Rio Yachts Espera 34 . A Saint-Tropez la prova di una stella.

In costa azzurra per la prova dell’ Espera 34 di Rio Yachts

Ci sono barche che, a prescindere dalle loro dimensioni, non passano inosservate, sono quelle che ti volti a guardarle quando le incroci. Ce ne sono altre che sono veloci, molto veloci, e sono in grado di trasmettere sensazioni di libertà e scariche di adrenalina quando si affondano le manette.

Ve ne sono altre, molte meno per la verità, che sono definite “marine”, che hanno cioè la capacità di navigare stando a proprio agio nell’acqua, con parametri di sicurezza e comfort molto più alti del normale.

Quella che segue è la prova in mare dell’ Espera 34 , una di quelle rarissime imbarcazioni che riescono a sintetizzare la somma delle tre qualità appena esposte e che, come avrete capito da questa lunga introduzione, ci è piaciuta moltissimo.

La prova in mare del Rio Yachts Espera 34

Dopo aver appreso del varo di questo esemplare speciale di Espera 34, ho chiesto al cantiere di avere a disposizione quest’imbarcazione il tempo sufficiente per valutarla a fondo. Non mi piacciono le prove “mordi e fuggi”, certo in un paio d’ore le prestazioni si riescono a rilevare ma, come gli armatori sanno bene, le barche hanno un’anima e questa è la cosa più importante da riportare, per farlo serve però il tempo necessario.

Sfruttando quindi un bel trasferimento in Costa Azzurra, Rio Yachts ci concede la barca in uso per la giornata, il cantiere deve realizzare un photoshooting, quindi ci sarà da navigare un bel pò cercando le calette migliori per i fotografi, condizioni per noi ideali per simulare la destinazione d’uso di questo motoscafo. La destinazione finale è Saint Tropez, siamo fuori stagione (per quanto questa cittadina possa esserlo) e non ci sembra vero di poter scorazzare in queste zone senza il solito caos.

L’appuntamento è fissato di mattina, molto presto, a Port Saint-Raphael. Siamo sul molo e stiamo aspettando il nostro Espera 34 dalla testa di un pontile. La luce è ancora bassa sull’acqua quando vediamo il motoscafo procedere al minimo nell’acqua calma del mattino, viene verso di noi ed  increspa appena l’acqua mentre il sole appena sorto gioca a far cambiare di colore la livrea tinta di questa particolare colorazione.

Saliamo a bordo ed usciamo dal porto seduti in questo pozzetto che, grazie all’uso abbondante di teak ed ai contrasti cromatici, ci fa sentire più come se fossimo nel dehors di un albergo a cinque stelle che a poppa di uno yacht sportivo.

Appena fuori mi faccio passare i comandi e mi siedo nella postazione di guida centrale, timone, manette e strumenti sono dove servono, tutto è raggiungibile, comodamente e senza equilibrismi. La vista anteriore è perfetta, a sinistra e a destra due sedute comode possono ospitare altre due persone senza intralcio alla conduzione.

Comincio ad accellerare piano, su questo Espera 34 l’armatrice ha voluto due Mercury Mercruiser 6.2 da 300 cavalli cadauno. Sono dei V8 muniti di cambio ed accelleratore digitale (DTS) e sono, a mio parere, la scelta giusta per questo yacht. La crociera a corto o medio raggio vede infatti nei motori a benzina di ultima generazione, caratterizzati da bassi consumi, la miglior soluzione per avere una coppia ed un’accellerazione impareggiabili unitamente ad un peso contenuto e ad una manutenzione praticamente nulla.

L’ Espera 34 risponde prontamente ai comandi, a minime pressioni sulle manette elettroniche corrispondono proporzionali ed immediati incrementi di velocità, l’ideale per sbrigare il lavoro più “noioso”: la rilevazione dei dati di velocità e consumo. Terminata l’incombenza posso cominciare a provare davvero questa barca, chiedo ai passeggeri di sedersi  e comincio a darci dentro.

Voglio provare l’accellerazione, metto le mani sulle manette e affondo. La spinta mi schiaccia immediatamente contro il sedile mentre il suono dei due Mercruiser che salgono di giri  mette in circolo l’adrenalina, la prua si alza fino a che non siamo a 11/12 nodi e poi si abbassa per non rialzarsi più.

In 4,6 secondi siamo in planata, in 10,6 secondi siamo a 20 nodi e, quando il cronometro tocca il 14mo secondo, sul GPS leggo 30 nodi, davvero non male per un cabinato da quasi sei tonnellate.

Eccitato da queste prestazioni do tutto gas e provo la massima e, anche a questa velocità, l’accellerazione si fa sentire e mi spinge indietro, il GPS passa rapidamente i 35 nodi e si ferma intorno ai 38, lavoro un po’ di trim ed arrivo a leggere 41,8 nodi mentre il contagiri segna 5.050 giri/min e l’Espera 34 procede dritto come un fuso, per nulla infastidito dal mare poco mosso. Rallento e guardo i passeggeri, a parte il sorriso dipinto sul viso sono tutti rilassati, la sensazione di sicurezza su questa barca, anche alle alte veloità, è davvero alta.

E’ tempo di provare a virare, mi porto a 30 nodi ed accosto, prima largo e poi sempre più stretto. L’Espera non si scompone, anzi, asseconda le virate. Incuriosito effettuo rapidi cambi di direzione, viro e controviro senza riuscire a mettere in difficoltà questo motoscafo. Provo a disegnare un otto stretto riattraversando la nostra scia ma le onde che incontriamo riescono solo a farci saltellare un po’, nessuna botta, nessun rumore preoccupante, la carena penetra le onde attraversandole.

Rallento e provo, con i flap tutti giù, il minimo di planata, a 11/12 nodi si naviga bene ma è a 17/18 nodi che l’assetto è davvero perfetto. Degna di nota la prestazione in velocità di crociera,  a 4.000 giri si fanno più di 30 nodi e si consumano solo 3 litri al miglio!

Un rapido giro di controllo a bordo rivela quello che mi aspettavo, non uno schizzo d’acqua a bordo, né sul parabrezza né in pozzetto.

E’ fatta per stare in mare questa barca, non vi è dubbio.

Non molto volentieri smetto di divertirmi con le manette e le imbardate, dobbiamo andare in giro a cercar calette perché i fotografi riescano a fare il proprio lavoro. Da questo momento in poi il nostro Espera 34 si trasforma in un “tranquillo” day cruiser per portarci a zonzo in questi luoghi incantevoli.

In totale staremo in giro per circa 5 ore, alternando fermate a trasferimenti a 25/30 nodi o a volate sopra i 40,  in pratica simulando il vero utilizzo di questo mezzo. Una quarantina di miglia che ci hanno portato ad apprezzare tutte le altre qualità di questa barca, come ad esempio la comodità. L’Espera 34 è una barca decisamente accogliente, gli schienali sono sempre sufficientemente alti e le posture, di conseguenza, sempre corrette.

Altra cosa degna di nota è la capacità di stivaggio che, su questo yacht, è impressionante, ci sono grandi gavoni ovunque e sotto ogni seduta si può riporre di tutto.  La consolle centrale asserve brillantemente tutto il pozzetto mentre la stabilità di navigazione rende possibile il prendere da bere anche mentre si viaggia a medie elevate.

Finito il lavoro dei fotografi ci dirigiamo verso Saint-Tropez, nostra meta finale, dove è in corso un piccolo Yacht Show. Una sosta in rada nei pressi del paese per gli ultimi scatti e poi si naviga al minimo verso il porto, dove il traffico di imbarcazioni si fa frenetico.

Il nostro yacht entra piano nel bacino della cittadina resa celebre nel ’57 da Brigitte Bardot con il film “Piace a troppi”, ed è inevitabile accostare l’effetto che il nostro passaggio scatena negli sguardi ammirati dei passanti, a quello che la famosa attrice qui suscitava mentre, negli stessi anni, veniva lanciato il primo esemplare in legno di Espera 34.

A questo penso mentre, a malincuore e con un pizzico di gelosia, lascio il nostro Espera 34 alle sue sfilate, a Saint-Tropez.

Espera 34 : Prestazioni rilevate

Giri Velocità Consumo lt/h Consumo lt/miglio
600 3,4 8 2,4
1.000 4,5 11 2,4
1.500 7,1 18 2,5
2.000 8,6 27 3,1
2.500 10,2 42 4,1
3.000 15,3 51 3,3
3.500 22,9 73 3,2
4.000 31,7 96 3,0
4.500 36,4 138 3,8
5.050 41,8 167 4,0

Motorizzazione : 2 x Mercruiser 6.2 BIII 300 HP DTS

Condizioni delle prova : Mare poco mosso, 4 persone a bordo, acqua 50%, carburante 80%

Descrizione dell’ Espera 34

Non è casuale la scelta del nome per questo yacht, Espera 34 è infatti il nome ereditato dal primo esemplare di motoscafo, realizzato in legno, nel 1961 da Rio Yachts. La classe di allora si riflettte inequivocabilmente in quest’imbarcazione che ha l’indubbia capacità di massimizzare un’eredità cosi importante in chiave attuale. In nomination per il Premio Compasso d’Oro ADI, il più autorevole premio mondiale di design, l’Espera 34 è capace di calamitare gli sguardi con una bellezza sfrontata, elegante e raffinata.

Questa della prova è una versione speciale di ESPERA 34, si tratta per l’appunto di una custom edition realizzata per una cliente molto particolare, M.me Caveng è un’armatrice svizzera esigente, dai gusti molto raffinati.  Rio Yachts costruisce infatti con un grado di personalizzazione altissimo, inusuale per il mercato nautico.  La verniciatura di questo Espera è caraterizzata da un colore particolare, leggermente cangiante che con il parabrezza nero e le cuscinerie crea una visione d’insieme di una classe infinita.

Da poppa verso prua troviamo l’ampio pozzetto, in grado di trasformare le semplici sedute in un’area prendisole-relax o, alternativamente, in una zona pranzo ombreggiata dal tendalino a scomparsa. Il monoblocco in vetroresina posto alle spalle della timoneria, racchiude al suo interno lavello, frigorifero, piastra cottura e piano di lavoro,  e divide la zona ospiti da quella di guida.

Scendendo sottocoperta troviamo un bagnetto, una dinette a “C” trasformabile all’occorrenza in letto e, sotto la plancia di comando, trova spazio una seconda cabina dotata di un secondo piccolo letto matrimoniale. Tutti elementi che rendono la barca godibile non solo per i week-end, ma anche per le crociere a corto e medio raggio.

 

Dati tecnici dell’ Espera 34

Lunghezza di omologazione 9,99 m
Baglio massimo 3,40 m
Peso a vuoto 5.500 kg
Portata persone 12
Serbatoio combustibile 700
Serbatoio acqua 170
Bagni 1
Categoria CE B
Designer Marino Alfani

 

Luca D'Ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

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