Venticinque nodi di scirocco, la barca si avvcina con la prua al vento al gavitello, pochi istanti ferma, il tempo di agganciare con il mezzomarinaio la boa, poi la prua che abbatte e la barca se ne va. Una, due tre volte, fino a che il mezzomarinaio rimane incastrato nell’anello del gavitello e finisce in mare perchè è impossibile trattenerlo a mano.
Non è finita qui. Uno dei due uomini di equipagggio, pensa bene, con la barca che manovra con difficoltà a motore, di gettarsi in acqua per recuperare il mezzo marinaio.
La scena, il cui epilogo vi racconteremo fra poco, si è verificata qualche settimana fa a Budelli durante una giornata di scirocco piuttosto fresco. Ed è stata solo una delle tante, anche se meno gravi dal punto di vista dell’imprudenza, che si sono verificate nel tentativo di ostinarsi a prendere un gavitello come prevede la manovra da manuale, ossia con la prua al vento. Senza considerare invece che, al variare delle condizioni, il buonsenso e qualche nozione in più, possono suggerire soluzioni diverse e molto più semplici.
Abbiamo già visto, qualche tempo, fa quali siano le manovre da eseguire per andare a ormeggiarsi a una boa manovrando a motore avvicinandosi di prua o di poppa.
L’articolo descrive la manovra come la si può eseguire in condizioni normali. Poi, come sempre accade in mare, le mille variabili che intervengono ci costringono ad adeguare i nostri ragionamenti e azioni in funzione delle reali condizioni e, soprattutto, si dovrebbero indirre a evitare comportamenti che possono diventare anche pericolosi.
Nel caso che abbiamo che abbiamo riferito, l’errore più grave, anche se non è riferito alla manovra, è stato quello di tuffarsi in mare in quelle condizioni.
La rada di Budelli, anche con scirocco, soprattutto se non spira da molte ore, è piuttosto riparata dal mare. Quella mattina la previsione era di un calo repentino dalle prime ore del pomeriggio con una rotazione poi da maestrale. Quindi la nostra scelta, come quella di altri, è stata quella di prendere una boa in rada e godersi il pomeriggio e la notte nella calma totale.
Le prime ore del mattino però, sapevamo che sarebbero state interessate da un vento da sud est fino a 25 nodi. Nellla rada quindi era presente un’onda bassa e cortissima, con acqua che si nebulizzava e una forte corrente.
In queste condizioni, l’uomo che si è tuffato in mare si è trovato in poco tenpo a tentare, inutilmente, di nuotare contro il vento respirando acqua nebulizzata. La sensazione di affogare è arrivata in pochi istanti: “non ce la faccio…non ce la faccio” ha gridato un paio di volte all’amico che a bordo poteva fare nulla per aiutarlo se non, fortunatamente, governare lontano da naufrago.
Noi avevamo il tender in acqua e abbiamo raggiunto l’uomo in pochi minuti, risolvendo così una situazione davvero pericolosa.
A monte di questo comportamento folle, indotto probabilente dalla non conoscenza degli effetti di vento e corrente sulla superficie del mare, l’ostinazione con cui hanno cercato di prendere il gavitelo tenendoselo sulla prua.
In assenza di un motore potente e senza bow thrust, le forti raffiche facevano abbatter la prua in pochi istanti, senza che l’uomo riuscisse a far passare la cima nell’anello del gavitello molto pesante che era fra l’altro impossibile issare a bordo come accade in altri casi.
La stessa ostinazione a ripetere la manovra come prevista dai manuali, è stata riproposta da numerose barche, tre delle quali abbiano aiutato con il tender facendoci passare la cima da prua e ridandola velocemente a bordo.
In un altro caso, oltretutto su un gavitello più esterno alla rada e quindi anche più esposto, lo skipper ha pensato bene di far andare in acqua una persona che ha tentato di raggiungere, contro vento, la boa per poi arrendersi e farsi spingere a terra sulla costa sud di Budelli.
Una presa di gavitello di poppa, in questi casi, è praticamennte obbligata.
La si può eseguire risalendo il vento di poppa, far passare molto più facilmente la cima nell’anello anche perchè più bassi sull’acqua, dare volta e poi con calma tonneggiarsi su una cima lunga fissata a prua su una bitta, fatta passare nell’anello, e quindi recuperata grazie al verricello dell’ancora.
Nel nostro caso abbiamo preferito risalire il vento di prua rasenti al gavitello. Una volta avuto il gavitello sullo specchio di poppa sul lato libero dal tender, che era stato fissato a mezza nave sul lato opposto, e da altri ingombri come il motore fuoribordo, abbiamo fatto passare molto facilmente il capo libero della cima che era stata fissata sulla bitta di prua e portata all’esterno di pulpito e battagliola, nell’anello del gavitello.
Sollecitata dal vento, la barca tendeva a indietreggiare, rendendo più veloce l’azione dell’uomo che sul passavanti era andato a recuperare cima e dare volta per fissare l’ormeggio. Nel caso in cui la prua avesse abbattito sottovento, con qualche colpo deciso di marcia avanti e timone all’orza avremmo avuto modo di rallentare il movimento. In ogni caso, la cima abbastanza lunga avrebbe dato al prodiere il tempo di raggiungere la prua, dare volta per bloccare l’ormeggio, e poi recuperare con calma aiutandosi con il verricello dell’ancora o con la forza di più braccia.