Sono pochi i cantieri nautici che possono vantarsi di avere superato i 60 anni di storia. Tra questi c’è Rio Yachts, un cantiere nautico italiano che ha sempre perseguito la qualità e la serietà. Quella di Piergiorgio Scarani e di Rio Yachts è la storia di un’azienda nata come impresa familiare, che grazie alla passione per l’innovazione e all’impegno costante è arrivata a diventare, da una piccola realtà situata sul lago d’Iseo, a un grande gruppo che vende imbarcazioni in tutto il mondo. Ma senza per questo avere mai perso l’umiltà né il coraggio di osare.
Abbiamo intervistato Piergiorgio Scarani, oggi al timone dell’azienda di famiglia fondata dal padre Luigi, per fare il punto sugli ultimi anni dell’azienda, caratterizzati dal lancio di nuovi modelli dal successo straordinario, e per farci raccontare i progetti futuri.
Un triennio importante, fatto di crescita e innovazione, che ha visto addirittura l’introduzione di due nuove gamme: Daytona e Rio Maxi-Rib. Piergiorgio Scarani, ci racconti i numeri salienti di un triennio cosi esplosivo?
“È vero, abbiamo alle spalle un triennio molto importante per il nostro cantiere. Abbiamo investito e questo ci ha permesso di raccogliere i frutti, anche se va detto che ciò è avvenuto in anni facili per il settore, con il vento in poppa. Ora stiamo attraversando una fase di consolidamento e bisogna avere il coraggio di continuare il percorso di crescita, per farsi trovare pronti una volta che il ciclo di crescita ripartirà. Daytona è stato un prodotto di grande personalità, una scelta progettuale coraggiosa anche in termini di design, mentre Rio ci ha visto entrare per la prima volta nel mondo dei maxi-rib e ciò ha richiesto un grande sforzo per decidere il posizionamento e il tipo di prodotto. Ora stiamo proseguendo il percorso con una terza linea di prodotti, Le Mans, che sono barche walkaround con la possibilità di un posto guida più protetto e un maggiore spazio sottocoperta, pensato per fare crociere. Insomma, non si tratta della classica barca da giorno o da aperitivo, bensì di una buona via di mezzo fra una barca da crociera e una barca prestazionale ed emozionante”.
La gamma di maxi-rib Inagua è già un successo e fra poco vedremo la neonata Exuma. Come sarà la vostra ultima innovazione?
“Si tratta di due barche completamente diverse. Inagua è un prodotto da giorno, quindi deve offrire buone prestazioni e una navigazione piacevole, come d’altronde tutti i gommoni leggeri. Grazie al baricentro abbassato, si tratta di un rib divertentissimo da guidare in accelerazione, con il vento in faccia, per gite da giorno e per il charter. Viceversa, Exuma è l’evoluzione dimensionale del maxi-rib: in questo caso parliamo di una barca da 15 metri, che quindi offre maggiori spazi sottocoperta e un posto di guida protetto. È una sorta di sinergia tra la barca classica e il gommone, che ha avuto un tale successo che anche i competitor hanno iniziato a seguirci. Oggi su questo segmento ci stiamo confrontando con tre o quattro top player ed è una sfida affascinante”.
Altri piani per il futuro?
“Oltre alle barche da diporto, abbiamo sempre mantenuto aperta la nostra produzione di barche da lavoro, militari e da difesa, con la quale serviamo molte aziende e forze dell’ordine. Siccome siamo molto attivi in questo settore, di recente, nel disegnare una nuova motovedetta per una compagnai petrolifera, ci siamo fatti questa domanda: siamo sicuri che i maxi-rib da motovedetta non siano interessanti anche per i diportisti? Insomma, stiamo ragionando su un prodotto “Hummer-like”, di tanta sostanza e pochi fronzoli, che potrebbe essere molto interessante. Ma per ora non anticipo altro”.
La gamma Daytona è ormai un nuovo punto di riferimento nel segmento degli open lussuosi. Qual è il modello più venduto e perché?
“Daytona è un walkaround che rappresenta una sorta di evoluzione del centre-console americano, ovvero una barca più larga, con un po’ di abitabilità interna, motori fuoribordo ed elevate prestazioni. Negli Stati Uniti si tratta di barche più estreme e molto maschili, mentre le nostre sono più flessibili e adatte alle esigenze della famiglia, e posso dire con soddisfazione che si è trattato di un’idea intelligente, tanto che ha avuto un successo enorme e la stiamo vendendo molto anche negli Usa. Nell’arco di un decennio, molti altri cantieri nautici ci sono venuti dietro con modelli simili. Nel nostro caso, abbiamo avuto il coraggio di slanciare la prua, di reggere la sovrastruttura che tiene la copertura con due punti di attacco anziché quattro, di dare un pozzetto abitabile con spazio calpestabile, di sfruttare anche la prua e di dare la possibilità di motori sia diesel che benzina: si tratta di scelte ben definite, ma inserite comunque nel contesto di una barca italiana, quindi ricca, abitabile, di design, emozionante, glamour.
Il modello più venduto è ad oggi il 45, non solo perché la novità è sempre quella che tira di più, ma anche perché nell’attuale fase del mercato, le barche piccole sono quelle che soffrono di più. È una barca dalla carena strepitosa, pensata per escursioni importanti, con una velocità fino a 50 nodi e in grado di navigare e divertirsi in qualsiasi condizione. Se questa barca vende, è perché ha dei contenuti”.
Entrobordo o fuoribordo, una moda o un’opportunità? Cosa ne pensa Piergiorgio Scarani di questa ormai consolidata abitudine?
“Ritengo entrambe le soluzioni interessanti. Negli ultimi anni il fuoribordo è cresciuto molto in dimensioni, investimenti e tecnologia, arrivando a permettere di navigare bene sia ad alta che a bassa velocità, e questo ha consentito di costruire barche con fuoribordo fino ai 55 piedi. Sono barche che sicuramente hanno molti meno problemi di manutenzione e quindi vendibili in tutto il mondo, oltre a poter offrire dei volumi maggiori e un prezzo minore. Per cui, obiettivamente, il fuoribordo funziona e infatti si vende tantissimo in tutto il mondo. E nonostante il mercato più affermato sia quello del diesel, non è più blasfemo oggi parlare di fuoribordo a benzina. Tuttavia come cantiere, dopo avere provato praticamente tutte le soluzioni, possiamo affermare che la soluzione più affidabile continua a essere la linea d’asse: è l’unica che permette la certezza di non avere problemi negli anni, ed essendosi molto affinata tecnologicamente, può garantire una velocità massima di 40 nodi e con buone carene, una crociera di 30 nodi in qualsiasi condizione meteo. In definitiva, il cliente più tradizionalista preferisce l’entrobordo, mentre quello più sportivo il fuoribordo”.