Porto Carlo Riva di Rapallo: i relitti furono smaltiti dalla mafia

Porto Carlo Riva di Rapallo : denunciato un traffico di rifiuti di lusso per 3,5 milioni di euro    

Non c’è davvero pace per il Porto Carlo Riva di Rapallo. Dopo la devastante mareggiata dell’autunno 2018 e il lungo periodo di lockdown di quest’anno, un’altra onda violentissima si abbatte sul marina più grande d’Italia. Stavolta a colpire lo storico scalo turistico del Levante ligure sarebbe stato un gruppo mafioso che avrebbe messo le mani in maniera illecita sullo smaltimento delle imbarcazioni affondate dalla burrasca di due anni fa.

E’ quanto emerge dall’operazione “Caronte”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Santa Margherita Ligure, che ha portato alla luce un traffico di rifiuti “di lusso”, con sette arresti sull’asse Rapallo-Bacoli, un divieto di dimora e sequestri per oltre 3 milioni e mezzo di euro.

Le persone coinvolte, alcuni gravate da precedenti di polizia, sono imprenditori, avvocati e professionisti della nautica, ritenute a vario titolo responsabili del trasporto, stoccaggio, gestione e smaltimento illecito di rifiuti relativi alle barche distrutte dalla tempesta che aveva messo in ginocchio Rapallo, causando l’affondamento di oltre quattrocento yacht.

I relitti, 85 in totale, sarebbero stati rimossi senza autorizzazione e senza rispettare le normative sulla tutela ambientale, e dunque a prezzi molto più bassi, facendo leva su due società collegate a Pasquale Capuano, pregiudicato, che aveva promosso e gestito l’intera filiera illecita.

Porto Carlo Riva di Rapallo: ai domiciliari i vertici del marina

Oltre a Pasquale Capuano, che si trovava già in carcere (prima a Marassi, poi ad Avellino), sono stati disposti gli arresti domiciliari per i vertici della Porto Carlo Riva: il presidente Andrea Dall’Asta, la direttrice Marina Scarpino e il consulente Massimo Burzi. Stessa sorte per Roberto Lembo, ingegnere campano che ha messo in contatto Capuano con i vertici del porto ligure, Francesco Acamfora, avvocato partenopeo legato a Lembo, e Filomena Capuano, figlia dell’imprenditore.

Per tutti l’accusa è di traffico illecito di rifiuti aggravato, violenza privata aggravata dal metodo mafioso, illecita concorrenza con violenza e minaccia e intermediazione illecita di manodopera. Capuano e i vertici del porto sono indagati anche per omicidio colposo per la morte di un sub, reclutato come operaio dall’imprenditore campano e deceduto durante le operazioni di rimozione dei relitti.

Insomma, un’altra vicenda estremamente delicata sta mettendo a dura prova il marina internazionale di Rapallo che aveva riaperto i battenti a fine maggio, dopo aver siglato un accordo con Fincantieri Infrastructure per la ricostruzione e il rinforzo della struttura portuale e che, proprio qualche giorno fa, ha accolto l’arrivo di una prima cinquantina di yacht in vista dell’estate. Ma sul Porto Carlo Riva, ancora una volta, il sole sembra tardare a risplendere.

Joni Scarpolini

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