Astipalea (o Stampalia, tradotto in italiano), è l’isola più occidentale dell’arcipelago del dodecaneso, situata a circa 30 km dalle isole più vicine, rappresenta un po’ la “porta” occidentale a questa frequentatissima zona della Grecia.
Caratterizzata da una curiosa forma a farfalla, l’isola appare proprio composta da due parti unite insieme da uno strettissimo istmo ricco di profonde baie; si formano così due profondi golfi a nord e sud, Sant’Andrea e Maltesana, che offrono opposte caratteristiche di ridosso dai venti, come è facile immaginare.
Astipalea è un’isola montuosa – sebbene l’altezza massima sia di poco più di 500 metri – e le sue coste sono molto frastagliate: è ricca di baie, golfi, calette, sebbene non tutte offrano caratteristiche ideali di ridosso dai venti. Non è certo una delle isople più frequentate dell’arcipelago, e ciò ha permesso di mantenere inalterate alcune delle sue caratteristiche tradizionali.
Durante la sua storia è passata di mano, come tutte le isole della zona, dai veneziani ai bizantini, subendo poi una lunga dominazione ottomana e concludendo con un periodo “italiano” durante la prima metà del Novecento; di queste dominazioni rimangono le tracce architettoniche, da menzionare (e visitare) la fortezza veneziana che domina l’abitato di Chora, e anche il porto di Skala, ai suoi piedi, di cui ora parleremo.
Skala si trova sulla costa meridionale dell’isola, e come tutti i porti e gli ancoraggi di questa zona, offre buon riparo dal meltemi ma soffre comunque di raffiche di vento anche violente. In passato la situazione era ai limiti dell’impraticabile, di recente è stato costruito e poi ammodernato un lungo frangiflutti che ora caratterizza il porto, e permette di passare una notte tranquilla al suo interno. La baia è aperta a est e offre riparo da tutti venti tranne che da est e sud-est.
Raggiungere la baia di Skala non presenta difficolta ed entrare è difficoltoso solo con venti da sud-est: in questo caso può essere saggio rinunciare e cercare un più sicuro ridosso nella baia di Maltesana, anche se le cale e calette sono tutte più o meno esposte a sud. Attenzione alle raffiche soprattutto quando vi avvicinate alla costa: per questo motivo molti pescatori locali suggeriscono di evitare di entrare nella baia in condizioni di forte vento.
Una volta all’interno, le opzioni di ormeggio sono la banchina interna del frangiflutti o all’ancora nell’estremità settentrionale della baia stessa: qui c’è spazio per un paio di imbarcazioni al massimo, il fondo è buon tenitore, un mix di sabbia fango e alghe. Attenzione però a non incrociare le catene delle imbarcazioni ormeggiate presso la banchina.
Al frangiflutti ci si ormeggia di poppa e c’è spazio per una decina di imbarcazioni circa (ma in alta stagione si ormeggia anche in doppia fila… e persino in tripla!); buone le profondità, dai 4 ai 6 metri. Ci si potrebbe anche ormeggiare presso la banchina esterna al frangiflutti, lateralmente, però il ridosso dal meltemi qui è limitatissimo e c’è sempre un notevol via vai di traghetti.
La riva banchinata davanti all’abitato di Skala è invece sempre occupata dalle barche dei pescatori locali, si può trovare posto solo in altissima stagione quando pur di non mandarti via la guardia costiera ti concede di fermarti lì.
Per quanto riguarda i servizi, sul frangiflutti sono presenti colonnine con acqua ed elettricità; a riscuotere tassa di soggiorno e per i servizi ci pensa la guardia costiera, a cui ci si può rivolgere anche per ordinare del carburante, che viene recapitato in porto da una piccola autocisterna.
Se non doveste trovare posto a Skala, in alternativa poco più a sud (1.5 miglia nautiche) c’è la baia di Livadia, proprio dall’altra parte del promontorio su cui svetta Chora con il suo castello. Davanti alla spiaggia sabbiosa ci si ancra in fondale sabbioso con alghe, profondità dai 5 ai 10 metri. La baia offre lo stesso tipo di ridosso di Skala, ovvero è aperta a sud-est, ma soffre meno di raffiche e correnti
La baia di Livadia.