Al Mets Trade di Amsterdam abbiamo incontrato Pietro Formenti, presidente dell’European Boating Industry (EBI), l’associazione europea che riunisce le varie organizzazioni nazionali degli operatori nautici. Il nostro incontro avviene al termine di un’importante riunione che ha stilato un bilancio sul lavoro svolto fino ad adesso e su ciò che l’Ebi si prefigge di fare per il futuro.
D’altra parte, la corporazione degli operatori nautici europei è una realtà con un rilevante peso sia politico che economico: 48 milioni di europei praticano sport d’acqua e il fatturato annuale del comparto è superiore ai 23 miliardi di euro. L’Ebi, che nasce nel 2011, raggruppa oggi oltre settemila aziende provenienti da tutti i settori dell’industria del diporto nautico e con sedi in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Una riunione, quella appena conclusa, fortemente voluta dall’attuale presidente dell’ Ebi Piero Formenti (vice presidente Ucina, la confindustria nautica italiana), dai due vicepresidenti Jean-Pierre Goudant (membro della francese Federation des Industries Nautiques, Fin), Piotr Jasionowski della polacca Polboat e l’ex presidente Robert Marx dell’associazione tedesca Bundesverband Wassersportwirtschaft E.V (Bvww).
«Abbiamo indetto questa riunione per mettere in evidenza le iniziative intraprese da Ebi sin dalla sua costituzione» spiega Formenti «come abbiamo affrontato i momenti peggiori della crisi e come abbiamo lavorato durante la successiva ripresa. Soprattutto abbiamo voluto rendere chiara ai nostri soci la road map dei prossimi anni. Così abbiamo voluto presentare agli associati la nostra nuova struttura operativa e il piano di gestione economica e finanziaria».
Uno dei momenti fondamentali dell’incontro è stato l’approvazione ufficiale, che i presidenti delle varie associazioni nazionali hanno dato
Una delle questioni emerse durante la riunione e rilevate nei ragionamenti di alcuni associati è stata la questione economica. In altri termini: quanto ci costa Ebi? Che potrebbe essere trascritto come: invece di avere una nostra organizzazione europea, non sarebbe il caso di tornare sotto il cappello di Icomia (International Council of Marine Industry Association), l’associazione mondiale che dal 1966 rappresenta l’industria nautica?
«Con Icomia manteniamo ottimi rapporti e con uno scambio continuo», racconta Formenti, «abbiamo un service level agreement (accordo sul livello del servizio, SLA, strumenti contrattuali che definiscono le metriche di servizio -per esempio, la qualità di servizio- che devono essere rispettate da un fornitore di servizi nei confronti dei propri clienti/utenti, ndr), con il quale ci interfacciamo per non duplicare i lavori che affrontiamo, per scambiarci informazioni e strumenti per far crescere la nautica nel suo complesso. Tuttavia ci sono dei momenti in cui è necessario essere autonomi, per esempio quando sono in ballo interessi specifici della nautica europea.” Chiarisce il presidente: «non possiamo mettere in imbarazzo i delegati americani o cinesi quando noi difendiamo i nostri interessi di europei: come dovremmo aspettarci che reagiscano i non europei quando possono nascere dei conflitti su qualche argomento, come per esempio su scambi commerciali, dazi e normative a protezione dei nostri associati? Vogliamo evitare evidenti imbarazzi e al contempo la nostra autonomia di scelta».
Positiva la reazione dei vari presidenti coinvolti (per l’ Ucina era presente Marina Stella in rappresentanza di Carla Demaria ), che hanno apprezzato il progetto nel suo insieme e l’evoluzione mostrata dalle origini alle prospettive future. Tanto è stato l’entusiasmo che in sede dirigenziale si è deciso di creare un format annuale con una conferenza itinerante. «Abbiamo deciso che, così come quest’anno, abbiamo presentato le nostre istanze in tre momenti distinti del calendario nautico in Italia, Francia e Germania, vale a dire, Roma, Parigi e Düsseldorf, anche per il prossimo anno, abbiamo previsto un argomento da sviluppare, che sarà poi presentato in una serie di conferenze tenute in giro nei boat show dei nostri associati», racconta Formenti.
Per tirare una riga dell’incontro abbiamo chiesto al presidente Formenti, uomo ben abituato ai contesti istituzionali – considerato che è stato anche eletto come vice presidente di Ucina – quale è stato il successo riportato oggi da Ebi alla fine della giornata consuntiva. La sua risposta riflette una doppia soddisfazione, infatti non uno, ma due sono i risultati portati a casa dall’associazione.
«Il primo è la collocazione fisica dei nostri uffici centrali a Bruxelles. Siamo a 500 metri dal parlamento europeo e possiamo monitorare puntualmente e con precisione la sua attività. Siamo sempre informati sulle iniziative dei politici, in modo da sapere quando si parla di nautica. Così siamo in grado di monitorare in difesa e poi agire in attacco, al fine di difendere la nautica europea. Il secondo successo è quello che proviene dal nostro riconoscimento da parte della politica europea: oggi, quando il parlamento e la commissione europea pensano a qualcosa legato alla nautica considerano Ebi il primo interlocutore, il riferimento: siamo la voce in Europa dell’industria nautica continentale».
Un’ultima nota sulle dinamiche organizzative dell’Ebi. La presenza dell’ex presidente nelle fasi decisionali e programmatiche non è cosa comune alle associazioni, come si spiega nell’associazione che lei presiede:
«Il nostro fine è avere una squadra coesa e determinata al raggiungimento degli obiettivi comuni. Per fare questo, il lavoro con i vicepresidenti e con il presidente che mi ha preceduto è fondamentale: conosce il passato, la sua supervisione è un ottimo ausilio, così come fondamentale è avere elementi come Carlos Sanlorenzo della Asociacon Nacional de Empresas Nauticas (ANEN), l’associazione spagnola, per la determinazione e la volontà. Senza dimenticare la disponibilità e il supporto dato dalle associazioni nazionali a partire da Ucina, Fin, BVWW e Polboat. Hanno capito che il nostro impegno è fondamentale e che sono più importanti i risultati che riusciamo ad ottenere rispetto alla nostra immediata visibilità».
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