, quindi anche un neofita può riuscire, calando nel giusto posto, ad ingannare un’importante preda. Buoni risultati, arrivati già alle prime uscite, hanno fatto sì che in tanti si siano innamorati di una pesca che hanno continuato poi a praticare con molta fiducia.
Altro aspetto, a mio avviso importante, sta nell’attrezzatura: basta una canna e mulinello (acquistabili anche a prezzi non troppo alti), qualche esca nella cassetta, e il pescatori ha tutto ciò che serve per affrontare una giornata in mare in cerca di emozioni forti.
Quindi una disciplina questa che si differenzia molto da altre tecniche, come per esempio la traina con il vivo (altra pesca molto praticata), per la quale spesso può essere un grosso problema già il reperimento delle esche, azione che può richiedere molo tempo, dedizione, nonché conoscenze tecniche, che posso cambiare da zona a zona e da mese a mese.
Insomma, possiamo proprio dire che la pesca in verticale con le gomme può essere considerata alla portata di tutti (potendo regalare grandi emozioni e soddisfazioni ad ogni uscita), praticabile facilmente e durante l’intero anno.