Come la maggior parte dei predatori target della traina, anche la ricciola ha una buona attività nelle ore crepuscolari e quindi dall’alba fino ai primi momenti del giorno, in cui il sole è basso e non c’è troppa luce che penetra in acqua.
In questi momenti è facile trovare i pesci sulla sommità delle secche, e tanto più le aree in questione sono tranquille, tanto più è probabile trovare ricciole in zone con fondali meno profondi. Dopo questa fase di frenesia e scorribande mattutine, la ricciola torna sulle aree di acqua più profonda, portandosi sulla zona di risalita o nella zona fuori dalla secca stessa, dove entra in fase di stasi, a mezz’acqua o più verso il fondo, nuotando ferma in corrente. Questo è senza dubbio il momento in cui è più difficile farla attaccare, e starà a noi proporre voluminose esche che ne stimolino l’aggressività seppure il pesce non sia in una fase di predazione, né tanto meno sia particolarmente affamato.
Tra le altre cose, a differenza di predatori come il dentice, la cernia o il corazziere (tanto per fare degli esempi di specie mediterranee) la ricciola non è un pesce con attività bentonica, vita stanziale e legato a particolari zone, perciò non tende mai ad attaccare per territorialità, cosa che invece puntualmente altri pesci fanno se la nostra esca passa nell’area di loro controllo. Ancor più questo atteggiamento si amplifica, poi, se stiamo parlando dei periodi riproduttivi della specie.
La traina alla ricciola, se mirata appunto esclusivamente a questa specie, si discosta non poco dalla traina al dentici e alla cernie, infatti, se pure a volte capita di catturare anche le ricciole trainando sul fondo, vicino alle zone rocciose delle secche, spesso questo capita poiché i predatori si portano in queste aree coinvolti da azioni di caccia, infatti, il più volte succede che in tali circostanze questi pesci trascurino le nostre esche. Al contrario, invece, è proprio in quelle zone al di fuori delle secche (“misteriose” aree che catalizzano grandi branchi di ricciole) dove possiamo con più facilità dichiarare lo scacco matto al nostro target. Spesso sono sufficienti piccoli sommi, scogli isolati, o comunque zone che richiamano branchi di pesce azzurro, per trovare aree vocate alla ricerca delle grandi ricciole. E’ proprio così, infatti, il trainista deve cercare le grandi ricciole là dove prevede che ci sia la possibilità di passaggio di pesce azzurro. Ma non pesce azzurro qualsiasi, bensì le specie che la ricciola più ama. Branchi di pesci di una certa taglia che appunto dovremo poi utilizzare come esca.
In assoluto, tra le migliore esche, a cui difficilmente una ricciola dirà di no, rientrano pesci tra i 400 g e oltre il chilo (anche pesci fino a 2 Kg possiamo innescare, ma ricordiamo che più si sale di peso con l’esca e più aumentano le difficoltà di gestione di quest’ultima, nonchè di allamata del predatore, specie se di media taglia). Tra i più vincenti possiamo ricordare pesci esca quali tonnetti alletterati, palamite, tombarelli, lanzardi e lampughe. In secondo luogo, poi, vengono valide alternative come calamari e le altre specie di cui abbiamo già parlato, ma sempre meglio se scelte di grossa taglia. Nei periodi di fine estate e autunnali, in cui la temperatura del mare è alta, la fascia della colonna d’acqua in cui è più facile incontrare le ricciole va in genere da 20-25m, fino ai 55-60m, ed è proprio su questa fascia d’acqua che spesso le ricciole trovano il cibo che cercano e, dunque, è qui che noi dobbiamo concentrare la nostra azione di traina.
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